Gli attacchi del centrosinistra alla Meloni mettono in luce le fratture nell’opposizione
Con la conferenza stampa di inizio anno del premier Giorgia Meloni, attendista in politica estera quanto ficcante su quella interna, la campagna elettorale per le Europee è di fatto iniziata. E l’opposizione, almeno a scorrere le reazioni, sembra sia stata presa un po’ in contropiede. Dichiarazioni in fotocopia, segno che il centrosinistra gioca di rimessa rispetto alle provocazioni quisitamente politiche lanciate ieri dal premier a Montecitorio.
Ovviamente, ognuno ha ascoltato la conferenza che preferisce. Elly Schlein insiste sul caso Pozzolo: “Meloni chieda scusa e pretenda le dimissioni”, dice, salvo sorvolare sull’altro caso scomodo, quello del magistrato della Corte dei Conti Marcello Degni, che su twitter ha sparato contro il governo. Sulla toga, che pure col Pd ha diversi collegamenti, il silenzio del Nazareno resta inscalfibile. E sottotraccia si registra la soddisfazione della segretaria per il sì al duello televisivo da lei proposto prima di Natale, che contribuirebbe ad alimentare l’immagine della sfida a due tutta al femminile, a discapito degli altri partiti d’opposizione (Conte in primis).
Per il resto, il copione va con il pilota automatico. Proprio il capo Cinque Stelle etichetta il premier “cintura nera di prese in giro. Da patrioti pronti a tutto a nemici dell’interesse dell’Italia”. Anche Matteo Renzi risponde per le rime, dicendo di “non aver sentito così tante bugie tutte insieme”, e probabilmente i suoi ex elettori potrebbero dire altrettanto. Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, attacca il governo dal lato giacobino, e vede nella conferenza stampa l’immagine “di un Paese in svendita. Annuncia tagli al bilancio pubblico, privatizzazioni di Ferrovie dello Stato, oltre che di Poste. La solita vecchia storia dell’austerità”.
A scaldare gli animi, anche stavolta, sono le allusioni ricorrenti del premier sul “complotto” ai danni del governo, rilanciate nel primo intervento dell’anno. “Vittimismo, gravi menzogne, omissioni”, sono le parole d’ordine del dem Peppe Provenzano. E Riccardo Magi, segretario di +Europa, incalza: “La premier ha scelto la strada dell’arrampicata sugli specchi, rivendicando risultati che non ci sono, sciorinando il solito vittimismo”.
Saranno mesi intensi. La maggioranza sconta le sue divisioni, tra il fronte conservator-popolare e quello sovranista di marca salviniana. Ma l’impressione, per ora, è che più il premier alza la temperatura dello scontro, più salgono in superficie le fratture interne a un centrosinistra che cerca e non trova la sua fantomatica “federazione”. La mancanza di un’ alternativa organica e coerente resta la principale assicurazione sulla vita di questo governo, a prescindere da come saprà navigare tra i marosi economici del 2024.