Un inviato speciale per la libertà religiosa? Il governo ci sta pensando
La proposta - avanzata da Acs e dai deputati leghisti Formentini, Comencini e Zoffili - è attualmente al vaglio della Farnesina
Tutelare la libertà religiosa a livello internazionale. E' stato questo l'obiettivo di una recente interrogazione inoltrata dalla Lega, lo scorso 21 ottobre, al ministero degli Esteri. Citando la quindicesima edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo curato da Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), i deputati del Carroccio Paolo Formentini, Vito Comencini ed Eugenio Zoffili, hanno formalmente chiesto "se il governo sia intenzionato a istituire anche in Italia la carica di inviato speciale per la libertà religiosa al fine di continuare a lavorare per confermare che il diritto di professare liberamente la fede religiosa, riconosciuto dall'articolo 19 della Costituzione italiana, non sia valido solo a livello nazionale ma debba anzi essere promosso in ogni sede internazionale, quale diritto inviolabile di ciascuno".
Nella loro interrogazione, i tre deputati hanno a tal proposito ricordato vari incarichi e organismi i creati da altri Paesi per la tutela della libertà religiosa (dagli Stati Uniti alla Germania, passando per il Regno Unito, l'Ungheria, i Paesi Bassi e la Polonia). "Anche la Commissione europea", hanno inoltre sottolineato i tre, "ha nominato un inviato speciale per la promozione della libertà di religione e credo". La richiesta dei tre parlamentari leghisti non sembra caduta nel vuoto. Il sottosegretario agli Affari esteri, Manlio Di Stefano, dopo aver sottolineato che tale richiesta sia stata inoltrata anche da Acs, ha replicato che la proposta è al momento in fase di valutazione da parte della Farnesina.
Soddisfazione è stata espressa dalla stessa Acs. "Aiuto alla Chiesa che Soffre ringrazia sia gli onorevoli Formentini, Zoffili e Comencini per la sensibilità dimostrata nei confronti delle comunità oppresse per le violazioni della libertà religiosa, sia il governo il quale, nella persona del sottosegretario Di Stefano, ha fornito rassicurazioni. Acs auspica un esito positivo delle valutazioni in corso affinché l'Italia possa fornire quanto prima un segnale politico e istituzionale chiaro e inequivoco a tutela di questo diritto fondamentale attualmente violato in 62 dei 196 Paesi sovrani del mondo", ha scritto in una nota la fondazione pontificia.
Ricordiamo che il quadro delineato dal Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo risulti significativamente preoccupante. Il 67% della popolazione mondiale vive infatti in Paesi in cui si verificano "gravi violazioni" della libertà religiosa. In particolare, secondo il rapporto, tra le aree più pericolose si registrano Afghanistan, Arabia Saudita, Cina, Myanmar, Libia, Mozambico, Nigeria ed Eritrea. Acs ha messo anche in evidenza il rafforzarsi del pericolo jihadista in Africa e in Medio Oriente, sottolineando poi che, in alcuni Paesi, siano state introdotte delle "restrizioni sproporzionate" per il Covid-19: restrizioni che hanno avuto impatti fortemente negativi sulla pratica religiosa e sul culto. La questione, insomma, è seria.