Il pragmatismo mediterraneo della Meloni passa dalla Tunisia
Dal contrasto all'immigrazione clandestina ai rapporti commerciali, passando per il dossier energetico: sono numerosi i temi affrontati dal presidente del Consiglio con Kais Saied
È stata una visita significativa quella compiuta martedì a Tunisi da Giorgia Meloni, per incontrare il presidente tunisino, Kais Saied. Obiettivo principale dell’Italia è infatti notoriamente quello di stabilizzare il Paese nordafricano, per disinnescare la bomba migratoria che rischia di abbattersi sulle nostre coste. È in quest’ottica che, negli ultimi mesi, Roma ha esortato il Fondo monetario internazionale ad essere meno rigido nei confronti di Tunisi: quest’ultimo ha infatti subordinato la concessione di un prestito da 1,9 miliardi di dollari all’attuazione di riforme che Saied non sembra tuttavia intenzionato a implementare.
“Noi abbiamo portato avanti un'azione di sostegno alla Tunisia nei negoziati con il Fondo Monetario Internazionale, sia a livello di Unione europea sia di G7, con un approccio pragmatico, perché pragmatico deve essere l'approccio, chiaramente tenendo in considerazione le regole di funzionamento del Fondo”, ha detto la Meloni. “Anche a livello di Ue l'Italia si è fatta portavoce di un approccio concreto per aumentare il sostegno alla Tunisia sia nel contrasto alla tratta di esseri umani e all'immigrazione illegale, ma anche per un pacchetto di sostegno integrato, di finanziamenti e di opportunità importanti a cui sta lavorando Bruxelles”, ha proseguito il nostro presidente del Consiglio. “Per accelerare l'attuazione di questo pacchetto dell'Ue ho dato al presidente Saied la mia disponibilità a tornare presto qui in Tunisia anche insieme alla presidente Ursula von der Leyen”, ha aggiunto, sottolineando anche la solidità delle relazioni commerciali tra Roma e Tunisi.
“C'è una grande occasione di sviluppo nel rapporto fra Italia e Tunisia che è data dal settore energetico: la cooperazione in materia energetica si rafforza grazie al cavo sottomarino di collegamento elettrico Elmed. Anche su questo l'Italia ha fatto un grande lavoro perché fossero garantiti i finanziamenti. Diventa un'infrastruttura strategica che lega ulteriormente il destino delle nostre due nazioni e consente tanto all'Italia quanto alla Tunisia di diventare degli hub di approvvigionamento energetico per le regioni che le circondano, per l'Europa e per i Paesi del Nord Africa”, ha continuato l’inquilina di Palazzo Chigi, che ha anche parlato di “contrasto all’immigrazione irregolare”. “Con il presidente Saied abbiamo discusso dell’ipotesi di una conferenza internazionale a Roma sul tema della migrazione e dello sviluppo, per cercare di mettere insieme tutte le necessità legate a un fenomeno imponente che va affrontato a 360 gradi”, ha sottolineato la Meloni, ribadendo la sua intenzione di presentare un Piano Mattei per l’Africa.
“E' un bene per il nostro Paese e per la stabilità dell'intero Mediterraneo che oggi il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si sia recato a Tunisi per interloquire con il presidente Saied. Siamo tutti consapevoli che la Tunisia stia vivendo un momento difficile e la cosa peggiore che si possa fare in questa fase è voltare le spalle ad uno Stato con cui abbiamo storici interessi culturali e commerciali”, ha commentato martedì il capogruppo di Fratelli d’Italia alla commissione Esteri della Camera, Giangiacomo Calovini. “Il governo, che persegue la politica di un rapporto con l'Africa non predatorio, ritiene correttamente che ci si debba adoperare per tenere la Tunisia vicino all'Europa e ai suoi valori così come ci si debba adoperare per fare in modo che il Fondo monetario internazionale possa intervenire per evitare uno scenario economico pericoloso”, ha proseguito Calovini.
La politica italiana sulla Tunisia è importante sotto svariati punti di vista. È chiaro che l’obiettivo principale è quello di scongiurare una grave crisi migratoria. Ma c’è dell’altro. L’Italia ritiene che un approccio troppo rigido del Fondo monetario possa spingere pericolosamente Tunisi tra le braccia di Mosca e Pechino. D’altronde, Cina e Russia si sono recentemente dette a favore di un ingresso del Paese nordafricano nei Brics. Contrastare l’influenza sino-russa in Nord Africa è quindi anche negli interessi della Nato, che rischia altrimenti di ritrovarsi sotto pressione a Sud. Infine, la stabilità è importante anche da un altro punto di vista. Che Saied sia un leader dai tratti controversi, è senz'altro vero. Ed è giusto che la comunità internazionale monitori attentamente le sue azioni. Tuttavia va anche ricordato che la principale forza di opposizione al suo potere è Ennahda: un movimento islamista, orbitante attorno alla galassia dei Fratelli Musulmani, che intrattiene rapporti con Hamas. Insomma, non certo un esempio di liberaldemocrazia. L’Italia fa quindi bene a condurre una linea mediterranea, improntata al pragmatismo.