Franceschini, il «competente», che ha fatto flop con il film da record della Cortellesi
Da Ministro non diede fondi statali al film record di spettatori ed incassi perché film «non di qualità». Con buona pace della «competenza» sbandierata dalla sinistra
Settimana scorsa abbiamo letto tutti le polemiche contro la decisione di inserire nel cda del Teatro Piccolo di Milano Geronimo La Russa. Siccome nessuno ha il coraggio di dire che il problema di Geronimo è il padre, il cognome e la sua posizione politica, il mondo radical-chic-culturale meneghino ed italiano ha dato la seguente motivazione (primo tra tutti il sindaco, Beppe Sala): «Quali sarebbero le competenze nel settore di Geronimo?». Giusto, le competenze.
Molto meglio altri, loro si, competenti. Ad esempio un politico che della cultura ha fatto il suo mantra, come Dario Franceschini, uomo di punta del Pd, mentore di Elly Schlein, Ministro della Cultura. Uno che ne sa, che è competente su tutto ciò che è cultura: arte, pittura, scultura, foto e cinema.
Ed è grazie alla sua competenza che infatti decise quando era Ministro di non assegnare fondi statali al primo film da regista di Paola Cortellesi, «C’è ancora domani». Per il suo ministero il film, infatti, «Non è di qualità», quindi niente soldi. Una posizione, anzi, una sentenza frutto dalla sua enorme competenza ma che, purtroppo viene sbugiardata e smentita dai fatti. «C’è ancora domani» è il film italiano dell’anno; critica e pubblico su questo sono unanimi tanto è vero che ad oggi la pellicola ha stabilito un record di incasso superando i 20 milioni, ed il tassametro corre ancora. Addirittura viene mostrato nelle scuole e si parla di una sua proiezione al Senato. Un bel risultato per un film «senza qualità».
I fondi invece (4,5 milioni tra soldi e agevolazioni fiscali) sono stati assegnati a quello che Franceschini e la sinistra intera hanno dipinto per mesi e mesi con il vero ed unico capolavoro: «Io Capitano», il film di Garrone sulla storia di un gruppo di migranti recuperati in mare. Un “capolavoro“ che però la gente ha bocciato in maniera pesante. Ad oggi ha avuto pochi spettatori (siamo a 738 mila) ed incassato poco più di 4 milioni, meno dei soldi ricevuti dallo Stato ed un terzo di quelli spesi per realizzarlo: 12 mln.
Siamo certi che Franceschini non farà mai «mea culpa» e non ammetterà l’errore. È più facile anzi, che pensi male degli italiani che non hanno, come lui, la competenza per capire la reale qualità di un film.
C’è poi un’altra cosa su questa vicenda che merita una notazione.
(Repubblica.it)
Diversi siti danno la notizia della "svista" con un «trucco» editoriale-politico non da poco. Provate a controllare: Repubblica («Opera di scarso valore». Ed il ministero della Cultura negò i finanziamenti al film della Cortellesi). Cosa analoga altrove. Il giochino è che scrivendo solo Ministero della Cultura si porta il lettore a pensare a quello di oggi, del governo Meloni, cioè Gennaro Sangiuliano (di destra), e non al ministro che effettivamente ha commesso l’errore, e cioè Dario Franceschini (di sinistra)…
Meditate, gente, meditate...