L'EUROPA APRE ALLA CINA E CHIUDE AGLI USA
Bruxelles deciso a chi riaprire i confini e a chi tenerli chiusi. Tra questi i nostri storici alleati. Una decisione che cambierà la politica estera ed economica del nostro paese
Non è solo e semplicemente una questione di frontiere chiuse ed aperte quella che si sta decidendo in queste ore a Bruxelles. È molto di più, principalmente da una parte capire quale sia la linea politica estera (sempre ammesso che ce ne sia una) della Ue, dall'altra trovare un equilibrio tra gli interessi dei singoli paesi sulla miniera d'oro del turismo.
La prima matassa da sbrogliare riguarda fondamentalmente due nomi: Cina ed Usa. Aprire o chiudere i confinai a queste superpotenze mondiali significa toccare interessi economici da miliardi di euro. E qui la situazione si fa sempre più complessa dato che, inutile dire, ci sono paesi che simpatizzano per un paese e osteggiano l'altro e viceversa. E, stando alle ultime notizie, sembra che la linea filo-cinese abbia prevalso. E' stata di fatto creata una lista di 14 paesi a cui viene garantito l'accesso nel nostro continente: Canada, Nuova Zelanda, Australia, Corea del Sud, Giappone, Georgia, Uruguay, Marocco, Tunisia, Algeria, Serbia, Montenegro, Ruanda e Tailandia. La Cina verra' inclusa solo se anche Pechino consentirà ai cittadini dell'Ue di recarsi nel Paese dal primo luglio.
Niente da fare invece per gli Stati Uniti; ci sono questioni mediche alla base della decisione che diventerà ufficiale nelle prossime 24-48 ore, ma di sicuro questa esclusione rende ancor più tesi i rapporti con quella che è la nostra storica partner atlantica.
Di questo cambio di asse strategico internazionale dell'Europa che fa l'occhiolino a Pechino sarà soddisfatto il nostro Ministro degli Esteri; da sempre Di Maio, anzi, tutti i grillini, fanno il tifo per la Cina. Basti ricordare il doppio incontro dello scorso novembre tra l'ambasciatore cinese e Beppe Grillo.
C'è poi la matassa interna all'Europa stessa: sono mesi che alcuni paesi si fanno la guerra uno contro l'altro per la spartizione del mercato dei turisti. O meglio, sono mesi che ad esempio Grecia ed Austria stanno facendo di tutto per indirizzare gran parte dei turisti provenienti dal nord Europa verso le calde isole greche o le coste balcaniche evitando le calde spiagge di Spagna ed Italia.
Insomma, Bruxelles si trova ancora una volta davanti alle sue stesse contraddizioni, alla totale assenza di una visione comunitaria della sua politica estera e dei rapporti tra paese e paese.
Tra 48 ore, a meno dell'ennesimo rinvio, avremo l'ufficialità della decisione. Che forse cambierà la storia politica ed anche economica del nostro continente, senza che fossimo avvisati.