Il Pd è un partito a testa bassa
I guai giudiziari e la lotta con i grillini per la supremazia a sinistra metto i dem in grande difficoltà. Ed uscirne sarà complesso, soprattutto con questo segretario
Ieri, in una trasmissione tv, una parlamentare del Pd (Alessia Morani) davanti alla domanda (spinosa) sul futuro della alleanza con il Movimento 5 Stelle ha così risposto: «L’alleanza con il M5S va coltivata per poter essere competitivi alle elezioni, ma noi dobbiamo restare a testa alta…».
Forse inavvertitamente ma sta di fatto che la parlamentare Dem ha centrato il punto, anzi, abbia messo il dito nella piaga di quale sia oggi il vero guaio al Nazareno. La testa infatti non è mai stata così bassa, quasi gobba, e rialzarla sarà complesso, per motivi oggettivi.
Il comunista 2.0 infatti nasce e vive convinto di essere sempre nel giusto, culturalmente di un livello superiore rispetto al sostenitore di qualsiasi altro partito, ed onesto nel pensiero e nelle azioni. In sintesi la cosa viene esplicata con l’espressione della «supremazia culturale» e della «questione morale». Oggi tutto questo non c’è più.
Le inchieste, non solo quelle delle ultime settimane a Bari e Torino, certificano che c’è del marcio anche a sinistra, un marcio per nulla superficiale come si evince dalle intercettazioni che tutti abbiamo letto e che, al netto del percorso finale della magistratura, ci raccontano un mondo reale ben diverso da quello paradisiaco che il Partito Democratico va di se raccontando da sempre. Abbiamo letto di compravendite di voti, di nomine, di regali imbarazzanti per pochezza (che dire di chi si vende per un Telepass…) tralasciando i possibili legami con la Criminalità, quella scritta con la C maiuscola…
La testa quindi è bassa di suo, per la vergogna, perché oggi tra i Dem al di là delle dichiarazioni di facciata, c’è chi farebbe di tutto per nascondersi e sparire visto il periodo di tempesta, altri che sguardo verso l’alto.
Come non bastasse poi a peggiorare la situazione ci si mette anche quello che dovrebbe essere il principale amico ed alleato. Quando oggi Giuseppe Conte sul Corriere dice che la Schlein deve cambiare il suo partito prima che il partito cambi lei dice anche che il Pd è un partito malato, problematico, da cambiare e che in un anno e più di segreteria Elly Schlein non è riuscita a fare nulla, con i cacicchi che imperversano come nel 2023.
In questa situazione complessiva poi, a ben vedere, è impossibile come la sinistra possa essere competitiva in una sfida elettorale con la maggioranza di governo, sia essa locale che nazionale. Tra due settimane si vota in Basilicata e non c’è uno che sia uno nel Pd pronto oggi a scommettere 1 euro sulla vittoria di Piero Marrese, il candidato scelto tra mille difficoltà dall’opposizione.
L’euforia post Sardegna e la notte a Cagliari con Alessandra Todde sono molto più di un lontano ricordo; poche settimane che sembrano un’era geologica passato senza rendersene quasi conto, con la testa bassa.