ragazzi elezioni europee
(Ansa)
Politica

Giovani e voto, un rapporto difficile: «Vogliamo la politica nelle scuole»

Abbiamo incontrato diversi ragazzi, molti dei quali non andranno a votare a queste elezioni europee, per scarsa conoscenza della materia. Ma l'interesse è alto e chiedono di più

“Non andrò a votare perché di Europa non so niente. Ho 23 anni e studio cinema con grande passione. Conosco la mia materia e non mi interessa la politica perché sono soltanto parole al vento, promesse non mantenute. Non c’è nessuno tra i miei amici che fa militanza e se pure ci fosse qualcuno, di certo, curerebbe prima di tutto i suoi interessi e poi forse quelli della gente che gli fa il codazzo. Vorrei votare, ma non sono pronto. Non saprei nemmeno chi votare”.

La volontà di non votare alle elezioni europee è un concetto comune tra i giovani, per mille motivi, più o meno noti.

“Abbiamo 20 anni e non ci sentiamo ragazze europee. Noi ci sentiamo italiane, probabilmente perché nessuno ci ha insegnato i valori europeisti, ma ci tengo a dire che anche di politica italiana non sappiamo molto. Penso che il voto sia un diritto e quando se ne parla non si affrontano le tematiche più interessanti. Per questo, penso che il voto sia come il sesso. E’ un diritto che si alimenta con la conoscenza per poi diventare scelta consapevole. Noi giovani abbiamo bisogno di mettere in ordine le idee e lo facciamo solo sbagliando per imparare. Com’è possibile che a scuola non si parli di sesso e politica? Non si può andare a votare senza sapere nulla di politica e non si può amare se si hanno dubbi e incertezze sul sesso. La scuola in Italia è antica e non si adegua ai tempi. Per questo, sarebbe necessario ascoltarci di più e riprogrammare il sistema scolastico in base alle nostre esigenze. Il voto dovrebbe essere il risultato di un lavoro di conoscenza fatto sui banchi di scuola. Ci vorrebbe un esperto per formare gli alunni senza manipolarli. E’ difficile, ma si può fare”.

Parole di Federica e Francesca, ragazze sveglie e vispe, libere e belle, amiche e sorelle. Sono sedute vicine e, mentre bevono un drink analcolico nel baretto di fronte al cinema, fanno sfoggio di tatuaggi che simboleggiano piccole tappe della loro vita. Anche Edward è accanto a loro. Lui ha 18 anni ed è ucraino. Le sue parole sono quelle di un ragazzo consapevole della brutalità della guerra.

“L’Europa è uno spazio aperto e, per questo, in Italia mi sento a casa. I miei cugini vivono in Polonia, al confine con l’Ucraina. Anche loro, come me, stanno bene perché si sentono a casa. Per noi l’Europa è importante. Ho perduto la mia casa dopo che a Mariupol, dopo il 24 febbraio 2022 le sirene non smettevano di suonare. Voterei per l’Europa come casa di salvezza dalla guerra”.

Michela, Sofia, Marco, Alessandro, Maria e Giovanna hanno 16 anni e sanno benissimo che alla loro età in Italia non si può votare. “Noi conosciamo i partiti politici italiani più importanti, ma è poca cosa rispetto a quanto dovremmo sapere”. Mentre Sofia tenta di superare la timidezza cominciando a parlare per prima e a voce bassa, interviene Michela con piglio più deciso. “Siamo distanti dalla politica perché a scuola gli insegnanti si limitano a fare la lezioncina e, quando possono, scansano l’ora di educazione civica. Insomma, preferiscono insegnare le loro materie. Da una professoressa di matematica non posso aspettarmi che mi parli di politica, ma da un esperto di politica invece, posso aspettarmi di capire meglio che cos’è la politica per essere pronta al voto quando toccherà a me”.

Alessandro appare più interessato alle elezioni europee. Anche lui ha 16 anni e sa che tra i 6 Paesi fondatori c’era anche l’Italia con De Gasperi. “Conosco il Parlamento europeo e so che in alcuni Stati europei si vota già a 16 anni. Buon per loro, personalmente penso che noi, alla nostra età, non potremmo farlo per ignoranza sull’argomento. Peccato perché il voto è un diritto e può esserlo anche a 16 anni se si conoscono i temi giusti della politica. Io credo nell’Europa perché tra i sei Paesi fondatori c’era anche l’Italia e ho visitato la sala degli Orazi e dei Curiazi al primo piano del Campidoglio. E’ qui che è stata fondata l’Europa. De Gasperi ha fatto molto per l’Italia e adesso tocca a noi portare avanti quei valori. Il mondo degli adulti dovrebbe esserci più vicino per aiutarci a crescere nel ricordo della nostra storia, ma si fa quel che si può e se c’è volontà si può imparare da soli”.

TUTTE LE NEWS DI POLITICA

I più letti

avatar-icon

Rosita Stella Brienza

Laureata in Scienze della Comunicazione all'Università Lumsa di Roma; Master in Business e Comunicazione all'Istao di Ancona. Giornalista dal 2008 per Repubblica, La Nuova del Sud e Panorama.it. Dal 2015 collaboratrice a Radio Laser

Read More