Letta e Calenda, i guerrafondai della sinistra
Se la guerra mondiale dipendesse dai loro tweet, ci saremmo già fatti esplodere più volte. La reazione ai missili in Polonia senza attendere che fosse fatta luce sulla realtà
Se la guerra mondiale dipendesse da loro, probabilmente ci saremmo fatti esplodere più volte. Parlo dei bellicisti genetici, i fenomeni del terrorismo mediatico, quelli che pare non aspettino altro che rifugiarsi nel bunker e lanciare missili balistici dal salotto di casa. Quelli che, ancor prima di attendere informazioni circostanziate sui missili in Polonia, avevano già suonato l’allarme atomico. Il primo è Enrico Letta, lestissimo a twittare che “in questo momento drammatico siamo a fianco dei nostri amici polacchi”. A stretto giro anche Carlo Calenda ha pensato bene di arrivare con la verità in tasca: “La follia russa continua. Siamo con la Polonia e con la Nato”.
La follia russa generata dalle pesanti sconfitte continua. Siamo con la Polonia, con l’Ucraina e con la NATO. La Russia deve trovare davanti a se un fronte compatto. I dittatori non si fermano con le carezze e gli appelli alla pace.
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) November 15, 2022
Poco importa che di lì a poco, si sarebbe saputo che a cadere in territorio polacco erano pezzi di artiglieria ucraina. La chiamata alle armi è già suonata. L’eccitamento generale a parlare di terza guerra mondiale ha colpito anche Debora Serracchiani: “Putin si fermi subito”. Mentre Benedetto della Vedova (+Europa) sa già tutto: “Putin reagisce con violenza cieca”.
Poco importa che gli americani, gli inglesi, e un po’ tutti i governi europei invitassero alla calma, alla necessità di verificare l’accaduto, a non compiere irresponsabili passi affrettati, insomma a non cedere all’isteria. Anche al governo italiano, che a Bali è sembrato tutt’altro che isolato (come paventavano i suoi avversari in campagna elettorale) va riconosciuto il merito di aver adottato, nella questione polacca, un atteggiamento pragmaticamente responsabile in attesa degli sviluppi.
Il centrosinistra invece ha deciso di distinguersi suonando la gran cassa atomica, e gli è scappata la frizione del conflitto mondiale: se premessero il pulsante rosso con la stessa soddisfazione con cui premono il tasto “invia” di twitter, il mondo sarebbe già finito. Per non parlare dei giornali, che hanno cavalcato l’onda ansiogena come se per l’appunto non ci fosse un domani. Titoli presi a caso: “Oltre il limite”, “allerta Nato”, “Shock in Europa”, “In bilico sull’abisso”, “Mosca gioca col fuoco”.
A fianco dei nostri amici 🇵🇱 in questo momento drammatico, carico di tensione e di paure. Quel che succede alla #Polonia succede a noi.
— Enrico Letta (@EnricoLetta) November 15, 2022
E tutti a citare il famoso articolo 5 del trattato Nato, da espertissimi di politica internazionale. Come se in automatico dovesse esplodere l’Armageddon. La realtà, per fortuna, non è un film di fantapolitica: nel fatto in questione, l’applicazione dell’articolo 5 non è automatica, ma prevede un confronto preventivo per scongiurare esiti disastrosi. Ed è ovvio che funzioni così. Per carità, al confine con la Polonia è comunque accaduto un fatto grave, di cui peraltro non conosciamo ancora tutti i particolari. Il rischio escalation c’è sempre.
Ma è troppo chiedere di affrontarlo con i nervi a posto? E’ troppo pretendere di porre un freno alle accelerazioni isteriche sui social? Certi campioni dell’isteria è come se avessero bisogno periodicamente di scaricare l’adrenalina con raffiche di dichiarazioni: ma se uno ha bisogno di sfogarsi, piuttosto che improvvisate analisi geopolitiche, non sarebbe più semplice fare sport?