Meloni: «Il governo non si può permettere sprechi»
La sfida autunnale dell'esecutivo sarà la manovra finanziaria. «Non occorre una semplice spending review» ha commentato la premier «ma di un governo politico che deve fare anche scelte di rottura»
Il Consiglio dei Ministri di ieri inaugura la nuova stagione. E già si intravede la vera sfida del governo Meloni: la manovra finanziaria. Sarà con la legge di bilancio che l’esecutivo sarà chiamato a lasciare davvero un’impronta, dopo un anno in cui, in molte pratiche, si è proceduto con il pilota automatico, proseguendo sul solco di Draghi sui temi cruciali, anche forti della luna di miele tra Fratelli d’Italia e gli italiani.
Ma la strada è in salita, e Meloni ha spiegato perché: le risorse sono scarse, colpa soprattutto della sciagurata gestione del superbonus di stampo contiano. Ma il premier ha aggiunto un’altra considerazione che dà l’idea del clima che si respirerà: “Non occorre una semplice spending review – dice – ma scelte di un governo politico che non si può permettere sprechi e che deve fare anche scelte di rottura”.
Dunque da una parte occorre tirare la cinghia e fare scelte impopolari, tra cui proseguire nel disboscamento dei provvedimenti di natura puramente assistenziale, come il reddito di cittadinanza. D’altra parte, però, serviranno scelte “di rottura”. Nelle pieghe di ciò che concederanno i bilanci, occorre traghettare in porto uno-due provvedimenti bandiera che possano rappresentare la svolta attesa da questo governo, su cui buona parte dell’elettorato nutre ancora alte aspettative. Potranno essere delle scelte a favore delle famiglie e della natalità; potranno essere decisioni di natura liberale volte ad abbassare il carico fiscale; l’importante è che si dia all’esterno l’impressione di non tirare a campare, perché il Paese adesso si attende risposte. E in ogni caso toccherà fare delle scelte e scontentare qualcuno, dentro e fuori il palazzo.
Nessuno aveva detto che sarebbe stato facile. Oltre alla ragioneria di stato, bisognerà tenere a bada il pressing dell’Europa sul deficit, e naturalmente gli attriti con gli alleati: da una parte la Lega, che spinge sull’autonomia e sul superamento della legge Fornero – obiettivo sempre più complicato, vista la situazione – dall’altra Forza Italia, ancora scottata dal blitz sugli extraprofitti, e agitata al suo interno dalle correnti in lotta tra loro dopo la scomparsa del fondatore. Parallelamente, Meloni dovrà gestire il rischio di essere superata a destra dagli scontenti interni, quelli che vorrebbero riesumare le vecchie battaglie della destra sociale, e che del nuovo conservatorismo di stampo europeo non vogliono sentir parlare.
Insomma, sarà un autunno caldo, per molti motivi. L’opposizione, a parte l’ala populista di Giuseppe Conte, è pressoché inesistente. Ma i problemi per il governo arriveranno soprattutto sul fronte economico, piuttosto che da quello politico. Finora abbiamo visto le prove generali: adesso comincia la partita vera. Fino al traguardo delle Europee.