Chiacchiere sulle riforme costituzionali
La Rubrica - Come Eravamo
Da Panorama del 3 maggio 1996
C'è poco da cambiare, c'è molto da fare. Si parla solo di riforma della Costituzione, di presidenzialismi di varia natura e colore, come se bastassero nuove leggi per risolvere tutte le questioni di degrado, di immoralità e di inefficienza che quotidianamente ci affliggono.
Temo, purtroppo, che si tratti invece della solita fuga in avanti, perché è più facile progettare nuovi massimi sistemi che analizzare e proporre vere soluzioni ai problemi reali del Paese. Sono convinto che la nostra sia un' ottima Costituzione che malauguratamente non è stata compiutamente attuata. Non le pare che forse sono sufficienti pochi aggiornamenti sensati? Ma questo è un Paese che da sempre si preoccupa del colore del cappello anche quando è costretto ad andare in giro senza le scarpe. Ricorda i dibattiti sul tempo libero? Adesso 4 milioni di cittadini ne hanno in eccesso: allora il problema era come impiegarlo. Le sembra che, dopo il dramma di Cosa nostra, fosse urgente imporre quello di Cosa loro? Basta, il Nord vuole tenersi quello che ha, separiamoci. I più ricchi d' Italia sono indipendentisti: dai più poveri.
Votiamo solo i residenti. Sto asfissiando gli amici con una mia proposta di modifica della legge elettorale: tutti mi ascoltano e poi cambiano argomento. Eppure, è semplice: attribuire ai candidati gli stessi diritti che abbiamo noi elettori. Io posso votare solo una volta e in un posto (la mia residenza). La stessa opportunità deve essere data a chi si candida: può presentarsi solo in un posto. Direi nella residenza fiscale degli ultimi cinque anni. È così assurdo che uno chieda la fiducia a chi lo conosce?
Via quegli occhiali da sole! Leggo in un settimanale: «Decolla la moda degli occhiali da sole. Anche di notte». E io aggiungo: d'estate e d'inverno, al sole e all' ombra, all' aperto e nei caffè, al ristorante, in chiesa. Questi giovani vogliono a tutti i costi scimmiottare i personaggi del cinema e della tv, ma a mio parere danno soprattutto prova di mancanza di riguardo verso le persone. Era usanza guardare diritto negli occhi l' interlocutore, si diceva che dagli occhi trasparivano sentimenti e stati d' animo... S.V.-Torino Una volta gli occhi erano considerati «lo specchio dell' anima», ed era una gran gioia per una donna averli belli e sentirselo riconoscere. Disse De Musset alla principessa Belgioioso: «Avete occhi così grandi che mi ci sono smarrito e non mi ritrovo». Il famoso Paggio Fernando, turbato dagli sguardi di Jolanda, smetteva addirittura di «favellare». Jean Gabin diceva a Michele Morgan: «Tu as des beaux yeux, tu sais». Adesso c' è la moda di nasconderli. Sono cambiati i gusti, si ricorre ad altri fascini. «Saran belli gli occhi neri» dice una canzonetta «saran belli gli occhi blu, ma le gambe...».
Bertinotti è un cherubino? Nella risposta ad Antonio Carano di Campobasso, mi ha colpito la frase: «Con la caduta del comunismo è finita, si spera, l' epoca del furto e della tangente». Ma il comunismo c' è tuttora in Italia e lievita molto bene. Anche lei, come del resto Montanelli, crede che togliendo il simbolo della falce e martello i comunisti, o i postcomunisti, saranno angeli, cherubini o serafini? Ho su per giù la sua età e ne ho viste e subite di tutti i colori e, creda, i pidiessini sono e saranno sempre comunisti. Timeo Bertinotti / D' Alema et dona ferentes. Li temo appunto perché si presentano in veste d' agnello. Comunque, chi vivrà vedrà. Dio ce la mandi buona.
Franco Lodigiani-Carro Forse mi sono spiegato male, e mi scuso. Volevo dire che la tangente non può più essere giustificata col finanziamento ai partiti e ai politici che si presentavano come anticomunisti. Lasciamo stare Dio, non coinvolgiamolo nelle nostre miserie. Già i nazisti affermavano nei cinturoni della Wehrmacht che era con loro. Ma la presunta alleanza non funzionò.
Robot e disoccupati. Approfitto dell' opportunità offertami da Panorama per manifestarle alcune mie riflessioni su una questione che oggi preoccupa tutti: la disoccupazione. Il problema, certo di difficile soluzione, mi ha fatto venire in mente l' iniziativa degli operai tessili inglesi, i famosi luddisti. Costoro, all' inizio dell' Ottocento, sull' esempio di Ned Ludd, mitico personaggio della foresta di Sherwood, si organizzarono per distruggere le macchine fonte di disoccupazione e di peggiorate condizioni di lavoro. Giovanni Riccio-Cosenza Oggi non si tratta di spaccare tutto quanto è meccanizzazione o automazione, quanto di capire il significato e le conseguenze del celebrato progresso tecnologico, cioè se questo è rivolto a migliorare la qualità dei prodotti, a fare cose prima non possibili, o semplicemente a ridurre costi e "grane" di personale. Mantenere un dipendente o pagare l' indennità a un disoccupato? Mi sembra che questo sia il problema.
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