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Politica

Ilaria Salis festeggia l'ingresso a Bruxelles. Dai palazzi occupati a quelli della politica

La neo europarlamentare di AVS festeggia, come nemmeno per la sua liberazione. Ora non ci resta che vedere cosa farà dentro i palazzi del potere la donna che il potere lo ha sempre combattuto, fuori

“E’ tutto vero!”. Con queste poche parole Ilaria Salis si è insediata nell’europarlamento. Sfoggiando il badge che certifica l’ingresso nelle istituzioni di Bruxelles, nel ruolo di indomita rivoluzionaria. Nel palazzo; ma anche “nei palazzi” occupati. Nella casa pagata dai cittadini europei, ma anche nelle case dei privati, in veste di occupante illegale.

Ed è questo il segno distintivo della candidata bandiera di Verdi e Sinistra Italiana: nel sistema, ma anche antisistema. Una doppiezza che la porta ad inorgoglirsi per l’incoronazione politica, ma sempre tenendo le distanze dalla politica stessa, cui pure, in qualche modo, deve la sua liberazione. Un carattere che la accomuna a Patrick Zaki, l’attivista che dopo mesi di detenzione in Egitto ha rifiutato il volo di Stato per non farsi fotografare con i membri di questo governo: guarda caso Zaki è corso a complimentarsi sui social con Ilaria Salis. Si somigliano, si riconoscono, in quanto devono entrambi qualcosa allo Stato, pur presentandosi come anti-Stato e anti-legalità. Così la maestra monzese prende dunque possesso del suo scranno bruxellese, nel tempio delle regole e dei regolamenti, da dove rilancia però il suo grido tribale di battaglia: occupiamo!

“Occupare le case non è da furbetti, è logorante”, così la Salis ha difeso la sua professione bordeline. "Ti fa vivere quotidianamente nella paura che ti vengano a svegliare e ti buttino fuori di casa, o di ritrovare tutte le tue cose sul marciapiede al ritorno dal lavoro, sempre che le ritrovi. Occupare vuol dire entrare in una casa abbandonata, murata, coi sanitari rotti e i buchi nelle pareti, lasciata al degrado anziché essere assegnata. Essere occupante vuol dire abitare questo spazio precario e faticosamente trasformarlo in un luogo che si possa chiamare casa”. L’arringa arriva proprio mentre nel consiglio regionale della Lombardia si approva una mozione per confiscarle lo stipendio da eurodeputata, al fine di saldare la cifra di 90 mila euro contestata dall’ente per le case popolari milanesi. “Non penso di essere nella posizione di dovermi difendere”, ha detto Salis debuttando a Bruxelles.

Per quanto tempo reggerà questo doppio spartito: politico, da un lato, e barricadero dall’altro? Certamente, questa condotta, sul filo dell’istigazione a delinquere, rinfocolerà le critiche di chi s’interroga: è giusto utilizzare una candidatura politica per sfuggire alla giustizia, avendo già diverse condanne alle spalle? E con quale atteggiamento Salis troverà il coraggio di continuare ad occupare le case, e sfidare il concetto di proprietà privata, sventolando il badge dell’europarlamento, e la busta paga di parlamentare europeo?

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Federico Novella