Meloni a Tirana rimette l'Italia al centro della questione migranti
Il vertice legato alle problematiche della rotta balcanica racconta la volontà dell'esecutivo su un tema molto divisivo
«I Paesi dei Balcani occidentali possono contare sull’Italia». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, appena sbarcata a Tirana per il vertice Ue-Balcani occidentali. Anche se il riferimento era alla loro «prospettiva di adesione all’Unione europea», si capiva bene il senso del messaggio: do ut des. Noi vi aiutiamo nel percorso di adesione e voi ci aiutate a fermare le ondate migratorie. Tutto chiaro?
Ecco finalmente il primo vero atto di politica estera della leader di Fratelli d’Italia. Non la fornitura di armi all’Ucraina. Non la fedeltà alla Nato. E nemmeno la scelta di recarsi a Bruxelles per la sua prima visita all’estero da capo di governo. Tutti atti dovuti e scontati per la neo premier, che s’inserivano nei binari di una dialettica internazionale indipendente da Palazzo Chigi e non derogabili.
Stavolta è diverso. Giorgia Meloni crede fermamente di poter incidere sulle politiche migratorie dell’Unione, suo cavallo di battaglia per il quale - come noto - sarebbe stata disposta finanche a imbarcarsi nell’avventura di un blocco navale nel Mediterraneo. Questo non servirà (né si può fare): intanto, accontentiamoci di sigillare la rotta balcanica, vera spina nel fianco dell’Unione e principale direttrice degli ingressi clandestini da Africa e Medio Oriente.
È anche per questo che i 27 leader dell’Unione si sono incontrati oggi a Tirana coi partner della regione. C’è anche altro, ovviamente. Ma di certo serve una messa a punto dei piani d’azione necessari per una più fattiva collaborazione nella lotta agli ingressi illegali. Anche perché la Commissione ha appena presentato i dati sulla rotta balcanica, dove ormai si registra la stragrande maggioranza degli ingressi illegali: ben il 168% in più rispetto al 2021, secondo Bruxelles. Un dato choc, che però non ha còlto impreparato Palazzo Chigi.
Ed ecco allora come la posizione di Meloni e del suo governo (che di caratura politica ne ha sin troppa secondo i suoi detrattori) sia adesso quella di farsi protagonista nell’ex colonia italiana, favorendo il dialogo con l’Adriatico, che può garantirci prosperità commerciale e interessanti partnership.
Il premier albanese Edi Rama, del resto, sembra apprezzare personalmente la leader del nostro Paese. Non a caso è stato tra i primi a complimentarsi per il suo successo elettorale, dedicandole queste parole niente affatto scontate: «Congratulazioni alla prima donna chiamata dal popolo a guidare l’Italia, un paese al quale l’Albania deve tantissimo e con il quale ci lega un’amicizia antica e fraterna, che ha sempre ispirato le relazioni tra i nostri governi».
Oggi Meloni ha avuto modo di ricambiare il favore, sottolineando come noi italiani «abbiamo una grande responsabilità verso i Paesi dei Balcani occidentali, specialmente dopo l’aggressione russa all’Ucraina. Bisogna rafforzare il processo per il loro ingresso nell’Ue». La premier su questo aspetto ha poi aggiunto, per la gioia di Edi Rama, che «si può contare sull’Italia».
L’ultima volta che intervistammo Rama su Panorama, all’epoca del primo governo Conte, dalle parole dell’uomo politico era emersa invece tutta la sua delusione per la scelta del Consiglio europeo di bloccare l’avvio dei negoziati di adesione all’Ue di Albania e Macedonia del Nord: «Il cuore del problema sta in quella parte di Europa che è entrata in una scia pericolosissima di lotte intestine e veti incrociati. Francia, ma soprattutto Paesi Bassi e Danimarca, ci hanno voluto bloccare. Non è mai bello né è facile sopravvivere alla sensazione di essere stati presi in giro» ci disse durante una colazione a Roma.
Quanto all’immigrazione, la sua posizione era stata precisa: «So che voi vivete con preoccupazione i flussi migratori. Il nostro approccio è diverso. Per noi non è mai stato un problema. Del resto, non abbiamo il vostro fardello, ma capisco benissimo la frustrazione di essere stati lasciati soli dall’Europa. L’immigrazione albanese in Italia è parte di una storia a lieto fine, che ha trasformato un popolo di “invasori senza scarpe e con lo stomaco vuoto” in una massa importante di contribuenti all’economia italiana, che poi hanno portato sviluppo anche in Albania».
Oggi molto è cambiato. L’approccio dell’Unione è più convinto e pragmatico, la solidarietà tra i 27 pare accresciuta in forza dell’aggressione putiniana, mentre l’Italia ha un governo autenticamente interessato alla politica estera del nostro Paese.
Non foss’altro che l’Albania e i Balcani sono la nostra sponda geopolitica naturale, Giorgia Meloni sa bene che questo dossier è il primo (e forse il solo) realmente alla nostra portata, e dunque ha tutta l’intenzione d’investire molto sul successo di una politica migratoria che sia definita con i partner strategici, per intestarsi un successo internazionale. E l’Albania, come visto dalle stime Ue, è il Paese giusto per mettere a segno un punto e avviare un percorso virtuoso e favorevole a entrambe le sponde adriatiche.
Dunque, meglio archiviare le imbarazzanti intemerate salviniane, e i bracci di ferro muscolari con Ong, capitanerie di porto, pirati libici e quant’altro. Molto meglio iniziare dal sigillare sul serio i confini terrestri grazie ad accordi europei e bilaterali, direttamente con i Paesi in prima linea.
Intanto, però, la scena se l’è presa un’altra donna: Ursula von der Leyen. Al suo arrivo al vertice Ue-Balcani occidentali a Tirana, ha intimato i rappresentanti dei Balcani occidentali a «decidere da che parte stare: dalla parte della democrazia, e questa è l’Unione Europea, amica e partner. O se vogliono prendere una strada diversa» ha tuonato la presidente della Commissione europea. «Russia e Cina stanno cercando di esercitare un’influenza nella regione, ma l’Ue è il maggiore investitore e il partner più stretto per i Balcani occidentali», ha ricordato von der Leyen ai colleghi.
Dunque, la partita è aperta, e stavolta Roma e la sua leader politica possono sperare di contare davvero qualcosa. In ballo c’è tutta la geopolitica che conta per il nostro Paese. E non possiamo rischiare per l’ennesima volta di steccare su un tema internazionale.
Anche perché giovedì prossimo a Bruxelles si terrà il Consiglio Affari europeo, che con ogni probabilità porterà ad approvare il nuovo Patto sull’immigrazione, che definirà responsabilità dei salvataggi e solidarietà nelle quote di ridistribuzione dei migranti. Se anche questo tavolo è importantissimo per il futuro dell’immigrazione in Italia, nondimeno lo sono i finanziamenti, le nuove regole sui visti della regione e il potenziamento delle strutture ricettive in Albania e nel resto dei Balcani, che non possono scontentare i governi regionali e dove l’Italia può e deve dettare la linea.