'O Ministro ’nnammurato ha pagato il conto
Sangiuliano confessa al «Tg1» la relazione con la Boccia, chiede perdono alla moglie e rivela di aver proposto le dimissioni, rifiutate. Sui soldi del dicastero ribadisce: «Mai spesi». Il Pd insorge: «Uso privato della Rai»
Sangiuliano risponde che mai un euro dei contribuenti è stato speso per la donna di Pompei, e mostra le prove, ovvero gli estratti del suo conto corrente personale con le spese sostenute per le trasferte. Minuzie, pinzillacchere, di fronte alla liricità del momento in cui Genny ammette che sì, «questo mi pesa doverlo raccontare perché è una vicenda che attiene alla mia sfera privata, con Maria Rosaria Boccia ho avuto una relazione affettiva, personale». La frase che tutta l’Italia aspettava è stata pronunciata: per Sangiuliano una liberazione, un momento catartico. «L’ho conosciuta a maggio», ricorda ’o ministro, «mi è stata presentata da un’amicizia comune. Di Maria Rosaria ho apprezzato la capacità organizzativa, l’ho messa in contatto con la struttura del ministero, per quel che riguarda il G7 si è occupata dei menù di pranzi e cene e dei gadget. Quando però la relazione è diventata personale», aggiunge Sangiuliano, «ho deciso che la nomina venisse sospesa, dopo essermi consultato con alcuni collaboratori». La decisione di sospendere una nomina, quella di Maria Rosaria Boccia a consulente del ministro per i grandi eventi, che vista la relazione tra i due era diventata inopportuna, viene comunicata via e mail al capo di gabinetto, Francesco Gilioli, lo scorso 26 agosto alle 12 e 31: «Caro Francesco», scrive Sangiuliano, «gentile capo gabinetto, in merito alla nomina a consigliere a titolo gratuito della dottoressa Maria Rosaria Boccia, accogliendo le perplessità circa potenziali situazioni di conflitto d’interesse, ti prego di non procedere al riguardo e di non perfezionare gli atti. Dunque, la nomina non avviene. Firmato, Gennaro Sangiuliano».
È a quel punto che Maria Rosaria va su tutte le furie. È delusa, amareggiata. Si sfoga sui social, Dagospia anticipa la notizia, inizia la rumba. Il direttore del Tg1, Chiocci, non fa sconti. «Non deve chiedere scusa a nessuno?», chiede a Sangiuliano, la cui voce si rompe per l’emozione. ’O ministro piange: «Alla persona più importante della mia vita, mia moglie. E a Giorgia Meloni, e a tutti i miei colleghi di governo, che ho messo in imbarazzo».
È il momento dei momenti: le emozioni, i sentimenti, oscurano come è giusto che sia le polemicucce sulla cena, sul pranzo, sul biglietto del treno, sulle quali, peraltro, Sangiuliano ha fatto già più volte chiarezza. Chiocci però sa perfettamente che la gente vuole sapere se Gennaro e Maria Rosaria stanno ancora insieme. La risposta è no. La relazione affettiva, spiega Sangiuliano, si è interrotta quando lui ha avuto la «sensazione» che Maria Rosaria registrasse le conversazioni. Il direttore del Tg1 infierisce, chiede a Sangiuliano se teme ci possano essere altre rivelazioni, magari chat piccanti. Sangiuliano lo esclude, «magari possono uscire delle chat con qualche cuoricino», risponde, ribadendo di non essere «ricattabile». «C’è qualcuno», chiede ancora Chiocci, «dietro Maria Rosaria?». «Non ho motivo di pensarlo», risponde Sangiuliano, che racconta anche del colloquio dell’altro ieri col premier: «Sono andato dalla Meloni e le ho presentato le dimissioni», spiega il ministro della Cultura, «lei mi ha detto di andare avanti». Del resto, i sentimenti sono una cosa, la politica un’altra, e Sangiuliano quando si tratta di ribadire la sua integrità torna ad avere un tono assertivo: «Mai un euro del ministero è stato speso per la dottoressa Boccia», sottolinea il titolare del dicastero, «ho pagato io sulla mia carta di credito personale». ’O ministro sventola dei fogli, sono le stampate del suo estratto conto personale, dalle quali si evince che è stato lui, in persona, a pagare i voli che lo hanno trasportato in giro per l’Italia con Maria Rosaria. Lei, che prima della messa in onda ha pubblicato su Instagram una immagine con i pop corn, commenta live: «Iniziamo a dire bugie», scrive la Boccia, stavolta rischiando molto, «su questo terreno non sono ricattabile...». La storia a quanto pare non è ancora finita. E intanto, insorgono i parlamentari del Pd in Vigilanza Rai: «Quindici minuti di intervista a un ministro su fatti sui quali le opposizioni hanno chiesto di riferire in Parlamento non sono altro che un uso privato del servizio pubblico. Questa non è informazione pubblica, è un regime di informazione che mortifica il servizio pubblico ad un uso privato».