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Politica

Legge contro l'omotransfobia. Tanti, troppi punti oscuri

Jacopo Coghe - V. Pres. Pro Vita & Famiglia

Il prossimo 30 marzo sarà una data cruciale. Da quel giorno il Parlamento – e dunque l'Italia – si avvicinerà inesorabilmente ad un bivio: scegliere o meno se portare avanti, tramite la discussione in Aula, il progetto di legge contro l'omotransfobia, a prima firma dell'On Zan (PD).

Questo progetto di legge prevede di apportare delle modifiche sostanziali agli articoli 604-bis e 604-ter del Codice Penale in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere. In particolare ci si riferisce alla famosa "Legge Mancino", del 1993, che riguarda la lotta "ai crimini d'odio" e punisce tanto la violenza quanto l'incitamento ad atti violenti per motivi inerenti l'etnia, la nazionalità o la fede.

La proposta di legge Zan vorrebbe quindi estendere tale legge ad atti di discriminazione, odio e violenza verso persone omosessuali o transessuali, dunque per condotte riconducibili alla cosiddetta omofobia e transfobia, allargando quindi la fattispecie di reato all'orientamento sessuale delle persone.

Già in passato, sono arrivati legittimi dubbi di costituzionalità su questo tipo di proposte di legge, poiché tutelare alcuni cittadini in base al loro orientamento sessuale (in questo caso omosessuali e transessuali) comporterebbe una violazione del principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione: non esisterebbe, infatti, un'uguale tutela per le persone eterosessuali o per chi comunque non rientri nella "categorizzazione" prevista dalla proposta di legge.

Non è solo il principio di uguaglianza a essere messo in discussione, ma anche la stessa libertà di manifestazione del pensiero. Determinati orientamenti sessuali, siano essi omo o etero, hanno infatti a che fare con una condotta privata della vita di ciascuno. Pur ribadendo che ogni atto di aggressione, violenza o discriminazione verso qualsivoglia persona vada punita, come previsto dalla legge, bisogna però tutelare anche la libertà di espressione e di pensiero di ciascuno. Il ddl Zan, però, proprio in questo campo, rischia di minare questa libertà di opinione e di espressione nel goffo tentativo di tutelare le persone omosessuali o transessuali, rispetto ad altre.

Come si è detto, ed è bene ribadirlo, nessuno dovrebbe essere mai offeso, maltrattato, discriminato nella vita sociale o lavorativa sulla base di come sceglie di vivere la propria affettività e la propria sessualità. Allo stesso tempo, però, è altrettanto sacrosanto ribadire che non condividere uno stile di vita non significa condannare colui che lo sceglie ed è legittimo poter esprimere liberamente il proprio dissenso. Per questo motivo, da più parti arriva la critica e la denuncia di un disegno di legge profondamente liberticida e anti democratico ed emerge lampante che questo ddl in realtà è una strategia che mira ed etichettare come "omofobo" qualsiasi critica a persone omosessuali o la transessuali, anche quando la critica non riguardasse le scelte personali, ma ad esempio la pretesa di poter comprare un figlio con la pratica aberrante dell'utero in affitto o semplicemente la libertà insegnare ai propri figli che si "nasce da una mamma e da un papà". Affermarlo non vuol dire discriminare chi ha un comportamento sessuale diverso, per questa legge sarà invece così.

Infine occorre porre un focus su ciò che sta alla base di questo disegno di legge, ovvero le motivazioni che una certa parte politica pone come criterio assoluto per doverne parlare con tempestività e celerità, nonostante i ben più gravi e urgenti problemi che vessano il nostro Paese in questo momento. Ci riferiamo alla cosiddetta "emergenza omofobia" che ci sarebbe in Italia. Il condizionale è d'obbligo perché in realtà – dati alla mano – l'incremento esponenziale di aggressioni di matrice omofoba in Italia non esiste e, anzi, fortunatamente tali violenze sono in drastico calo nel nostro Paese. I numeri più recenti – quelli dell'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori – certificano infatti come dal 2018 al 2019 le aggressioni fisiche legate all'orientamento sessuale e all'orientamento di genere siano diminuite drasticamente, passando da 43 a 29 annue. In passato, inoltre, addirittura prima che le unioni civili diventassero legge in Italia, un'indagine dell'Istituto Piepoli sulla diffusione di pregiudizi e stereotipi tra i ragazzi fra i 14 e i 17 anni fece emergere come la discriminazione alla quali i giovani assistono più spesso è quella ai danni delle persone obese (23%), mentre quella contro le persone omosessuali si attestava al 13%. Molte tutele mancano ancora al popolo italiano, voi credete siano queste?

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Jacopo Coghe