La Destra italiana serve, anche alla sinistra (che invece l'attacca)
La speculazione politica in corso dopo l'assalto alla Cgil mostra una strategia politica precisa, già usata ma antica e soprattutto perdente
La destra italiana è sotto attacco. Un manipolo di vandali fascisti assalta la sede della Cgil, e la grande stampa, anziché prendersela con il ministro competente, addita come colpevoli collaborazionisti Meloni e Salvini. L'allarme democratico suona sempre in coincidenza con gli appuntamenti elettorali: e questa è una storia già vista.
Eppure, quando la polvere si sarà posata, anche nella destra italiana sarà opportuna una riflessione sul futuro. A Lega e Fratelli d'Italia sicuramente non mancano i voti, essendo guidati da due personaggi carismatici che in pochi anni hanno fatto decollare le percentuali dei propri marchi politici. Ma il consenso, ai tempi dei social, è più facile ottenerlo che conservarlo. Dunque, in vista del futuro, sarebbe auspicabile fissare tre punti nell'agenda della destra.
Uno. Coltivare una classe dirigente. I centri di potere italiani, soprattutto quelli profondi, autentici, istituzionali, sono ancora in mano agli avversari. Occorre crescere personalità di spessore tra le proprie file, che possano spendere le proprie competenze nelle alte burocrazie, e dare buoni consigli. Un partito in salute non si può governare in solitaria, e Matteo Renzi è lì a dimostrarlo.
Due. Tutti i programmi politici partono dall'economia. Serve qui una scelta netta, dinanzi a una sinistra ormai legata a doppio filo alle elite finanziarie e bancarie. Occorre scegliere se affidarsi alla ricetta liberale (meno Stato, più individuo) oppure continuare a ondeggiare tra assistenzialismo e liberalismo, ripercorrendo gli antichi percorsi della destra sociale, e strizzando l'occhio a interessi corporativi.
Tre. Scolpire un sistema di valori. La Lega non più a trazione nordista non è ancora riuscita a darsi un respiro nazionale; Fdi deve evitare qualsiasi strumentalizzazione circa i punti di contatto con i gruppi estremi puntualmente adoperati contro il partito. Ed entrambi, Salvini e Meloni, sono chiamati alla grande sfida di conciliare la ricetta liberale con la spinta sovranista e gli interessi nazionali. Una sfida che accomuna tutte le destre dei Paesi occidentali. L'obiettivo è puntare non solo al popolo delle partite Iva, ma anche alla vasta platea dei lavoratori dipendenti, da tempo abbandonati dai loro partiti storici.
Non sarà facile, e ogni mossa comporta sacrifici e qualche rinuncia in termini di voti. Ma è una strada obbligata, perché la destra continuerà ad essere indispensabile per un Paese maturo: per tutelare il valore della tradizione e porre un argine al politicamente corretto. Insomma una destra in salute serve a tutti: persino alla sinistra.