Nella corsa alle regionali la sinistra sorride solo in Campania
I sondaggi raccontano di un 4-2 per il centrodestra quasi sicuro, senza contare il testa a testa in Toscana, che sarebbe clamoroso. Eppure a Palazzo Chigi non cambierà nulla
Mancano due settimane alle tanto attese elezioni regionali e, con lo stop ai sondaggi, si può fare una prima analisi della situazione. Va ricordato che 4 delle 6 regioni dove si andrà al voto erano nelle mani del centrosinistra (Campania, Marche, Puglia, Toscana) e solo due del centrodestra (Liguria e Veneto).
Oggi i sondaggi (per quello che valgono) concordano nel dire che il centrodestra è in vantaggio per 4 a 2, cioè ha ribaltato la situazione; con alcuni casi degni di nota. Nelle Marche, dove Francesco Acquaroli viene accreditato di 10-12 punti percentuali in più del suo rivale si sta infatti per scrivere una pagina di storia politica. Dall'inizio della Repubblica infatti la regione è sempre stata nelle mani della sinistra, un feudo sicuro che ora rischia di crollare come un castello di sabbia.
Eppure a sentire commentatori ed esponenti della maggioranza tutto questo sembra passare come una cosa normale, non degna di nota.
Forse perché gli occhi di tutti sono rivolti verso la Puglia (altra regione dove il centrodestra con Fitto è data in vantaggio, leggero, su Emiliano) e soprattutto verso la Toscana.
A casa di Renzi e nella regione dopo l'Emilia Romagna più "rossa" d'Italia infatti la situazione è tutt'altro che serena. Se fino ad un mese fa Giani veniva dato che sicuro vincitore oggi le ultime rilevazioni danno la Ceccardi ad un solo punto di distanza; partita aperta, quindi, anzi apertissima, e che tutto questo crei preoccupazione lo dimostra l'intensificazione degli impegni sul territorio dei vertici del Pd alla ricerca di sostegno dagli elettori del M5S al grido di "se si perde in Toscana cade il governo", e del sempre verde "tutti uniti per fermare la destra".
Ecco, l'alleanza di governo… Il Pd è infuriato con Luigi Di Maio, reo di aver annunciato una tre giorni di appuntamenti in Puglia per sostenere la candidatura della grillina Antonella Laricchia. La colpa sarebbe quella di non fare fronte comune favorendo così il successo di Fitto; per alcuni si tratterebbe addirittura dell'ennesima mossa contro il premier Conte del Ministro degli Esteri che mira ad un nuovo esecutivo. Tensione palpabile…
Anche perché non è che l'alleanza elettorale tra i due partiti di governo sia garanzia di successo. Basti vedere cosa sta succedendo in Liguria, unica delle regioni dove si è trovato l'accordo per un candidato unico. Il giornalista del Fatto Quotidiano, Sansa, candidato Pd-M5S è infatti a 15-20 punti di distanza da Giovanni Toti.
L'unico sorriso certo per la sinistra arriva dalla Campania, dove però più che del Pd la vittoria, anzi la riconferma è tutta farina del sacco del governatore De Luca, di certo non uomo di partito e non sempre tenero verso il governo.
Insomma, per la maggioranza si preannuncia una sconfitta pesante. Ma, siamo certi, cambierà poco. La macchina della comunicazione in caso di 4-2 per il cdx racconterà di una situazione di sostanziale tenuta mettendo magari in risalto come il plebiscito cui andrà incontro Zaia in Veneto sia un problema per Salvini (???). Più complicato sarà gestire il dopo voto se dovesse cadere anche la Toscana.
Difficile però pensare che una batosta del genere porti ad una crisi di governo (già ora ci stanno ricordando come accaduto un anno fa che in Italia non si può andare ad elezioni politiche in autunno); più accreditata l'ipotesi del rimpasto. Piccoli giochi di potere che poco hanno a che fare con il messaggio che il paese sta dando da 2 anni a questa maggioranza. Un paese dove nel 2014 la sinistra governava 16 regioni, contro solo 3 del centrodestra. In caso di 4-2 ci troveremmo davanti ad un ribaltone totale: 15-4 per Salvini-Meloni-Berlusconi.
Forse anche al Quirinale guardando la cartina dell'Italia sempre più verde e blu e sempre meno rossa una riflessione seria su eventuali elezioni politiche anticipate andrebbe fatta.