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(Ansa)
Politica

Il Decreto Ristoro, un'elemosina senza dignità

I mille dubbi sull'ultima misura del governo, sui modi, sui tempi, sulla quantità di denaro da girare alle imprese colpite (anzia, distrutte) dall'ultimo Dpcm anti Covid

Li hanno costretti a chiudere a marzo. Poi li hanno fatti svenare per rimettersi in regola. E adesso li hanno chiusi di nuovo. Non c'è ristoro in grado di risarcire il furto di dignità subito dagli imprenditori colpiti dalla mannaia del Dpcm. E quello che è stato varato ha tutte le sembianze di una pezza provvisoria.

Il decreto Ristoro del governo sventaglia l'ennesimo giro di sussidi, per un ammontare che si aggira sui 5 miliardi di euro, se non ci saranno sorprese prima della pubblicazione definitiva. Di questi, un miliardo e mezzo sono a fondo perduto, proporzionati però all'elemosina erogata in primavera. Gli indennizzi arrivano anche al 300% per gli esercizi chiusi del tutto, come cinema e palestre. Per i ristoranti, il sussidio andrebbe a coprire solo il 40% del giro di affari di un mese. E stiamo parliamo solo della copertura di ottobre e novembre: dopo si vedrà. Non è dunque tutto ristoro quel che luccica: anche perché in ogni caso è previsto un tetto generale di 150 mila euro: chi ha perso di più, dovrà arrangiarsi.

Per la questione dei tempi, il mistero si infittisce. Il governo giura che sarà più veloce della volta scorsa (anche perché più lento è impossibile). Se tutto va bene i fondi arriveranno al lavoratori con bonifico diretto dell'agenzia delle Entrate: entro metà novembre, per chi ha già lasciato i dati allo Stato, e addirittura sotto Natale per chi chiede aiuto per la prima volta. Ovviamente ammesso che non ci siano intoppi lungo la disgraziata trafila burocratica, anche perché tutti i tecnicismi sono affidati a una futura circolare dell'Agenzia delle Entrate. Non c'è che da incrociare le dita.

L'altra partita cruciale è quella sulla Cassa Integrazione: ci sono 17 mila lavoratori che aspettano ancora l'assegno e 8 milioni di prestazioni anticipate dalle aziende che dovranno attendere il conguaglio. Il decreto ristori allunga la Cig di 6 settimane, quando il Ministro Catalfo ne chiedeva 10. Per il prossimo anno, è tutto appeso alla manovra: far quadrare i conti non sarà una passeggiata.

Per il resto, qualche spicciolo una tantum ai lavoratori stagionali di turismo e spettacolo (tra 600 e mille euro per un mese soltanto), l'eliminazione della rata Imu di dicembre, il credito di imposta per gli affitti.

Dunque che il metodo portato avanti dal governo Conte è molto semplice: chiusure, sussidi, e tante preghiere. O, in altre parole, il bastone e la carota. Con un grande bastone ti obbligo a chiudere la saracinesca; con la piccola carota del sussidio ti illudo di poter sopravvivere. E andiamo avanti così, alla deriva, senza una direzione precisa.

Ultimo quesito: con i 5 miliardi dei cosiddetti ristori, quante terapie intensive si potevano costruire, onde allentare la tensione sul sistema sanitario e magari consentire a bar e ristoranti di continuare a respirare?

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Federico Novella