Dopo la dipendenza dalla Russia per il fotovoltaico siamo nelle mani della Cina
Pechino esporta il 60% del fotovoltaico proprio nella Ue che, così, passa dalla schiavitù del gas russo a quella del solare cinese
Errare è umano perseverare è diabolico o forse soltanto europeo. Nel pieno di una crisi energetica mondiale dove l’Europa a causa della dipendenza dal gas e petrolio russo deve correre ai ripari si guarda all’energia solare comprando pannelli voltaici dalla Cina. Una nuova dipendenza che ci lega ad un’altra superpotenza mondiale e ci allontana nuovamente da un’indipendenza energetica che l’Europa non ha mai avuto. In Cina l’esportazione di prodotti solari fotovoltaici nel 2021 (PV) è aumentata di circa il 60% rispetto all’anno precedente con un fatturato pari a 28,4 miliardi di dollari. Ma é solo l’inizio perché la fornitura dei panelli voltaici dalla Cina non farà che aumentare perché il programma Repower Eu prevede un investimento di circa 300 miliardi. Fondi che serviranno a produrre energie verdi raddoppiando l’uso di questi pannelli che sostituiranno due miliardi di metri cubi di gas portando a zero la dipendenza energetica da Mosca entro il 2027. In pratica secondo l’Unione Europea l’exit strategy dal gas russo che si colloca nel programma Repower Eu è incrementare il Pil della Cina ed esserne dipendenti.
Sulle energie rinnovabili il ministro Cigolani è comunque ottimista perché ha dichiarato che stiamo facendo molto meglio del previsto nonostante l’Europa tra cui soprattutto l’Italia continui sempre ad avere un ruolo marginale a livello globale.
I pannelli sono di wafer di silicio e il maggior produttore mondiale è Taiwan. Il silicio si trova ovunque ma ad oggi non si parla di incentivarne la produzione in Europa si pensa solo a comprarne il più possibile dalla Cina. Questo perché per la produzione serve tutta una filiera la cui nascita e costruzione non ha certo tempi brevi (come al solito).
Ma Bruxelles qui non riesce a fare il passo successivo. Si va avanti a tentoni e rinvii, senza una politica energetica comune, con paesi che abbracciano il nucleare ed altri (come l'Italia) dove anche solo parlarne è impossibile.
«Nel 2007 moriva l’industria del fotovoltaico e nessuno ha detto niente. C’è voluta la guerra in Ucraina per capire che bisognava liberarci dai fossili. Il sole ci dà tutta l’energia di cui abbiamo bisogno e da qui nasce esigenza di far ripartire il mercato in Italia per una sovranità, anzi, un'indipendenza energetica che questo Paese non ha mai avuto»- ha commentato a Panorama Angelo Consoli direttore dell’Ufficio Europeo di Jeremy Rifkin, fondatore e presidente del CETRI–TIRES.
Perché nel corso degli anni l’installazione dei panelli voltaici è diminuita?
«È diminuita perché il Decreto Romani nel 2010 ha cambiato il sistema di incentivazione e rendita per l’installazione dei pannelli fotovoltaici. In pratica ci fu una cancellazione retroattiva di tutti gli incentivi portando ad una tasso di crescita dei pannelli voltaici molto più lento. Morirono tantissime piccole imprese che si erano organizzate in questo settore. Senza il decreto molto probabilmente oggi non saremmo dovuti ricorrere ai ripari, anzi. Oggi è tardi per recuperare il ritardo sul fotovoltaico. La Germania ad esempio ci ha sempre investito infatti noi compriamo pannelli non solo dalla Cina ma anche da America e Germania. A produrli sono veramente in pochi, il leader mondiale è Taiwan, comprano quasi tutti li, produrli qui significa partire da zero».
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