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(Ansa)
Politica

La Francia che ci dava lezioni di buon governo sta bruciando di rabbia

Il Ministro Darmanin settimane fa attaccava il governo Meloni su migranti e sicurezza. Oggi deve gestire un paese fuori controllo

Ci sono cose che tornano in mente in questi giorni durante i quali dalla Francia arrivano immagini di scontri, violenza, auto e cassonetti dati alle fiamme, con la Polizia impegnata a placare la protesta di piazza con la forza. Giorni in cui il Ministro dell’Interno Darmanin è sotto pressione ed annuncia l’invio nelle strade delle principali città francesi di 40 mila agenti, un mini esercito. Ecco, Darmanin.

Stiamo parlando dello stesso personaggio capace poche settimane fa di criticare pubblicamente più volte l’Italia ed il governo per la gestione dei migranti e della sicurezza. «Il Governo della destra in Italia come vedete non è in grado di risolvere il problema, non sa risolvere i problemi della sicurezza» tuonava da Parigi dall’alto di chissà quale superiorità. Nel giro di pochi giorni altri componenti dell’esecutivo di Macron e persino la portavoce del suo partito, avevano ripetuto le stesse critiche e gli stessi concetti: il governo Meloni non sa risolvere i problemi, noi invece si.

Non sappiamo se ci si sia messa di mezzo anche la (mala) sorte, perché da quel giorno la Francia ha cominciato a vivere settimane di ribellione generale. Prima fu la riforma delle pensioni; per giorni e giorni a Parigi e non solo ci sono state proteste, scioperi che hanno bloccato i trasporti e manifestazioni al solito violente, represse con la forza (violenta anche quella come da tradizione), con arresti, lacrimogeni e manganellate. Passata la buriana ecco la morte del giovane Nahel, 17 anni, ucciso da un agente di Polizia che ha scatenato la violenta reazione della comunità di origine africana in tutto il paese. Non c’è notte senza assalti ad edifici pubblici, non c’è giorno senza manifestazioni, senza centinaia di arresti (solo ieri 667) ed i video in cui giovani imbracciano dei kalashnikov e sparano in aria danno bene l’idea del tasso di tensione esistente nell’aria.

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Giovani che protestano e scatenano la loro rabbia contro un governo ed un paese che di fatto non è mai riuscito ad integrarli; da decenni le banlieue sono veri e propri ghetti che con l’integrazione non hanno nulla a che fare; luoghi dove domina la criminalità e, come abbiamo visto in passato, luogo perfetto per far nascere e nascondere terroristi senza scrupoli.

Sarebbe facile oggi chiedere conto al Ministro Darmanin di tutto questo, sbattergli in faccia tutta la sua incoerenza nel criticare le cose di casa nostra senza occuparsi davvero dei disastri che ha fuori dal suo ufficio. Ma sarebbe abbassarsi al suo livello.

Al momento nessun membro del governo italiano ha attaccato, ha preso in giro, ha giudicato. Bene così. Ogni tanto non c’è nulla di più corretto ed intelligente di tacere e farsi i fatti propri. Ci aspettiamo che a Parigi questo venga compreso, che imparino la lezione e che riflettano in futuro prima di parlare male degli altri, soprattutto di noi.

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Andrea Soglio