A due giorni dalla riunione sul tetto al prezzo del Gas l'Europa ci attacca sul Mes
Putin minaccia per tastare la tenuta della Ue che deve trovare una strada per salvarsi dalla recessione
Mancano due giorni all’appuntamento di Bruxelles dove l’Europa è chiara a trovare una risposta forte (anche se tardiva) all’aumento fuori controllo del prezzo del gas. Lo scenario delle ultime 24 ore non è cambiato di molto. Da Mosca continuano ad arrivare dichiarazioni sempre più dure e minacciose di Vladimir Putin: «Stop a gas e petrolio russo se ci saranno tetti ai prezzi». Secca la risposta di Ursula Von der Leyen: Non vale "più la pena" di ascoltare quello che dice il presidente russo Vladimir Putin sul fronte dell'energia poiché la Russia non fa altro che "ricattare l'Ue" e questo si vede dal fatto che a diversi Stati membri sono state completamente tagliate le forniture. Ora come ora dobbiamo solo proteggerci, rinforzare la nostra posizione".
Un duro botta e risposta che però non è la cosa che deve preoccupare di più. Soprattutto noi.
L’Italia infatti è in una strana situazione d’attesa: i partiti si dicono pronti ad agire, ma il tempo passa e non succede nulla mentre il sistema industriale e produttivo ha già un ginocchio per terra. Draghi, in questa fase politica pre elettorale, non ha intenzione di fare scostamenti di bilancio e così restiamo al palo, mentre altre nazioni hanno messo in campo capitali importanti (chi 40, chi 65 e chi addirittura come la Gran Bretagna è pronta a mettere sul piatto 130 miliardi). Siamo quindi fermi nella speranza che da Bruxelles esca il coniglio dal cilindro.
In realtà però i segnali di queste ore non sono dei più promettenti e riportano alla memoria un antico tema di dibattito e divisione: il MES. Il trattato mai digerito dalla nostra politica e mai approvato dal Parlamento torna come priorità nell’agenda europea. «L’Italia deve mantenere gli impegni presi per la sua ratifica» hanno fatto sapere da Bruxelles; uno strumento tornato di moda oggi per contrastare il pericolo recessione. Inutile dire che si tratta di una patata bollente capitata (a caso?) proprio in piena campagna elettorale. Giorgia Meloni e Matteo Salvini, per essere onesti anche come il Movimento 5 Stelle, sono sempre stati contrari al Meccanismo europeo di Stabilità che avevano definito un «fondo ammazza stati» ed «una trappola».
Insomma, un nuovo fronte di attrito con la Ue. Il tutto in attesa di vedere cosa succederà tra 48 ore. Capire se l’Olanda metterà da parte i suoi interessi nazionali (è ad Amsterdam che si quota il gas ogni giorno); capire se davvero Berlino è pronta a muoversi per il tetto al prezzo del gas; capire se davvero il fronte occidentale è unito e compatto. L’unico modo per mettere a tacere le minacce russe.