Matrimoni ed eventi, un mondo dimenticato al Punto Zero (lavoro e ristori)
C'è un settore, fatto da migliaia di persone, che ha pagato salatissimo il conto economico del Covid, tra il silenzio di molti. Ma forse qualcosa a livello politico si muove
In questo anno vissuto con la pandemia sono diverse le categorie lavorative messe in ginocchio da lockdown e chiusure. Di alcune si parla tanto, basti pensare ai ristoratori, ai bar, agli impianti sciistici ed il loro indotto, tanto per restare nell'attualità di queste settimane. Di altri settori però si parla meno, per non dire zero. E non si capisce nemmeno il perché. Una categoria in particolare sta cercando di far sentire la sua voce e negli ultimi giorni il suo grido d'allarme è arrivato persino a Palazzo Chigi.
Stiamo parlando del mondo degli eventi, dei matrimoni di quelle feste private o aziendali che di fatto da un anno sono vietate per legge. Persone che non hanno visto il loro reddito abbassarsi; lo hanno visto azzerato del tutto: zero proprio. Persone, migliaia, che per sopravvivere hanno dovuto attendere per non dire sperare, nei ristori, nelle sovvenzioni dello Stato che sappiamo tutti però essere arrivati non sempre e (quando è andato bene) in ritardo.Oggi però il Governo Draghi per la prima volta ha riconosciuto l'esistenza di questa categoria, anzi di persone (perché di persone con le loro vite stiamo parlando) ricevendole al Senato per un incontro con i rappresentanti della categoria alla presenza di esponenti di tutti i partiti.
Un settore economico completamente italiano che conta oltre 50mila tra aziende e liberi professionisti e 800mila lavoratori e che, fino al 2019 fatturava qualcosa come 60 miliardi complessivi. Crollati, dicevamo, di oltre il 90%, quando non del 100%.
Ma dopo un anno di colpevole indifferenza, la voce di un settore che tra l'altro è anche vanto per l'Italia in tutto il mondo (solo il destination wedding – le coppie di sposi stranieri che scelgono il Bel Paese per convolare a nozze – produce un giro di affari di un miliardo l'anno) pare aver cominciato a superare il muro di silenzio alzato dal governo Conte bis.
Mercoledì scorso, proprio nel giorno in cui è stata completata la squadra di Mario Draghi, Federmep – l'associazione che rappresenta le imprese e i liberi professionisti del comparto – ha illustrato le proprie proposte per salvare le imprese e creare le condizioni per una ripresa che, purtroppo, tarda ad arrivare. Un incontro dall'evocativo titolo "Tutto quel che serve al settore Matrimoni ed eventi privati", volontario richiamo allo stra-noto "whatever it takes" pronunciato nel 2012 dall'attuale presidente del Consiglio. "I nostri eventi, di qualunque natura essi siano, non possono prescindere dalla socialità. Inevitabile risultato è che nessun'altra filiera economica sta pagando la pandemia come la nostra", ha ricordato la segretaria generale di Federmep Alessandra Moretti invocando maggiore attenzione e ascolto da parte del governo. "Attenzione e ascolto che si traducono in ristori adeguati per le imprese, che hanno passato un anno a cercare di districarsi nella giungla dei codici Ateco, riconoscimento della filiera economica e certezze sulla ripartenza, per riaprire in sicurezza durante la stagione estiva", hanno aggiunto la presidente e il vicepresidente della federazione Serena Ranieri e Pasquale Mazzei.Ripresa su cui incombe il prossimo DPCM che con ogni probabilità prolungherà di un mese le limitazioni, comprese le feste di ogni natura. La speranza delle imprese e dei lavoratori – così come quelle dei circa 150mila promessi sposi che hanno rinviato le nozze una, due o tre volte – è che come l'anno scorso l'arrivo della bella stagione possa naturalmente permettere di allentare le maglie e far ripartire matrimoni ed eventi.
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