Le liste di Letta fanno esplodere il Pd
Esclusioni eccellenti, big infuriati, gente che lascia attaccando il Nazareno. Il cielo sul Partito Democratico è sempre più nero dopo la presentazione dei candidati
Il partito democratico non è più democratico, ma sta virando pericolosamente verso l’anarchia. Le liste di Enrico Letta sono un bagno di sangue. Si contano morti e feriti, tra chi sperava in un posto sicuro in parlamento, ed è finito col sedere per terra e il cerino in mano. Per lasciare il posto allo squadrone paracadutati democratici: fedelissimi del segretario, amici degli amici, mogli parenti e affini, leader da piazzare, navigati politici da ricollocare.
Uno scenario prevedibile, per un partito che ha deciso di tagliare il ramo sul quale era seduto, approvando una riforma folle come quella della riduzione dei parlamentari di marca grillina.
Il risultato è che la lista dei fuoriusciti ribelli si allunga spaventosamente. Dopo Monica Cirinnà (che poi ci ripensa), e Luca Lotti, che ha sbattuto la porta parlando di “decisioni politiche” dietro la sua esclusione, un’altra frontwoman del Pd come Alessia Morani saluta tutti e se ne va: “A mia insaputa, sono stata candidata a Pesaro e non accetto la candidatura”. Ad essi si aggiungono eliminazioni eccellenti come quella di Enzo Amendola, draghiano di ferro, l’uomo che tratta con l’Europa il Recovery Fund, l’alfiere dell’agenda Draghi è stato inspiegabilmente infilato nelle retrovie, rischiando di rimanere fuori dal parlamento. Resterebbe a bocca asciutta anche Stefano Ceccanti, apprezzatissimo costituzionalista dal buon senso unanimemente riconosciuto. Tutti personaggi validissimi e moderati relegati nello scantinato delle liste, a rischio trombatura, per lasciare le poltronissime blindate ai vari Di Maio, Franceschini, Speranza (catapultati tutti e tre in Campania per la gioia dei napoletani e del governatore De Luca).
Il guaio è che a finire per strada sono personalità prevalentemente moderate, autorevoli accademici, tecnici di rango, per lasciare il posto a miracolati calati dall’alto, alla sinistra ideologica, all’ambientalismo cieco. Il centrosinistra pare non esserci più, a giudicare da queste liste: esiste la sinistra-sinistra. Tommaso Nannicini per esempio: economista acuto, di Montevarchi, ha dovuto lasciare il posto al segretario di Sinistra Italiana Fratoianni, quello che farebbe esplodere i rigassificsatori, tra la rivolta delle federazioni locali del partito.
Al segretario Letta sta scoppiando in mano la bomba. Sull’altare della realpolitik il Pd sta sacrificando la sua anima. I territori sono esterrefatti. I social ribollono. Anche gli elettori più fedeli sono increduli. Lo spettacolo fornito ai cittadini è quello di un partito che sacrifica le ultime pedine che lo legavano ai territori, per rifugiarsi nelle strategie di palazzo, per ossequiare gli alleati politici, i pretoriani delle correnti, e in definitiva per preferire le persone leali alle persone capaci. Un po’ se lo aspettavano tutti. Ma non fino a questo punto.