Lampedusa
(Ansa)
Politica

Il dramma di Lampedusa chiede un cambio di passo sui migranti

Turisti in fuga, benzinai senza rifornimenti (usati dai mezzi di soccorso per migranti), hotspot al collasso da mesi. Sui migranti serve ben altro

«A Lampedusa stanno facendo un danno non indifferente e nessuno dice la verità. Sulla nostra isola continua l’emergenza nel centro d’accoglienza che ogni giorno arriva ad ospitare 3000 migranti per poi essere svuotato fino a raggiungere quota 1500 quando tutto va bene. Dovevano portare una nave per il trasporto dei migranti ma il 90% viaggia con la nostra nave di linea per porto Empedocle e così la gente la evita. Solo ogni tanto mandano un volo charter e qualche nave della Marina. Volevano anche toglierci il centro sportivo a Porto Empedocle per mettere i migranti in attesa di essere trasferiti, ci siamo opposti. Qui non c’è più benzina per le auto e per i motorini perché hanno precedenza i mezzi della Croce Rossa che si occupano di gestire i migranti e la gente resta ferma, a secco. Siamo invasi ma nessuno ne parla. Abbiamo perso questa estate il 40% dei turisti. “Siamo belli e fritti” come diciamo in Sicilia e ci sono 250 imbarcazioni che sono state sequestrate insieme a migliaia affondate che nessuno porta via, che mettono in pericolo il lavoro e la sicurezza dei pescatori».

Che la gestione dei migranti fosse un problema di difficile soluzione, lo si sapeva. Come era chiaro che gli slogan come: «accogliamoli tutti» e/o “Chiudiamo i porti» siano inapplicabili nella realtà per mille ragioni. E leggere però le parole di chi, come l’ex sindaco Totò Martello. vive da anni sull’isola di Lampedusa, il principale porto di arrivo degli oltre 100 mila migranti giunti da inizio anno in Italia, bisogna essere onesti nell’ammettere che quello che è successo in questi mesi non va bene.

Lungi dall’attaccare il governo come fanno molti rimarcando sul tema le parole della campagna elettorale di un anno fa del centrodestra, ma di sicuro la via del dialogo soprattutto in Europa e con i principali paesi di partenza per barchini e disperati (Tunisia e Libia) non sta dando i risultati sperati, tutt’altro.

Gli sbarchi sono aumentati, gli incidenti in mare, con il loro triste e doloroso tributo in vite umane, è anche questo cresciuto rispetto agli ultimi anni; gli accordi internazionali si sono spesso dimostrati carta straccia e la maggior consapevolezza politica sul tema migrazione che Giorgia Meloni ha ottenuto in Europa grazie ad un lavoro diplomatico-politico molto faticoso non danno i risultati sperati; ed i trafficanti di uomini festeggiano a suon di migliaia di euro per passeggero i loro affari d’oro.

Questa la fotografia dello stato delle cose. Le critiche all’esecutivo le lasciamo all’opposizione (che poi visti i fiaschi e la totale impotenza dimostrata in decine di anni al governo viene da chiedersi da che pulpito arrivi la predica…) ma di sicuro per i prossimi mesi, soprattutto in vista dell’estate del prossimo anno serve un totale cambio di passo, concreto. Non sappiamo la direzione e le modalità giuste, ma di sicuro l’atteggiamento di questi primi 8 mesi del 2023 non è più replicabile e tollerabile. Soprattutto per quel preoccupante retrogusto di impotenza che porta con se.

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Andrea Soglio