Il Governo rivoluzionario di Giorgia Meloni, ora atteso dalla prova dei fatti
Per la prima volta nella storia della Repubblica una donna è Presidente del Consiglio; un governo arrivato a tempo di record ed ora atteso alle vere prove difficili
Giorgia Meloni ha appena comunicato al Paese la lista dei ministri del suo governo, che giurerà domattina alle 10. Comunque la si pensi, è un giorno rivoluzionario per tanti motivi. Il primo: arriva a Palazzo Chigi la prima donna premier della storia italiana. E questo è un fatto storico a prescindere dai giudizi politici. Il secondo segnale rivoluzionario è che questa donna non arriva dalla sinistra, che negli ultimi anni porta avanti con più forza le idee – e talvolta le ideologie – femministe nei luoghi di potere. Al contrario, paradossalmente, la prima donna presidente del Consiglio proviene da un partito di destra (di destra senza prefissi), e anche questa è una prima assoluta nella storia italiana. Mai si era avuto un premier (uomo o donna che sia) che non fosse riconducibile alla grande famiglia del centro (sia esso moderato, cattolico o socialdemocratico). Un altro muro che crolla.
Non solo. La giornata di oggi, scandita da colloqui fulminei, dà l’impressione di un capo del governo che, almeno nel momento dell’incoronazione, appare solo al comando. Questo punto è testimoniato dalla facoltà, raramente esercitata nel passato repubblicano, di accettare l’incarico senza la famigerata “riserva”, cioè senza ulteriori giri di consultazioni con gli alleati. La stessa lista dei ministri pare sia stata stilata da Meloni con grandissima autonomia - anche sui profili spettanti agli alleati – : un’autonomia che difficilmente i premier incaricati hanno avuto in passato nei governi di coalizione. Insomma, una forza, quella di Meloni, imposta negli ultimi giorni anche attraverso dichiarazioni perentorie sull’atlantismo, e oggi rimarcata con la scelta di parlare da sola davanti ai giornalisti, accanto agli alleati silenziosi, nonché dalla brevità record del confronto con il presidente Mattarella (solo 7 minuti, mai successo). Possiamo ricamare quanto vogliamo sulle espressioni del volto di Salvini e Berlusconi, su quanto fossero a loro agio nel ruolo di co-protagonisti. Ma certamente la velocità della consultazione indica che per tutti nel centrodestra, l’imperativo è far partire il governo, dimenticando i dissapori degli ultimi giorni e consegnando a Giorgia Meloni la piena guida della carovana. Come poi potrà procedere il viaggio, nei difficili tornanti della crisi, è un altro paio di maniche. Ma l’impressione mediatica è che Meloni, anche scenograficamente, oggi appaia in effetti come nuovo leader del centrodestra, certificando formalmente i rapporti di forza usciti dalle urne.
Insomma, sull’onda di queste incredibili novità per il nostro Paese, il governo è uscito dal porto. Da domani occorre affrontare il mare in tempesta, schivando i cavalloni, tenendo d’occhio la disciplina dell’equipaggio, e sfidando l’arroganza di certi vascelli stranieri che stanno paralizzando il confronto europeo sulla crisi energetica. La speranza, e l’augurio, è che la nuova presidente del Consiglio sappia tenere la barra dritta, per il bene di tutti.
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