università torino
(Ansa)
Politica

Stop al convegno di Israele alla Statale di Milano. La resa dello Stato. La sconfitta della democrazia

A Milano un convegno su Israele previsto all'Università Statale viene cancellato per evitare scontri con i Pro-Palestina, persone che non rispettano la regola banale della democrazia che si chiama Libertà di Opinione e di Espressione

C’è una immagine, una foto, già nella storia di questo 2024. È quella che vedete e mostra i docenti del Senato Accademico dell’Università di Torino lo scorso 19 marzo a testa bassa mentre un gruppo di studenti del collettivi pro Palestina e contro Israele manifestava e bloccava i lavori dei docenti. La differenza lampante è nell’atteggiamento: gli educatori, in silenzio, a testa bassa; gli occupanti in piedi, fieri con i loro striscioni e megafoni.

I manifestanti hanno vinto, i docenti hanno perso.

Oggi, se possibile, la storia si ripete in maniera però più grave e preoccupante. Perché ad abbassare la testa è di fatto lo Stato, non un semplice gruppo di docenti. I fatti.

A Milano, all’Università statale martedì 7 maggio era in programma un convegno dal titolo: «L’unica democrazia del Medioriente. Israele fra storia e diritto internazionale» organizzato dall’associazione Italia-Israele di Savona e dall’associazione milanese Pro Israele. Era in programma, perché oggi l’evento è stato cancellato per motivi di ordine pubblico. La Digos e la Questura hanno infatti avvisato gli organizzatori dell’«altissimo» rischio di scontri ed incidenti con i collettivi pronti a schierarsi per impedire il convegno, in ogni modo. La Polizia così avrebbe dovuto mettere in campo pesanti misure di sicurezza e contenimento e sarebbe finita come ormai capita spesso: cariche tra agenti in tenuta anti sommossa e giovani che tentano di sfondare il cordone di sicurezza (e poi, via con tutte le solite noiose polemiche sul regime e la violenza delle forze dell’ordine…).

Va detto che la decisione di fermare il convegno è degli organizzatori stessi «per salvaguardare la sicurezza dei partecipanti e degli studenti. Lo facciamo per senso di responsabilità. Ma non c’è più democrazia».

La colpa di tutto stesso di chi è? In realtà conta poco. Conta molto di più capire dove siamo arrivati passo dopo passo, concedendo ad una minoranza di ragazzi molti dei quali nemmeno studenti universitari ma semplici professionisti dello scontro e della provocazione un potere enorme. Dalla famosa carica della Polizia a Pisa (sbagliata ed esagerata) è nato un movimento politico, di opinione che di fatto ha costretto le forze dell’ordine, lo Stato a retrocedere, un passo alla volta, fino alla resa di Milano. Perché di resa si tratta. Ma non delle forze dell’ordine, resa dello Stato, dei nostri valori, della libertà di opinione, della democrazia.

C’è solo una speranza che a furia di retrocedere si sia arrivati con le spalle al muro. Il miglior punto per ripartire e tornare a camminare in avanti. A testa alta: la Polizia, gli organizzatori di un convegno, i docenti del senato accademico di Torino. E a testa alta spiegare, insegnare a questi ragazzi il rispetto verso gli altri, verso la democrazia e la libertà, verso quel luogo di crescita e formazione umana oltre che professionale che stanno infangando giorno dopo giorno.

Tra l’altro, cari ragazzi, impedire ad una persona di parlare o a degli esperti di dire la loro opinione è da fascisti. Quelli veri. Quello che siete.

TUTTE LE NEWS DI POLITICA

LA PAROLA ALL'ORGANIZZATRICE - CRISTINA FRANCO

LA NOTA DEL RETTORE AGLI ORGANIZZATORI

Gentilissima Avvocato,
le scrivo per ribadire che l’incontro del 7 maggio, stante anche la situazione milanese, e il fatto che nel medesimo giorno hanno avvio le elezioni studentesche, è ritenuto dalla Digos ad altissimo rischio. Rischio acuito dal fatto che il Palazzo in cui l’evento è preventivato è “difendibile” solo attraverso un isolamento della strada. Il Palazzo è sede di lavoro di circa 250 persone, che potrebbero avere difficoltà, come peraltro i relatori, ad accedere alla Sala. Se, rispetto alla sede centrale, la Sala Napoleonica è più difendibile come “campo di battaglia”, è tuttavia privo di vie di fuga. Per cui le persone interessate avrebbero difficoltà sia ad entrare sia ad uscire. Oltre al fatto che noi tutti preferiamo non trasformare in scontri un evento culturale. Vi è il rischio concreto, come è accaduto in Sapienza, che l’evento non si svolga proprio. Vi è il pericolo, peraltro cercato dai manifestanti, di uno scontro fisico, che porrebbe le forze dell’ordine in una situazione difficilmente gestibile, tenendo conto anche della sicurezza dei partecipanti e dei dipendenti di Unimi.
La CRUI, proprio per casi del genere, assurdi e segno di un clima di violenza ad opera di pochi ma pericolosi individui, ha consigliato di non rinunciare allo svolgimento, bensì di trasferirli “on line”, evitando di cancellarli, proprio per far sentire una voce che altrimenti rimarrebbe silente.
Comprendo bene che non è la situazione ideale. Ma, mi creda, sul piano dell’ordine pubblico, e anche dell’ascolto, andare on line non sarebbe segno di una sconfitta totale, ma un esempio di buon senso nella follia dei tempi. Resta inteso che possiamo fornire tutto il supporto tecnico del caso.
La ringrazio per l’ascolto e, spero, per la condivisione. Siamo di fronte a una follia, cui però dobbiamo rispondere con le armi di chi sa di avere dalla propria parte le armi della ragione. La ringrazio, con molti cari saluti

Elio Franzini

I più letti

avatar-icon

Andrea Soglio