​Giorgia Meloni, Cina, Xi Jinping
Ansa
Politica

La Meloni in Cina con un piede, ma con l’altro resta nell'Atlantico

La premier italiana: «La Cina è fondamentale per stabilità e pace. E Roma è importante per rapporti equilibrati con Ue»

È un viaggio particolarmente delicato quello di Giorgia Meloni in Cina. Poche ore fa, il presidente del Consiglio ha incontrato Xi Jinping. “C'è una insicurezza crescente a livello internazionale e io penso che la Cina sia inevitabilmente un interlocutore molto importante per affrontare tutte queste dinamiche, facendolo a partire dai rispettivi punti di vista per ragionare insieme di come garantire stabilità, pace, un interscambio libero”, ha dichiarato, nell’occasione, l’inquilina di Palazzo Chigi.

“Noi, con questo viaggio, lanciamo un piano d'azione di tre anni che abbiamo firmato con il governo cinese che definisce i prossimi tre anni della nostra cooperazione bilaterale con l'obiettivo chiaramente di valorizzare il lavoro che abbiamo già fatto, ma anche di esplorare nuove forme di cooperazione lavorando allo stesso tempo per un bilanciamento dei rapporti commerciali”, ha proseguito. “Da questo punto di vista penso che l'Italia possa avere un ruolo importante anche per quello che riguarda le relazioni con l'Unione europea e anche qui c’è il tentativo di creare rapporti commerciali che siano il più possibile equilibrati”, ha aggiunto la Meloni.L’incontro con Xi è arrivato dopo un faccia a faccia che il presidente del Consiglio aveva avuto con il premier cinese, Li Qiang.

“I due capi di governo hanno discusso di come promuovere uno sviluppo equilibrato e sostenibile del commercio bilaterale e degli investimenti reciproci, rafforzare la collaborazione scientifica e culturale e garantire un dialogo costruttivo in tutti i settori di comune interesse”, si legge in una nota di Palazzo Chigi. “In occasione dell’incontro”, prosegue il comunicato, “è stato adottato un Piano d’Azione per il rafforzamento del Partenariato strategico globale (2024-2027) e sono state sottoscritte sei intese, relative alla collaborazione industriale, alla tutela delle indicazioni geografiche, alla sicurezza alimentare, all’ambiente e all’istruzione”. Nonostante il clima di maggiore disgelo, la Meloni, incontrando Li, non ha nascosto alcune preoccupazioni. “La nostra nazione resta desiderosa di cooperare, ma è fondamentale che i nostri partner si dimostrino genuinamente cooperativi giocando secondo le regole, per assicurare che tutte le aziende possano operare sui mercati internazionali in condizioni di parità”, ha affermato.All’inizio del viaggio nella Repubblica popolare, la Meloni aveva reso noto di voler “rilanciare” le relazioni con Pechino. Relazioni che, finora, si erano rivelate a tratti turbolente. L’attuale inquilina di Palazzo Chigi ha infatti adottato una politica estera significativamente atlantista, rafforzando inoltre i rapporti con l’India e, soprattutto, evitando di rinnovare il controverso memorandum sulla Nuova via della Seta, siglato dal governo Conte I nel 2019. Una linea, quella della Meloni, che ha reso Roma sempre più vicina a Washington.

L’attuale governo italiano teme del resto le mire di Pechino sulle infrastrutture strategiche, a partire dai porti. Senza trascurare che, negli scorsi anni, il Dragone ha rafforzato la propria influenza sul continente africano: un elemento, questo, a cui Palazzo Chigi guarda comprensibilmente con una certa preoccupazione. D’altronde, il Piano Mattei è finalizzato anche a incrementare il soft power occidentale in Africa, onde arginare l’iperattivismo locale di cinesi e russi. Se quindi la scelta geostrategica del governo italiano è chiara (ed è una scelta tutt’altro che filocinese), la Meloni deve al contempo cercare di non compromettere le relazioni economico-commerciali con Pechino. Ed è questo l’obiettivo principale del suo viaggio in Cina. La postura atlantista di Roma non sembra, insomma, in discussione.

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Stefano Graziosi