Lacerenza, il candidato senza programma (lo dice lui) e senza alleanza
Il fresco candidato del centrosinistra per le regionali in Basilicata ammette di non avere un programma. e forse nemmeno un'alleanza visto che c'è chi lo mette già in discussione
La Bibbia ci spiega nella Genesi come Dio abbia fatto tutte le cose in 7 giorni, anzi, in 6 a voler essere precisi, dato che l’ultimo giorno si riposò. Viene quindi da pensare che 10 giorni siano un tempo buono per fare grandi cose. A patto però di essere l’Altissimo, ovviamente. Ecco quindi che quando abbiamo sentito il neo candidato del Campo Largo in Basilicata, il dott. Domenico Lacerenza dire che «adesso abbiamo 10 giorni per fare un programma» ci siamo un tantino preoccupati. Soprattutto per gli abitanti della regione direttamente coinvolti nelle elezioni ormai prossime; come fare a stare tranquilli se colui che dovrebbe comandare, gestire, governare, non ha ancora a pochi giorni dal voto l’idea sul cosa fare?
Aggiungiamo poi che fare un programma in cui unire le idee dei vari partiti presenti nella maxi coalizione di centrosinistra è impresa complessa forse per lo stesso Creatore, figuriamoci per un medico (validissimo nel suo campo, sia chiaro) che ha ammesso di aver saputo della sua nomina a candidato mentre usciva dall’ospedale. Va da se che, vista la professione, per quanto riguarda la sanità dovremmo star tranquilli, ma il resto…
Una frase che poi da sola smentisce quella narrazione con cui la sinistra riempie talk e giornali secondo cui le loro alleanza, variabili, si basino prima sui contenuti e poi sul nome. Basilicata e Piemonte dimostrano l'esatto contrario.
La Basilicata, come altre regioni del sud, ha bisogno di investimenti, opere, lavoro, una visione per il futuro che possa garantire quella crescita che gli abitanti meritano. Sapere che il loro Governatore ha cominciato oggi a farsi una idea del lavoro da fare non aiuta.
Soprattutto è da notare come l’opposizione navighi davvero in cattive acque ed il Campo Largo rischia di trasformarsi in uno dei più grandi flop della storia politica italiana. Hai voglia, come ha ripetuto ancora ieri Romano Prodi, a dire che «bisogna mettersi assieme, a meno che si voglia andare avanti così, a perdere le elezioni…»; servono basi politiche più solide di una semplice chiamata all’unità, anche perché il caso regna sovrano.
In Sardegna Pd e M5S erano uniti, mentre i centristi stavano con Renato Soru. Due settimane dopo in Abruzzo, al duo giallorosso si sono uniti anche Renzi e Calenda, inutilmente visto che ha vinto con ampio margine Marsislio su D?Amato. In Basilicata si andrà probabilmente ad una terza versione del Campo Largo dove Calenda potrebbe addirittura appoggiare il candidato del centrodestra, Vito Bardi. Insomma, cercar di capire cosa succede a sinistra è un vero rompicapo, anche perché esiste addirittura la possibilità che il povero Lacerenza faccia un passo indietro e non per scelta personale ma per le liti interne tra i partiti che dovrebbero sostenerlo.
«Il vento è cambiato» ha gridato con gioia e forza Elly Schlein meno di un mese fa che ore il successo di Alessandra Todde in Sardegna. Purtroppo per la Basilicata e la sinistra il vento è diventato una tempesta.