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Roberto Gualtieri (Ansa)
Politica

Expo Roma, cronaca di una sconfitta annunciata

Diciassette voti, umiliati anche da Paesi da sempre considerati amici. Il miracolo milanese non si è ripetuto, ma per colpa di chi?

Come direbbero a Roma, "ce vonno li sordi". Ma la sconfitta plateale della Città Eterna, candidata all'Esposizione Universale 2030 e arrivata terza, dietro la vincitrice indiscussa Riyadh e la stella della Corea Busan, non può essere riconducibile solo a un fattore puramente pecuniario.

C'è qualcosa di più. La sconfitta di Roma, prevedibilissima e quasi annunciata, mostra la deriva di progetti in cui ci si imbarca per idealismo e in cui pochi credono davvero. Certo, lo stornello del "è successo qualche cosa che non sappiamo!", "qualcuno dovrà pagare per questo!", e i bla bla bla attirano l'attenzione e catalizzano la discussione. La realtà è che mentre mostravamo al mondo una città con anziani felici che giocano a scacchi davanti al Colosseo e le bellezze della Città Eterna, da mesi il mondo propone sulle prime pagine di quotidiani e magazine immagini di una città con cantieri, ratti che sembrano ormai dei bisonti, cinghiali e immondizia. Aggiungere che "Expo sarebbe stata l'occasione perfetta per la città che nel 2025 ospiterà anche il Giubileo" non è di certo bastato.

Così come non è bastato schierare tre madrine "d'eccezione", l'atleta paralimpica Bebe Vio, l'attrice Sabrina Impacciatore e Trudie Styler, moglie di Sting, attrice, attivista per i diritti umani e ambasciatrice dell'Unicef per tre discorsi pressoché senza senso e tanto meno puntare sulla stella del tennis Yiannik Sinner, ormai prezzemolino.

Insomma, a conti fatti, perché Expo 2030 si sarebbe dovuta tenere a Roma? Perché non c'è mai stata? Perché ci sarà il Giubileo? Perché serviva un evento di questa portata? No. Perché soprattutto nell'ultimo caso, a nessuno sembra importare un granché. A conti fatti, la perdita a livello economico è imponente: 50,6 miliardi di euro. Nemmeno il progetto di una Roma con Expo diffusa, con quello stile non verticale a orizzontale e green che sta piacendo tanto al mondo, non ha sortito alcun effetto.

E quindi oggi è tutto un valzer di rimpalli di colpe e complottismo. Per Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde, già ministro che aiutò Milano per Expo 2015 e tra i primi a sostenere la candidatura di Roma a sede di Expo2030 lanciata dalla sindaca Raggi, "La candidatura di Roma sui temi della sostenibilità e inclusione é considerata da tutti gli esperti indipendenti la migliore e quella più in sintonia con lo spirito di Expo. Purtroppo i metodi di campagna per raccogliere il consenso da parte dei 170 paesi votanti lasciano molti dubbi sulla trasparenza. Vorremmo sapere chi ha pagato viaggi e soggiorni a Parigi per molti piccoli stati e con quali modalità si sono mosse le istituzioni pubbliche e le grandi company private. Il Bureau International des Expositions rappresenta stati non imprese private e deve garantire trasparenza specie dopo le opache vicende dei mondiali in Qatar". Duro e furibondo il presidente del Comitato promotore, l’ambasciatore Giampiero Massolo. "Se questo è quello che sceglie, a stragrande maggioranza, la comunità internazionale, significa che vale il principio dell’interesse immediato, vale il principio della deriva mercantile. È pericoloso oggi l’Expo, prima i mondiali di calcio, poi chissà le Olimpiadi" che accusa "Non vorrei che si arrivasse alla compravendita dei seggi in consiglio di sicurezza, perché se questa è la deriva io credo che l’Italia non ci debba stare. Fino all’ultimo, né a noi né ai coreani risultavano numeri di questa portata, quindi anche sull’ultimo miglio qualcosa deve essere successo. Non critico, non accuso, non ho prove, ma la deriva mercantile riguarda i governi, riguarda anche gli individui talvolta". Amareggiato l'ex sindaco di Roma, Alemanno. "Sono profondamente dispiaciuto per la nostra città che non meritava questa umiliazione. Come è stata possibile questa umiliazione per una città così famosa e ammirata nel mondo? Chi ha sbagliato, nel progetto della sede o nella promozione della candidatura? Oppure si è stati velleitari nel lanciare e mantenere fino in fondo la candidatura di Roma? Tutto questo non può passare senza conseguenze. Che bisogno c’era di affrontare questa avventura quando fatichiamo anche a prepararci al Giubileo del 2025?"

Nel mirino, oggi, c'è Roberto Gualtieri. Il sindaco che doveva ripulire Roma, oggi si dice amareggiato per la sconfitta che accetta sportivamente. Sportivamente? Il rilancio di Milano ripartì da Letizia Moratti e da quella Expo fortemente voluta. Il sindaco ora punta il dito contro il governo. Ma se ci fosse più che un concorso di colpa un ribaltone e si puntasse, lo stesso dito, contro di lui? Si scoprirebbe che Roma è una città paralizzata già di suo dai cantieri, in cui lavori per Expo e Giubileo avrebbero reso impossibile la vita quotidiana. Quella della gente comune, che lavora e si sposta con mezzi pubblici o propri. In una città nota per cinghiali buche e sacchi neri, dove le bellezze architettoniche e storiche dal valore inestimabile sono offuscate dalla mala gestione della città, davvero possiamo permetterci di essere solo amareggiati e parlare di deriva mercantile?

E se proprio la deriva mercantile fosse una questione di investimenti? Facendo due conti, e monitorando da settimane online la keyword "Expo 2030" difficilmente si vedeva comparire il nome di Roma. Riyadh, al contrario, spiccava come contenuto promozionale a ogni ricerca e ha scelto un'icona mondiale come CR7 per promuovere la candidatura. Così come Busan, la seconda città per grandezza della Corea del Sud da un anno promuoveva Expo in ogni angolo del Paese e del mondo: spettacoli di droni sopra il mare di Busan, la città ribrandizzata con lo slogan "Busan is Ready" ovvero, Busan è pronta. E poi le grandi star del panorama coreano, ormai divenute internazionali: i BTS in prima fila, con un concerto gratuito esclusivo proprio allo stadio di Busan lo scorso anno e Lee Jung Jae, il protagonista di Squid Game, volto dell'Esposizione e protagonista di una mini serie tv organizzata per raccontare il progetto di Expo.

E Roma? Le "lacrime" sulla poesia di Sabrina Impacciatore non sono bastate. Anzi, non hanno sfiorato nemmeno Paesi amici come la Turchia e l'Albania. Diciassette voti non è una sconfitta, è una debacle totale. Come ha sottolineato Guido Bertolaso, che con Beppe Sala fu uno dei grandi vincitori di Expo 2015 a Milano, "La sconfitta di Roma ha addolorato parecchio. Oggi vediamo gli alibi che vengono fuori. Neanche un aborigeno avrebbe votato per Roma, la più bella città del mondo che è stata ridotta come una discarica a cielo aperto e nessuno chiede scusa e pensa anche di andarsene di notte lasciando il disastro che ha combinato in questi anni. Siamo arrivati a questa umiliazione che da cittadino romano mi avvilisce e mi provoca anche molta rabbia".

Il Miracolo Meneghino rimane tale. Almeno fino alla prossima puntata. La Corea ha già annunciato di essere pronta ad avanzare la candidatura per Expo 2035. E l'Italia? Ai posteri l'ardua sentenza.

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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