La svolta a destra di Macron sui migranti è la mossa obbligata e disperata per sopravvivere
La nuova legge approvata ieri con i voti anche di Marine Le Pen spacca la maggioranza e la sinistra. Ma l'Eliseo ha solo scelto il meno peggio per provare a non consegnarsi alla destra
Un ministro dimesso, partiti di maggioranza nel caos, polemiche furiose. La legge approvata ieri in Francia sull’immigrazione si sta trasformando in un vero e proprio tornado abbattutosi su Parigi e soprattutto sull’Eliseo; il primo a volere le nuove norme molto più dure di quelle esistenti è stato proprio Emmanuel Macron, fino a ieri il massimo esempio del progressismo di sinistra in Europa, oggi un nuovo fascista.
La legge infatti è stata approvata non solo con i voti del partito del presidente francese ma anche con quelli del partito di Marine Le Pen.
«La legge sull’immigrazione è lo scudo che ci mancava - ha detto Macron in diretta tv per difendersi dagli attacchi della sinistra - dobbiamo batterci contro i flussi clandestini e migliorare l’integrazione». Frasi che sarebbero perfette persino per Giorgia Meloni e Matteo Salvini quando quest’ultimo era al Viminale.
Macron allora è diventato di destra?
No, in realtà ha fatto l’unica cosa possibile, ed astuta, per evitare un tracollo futuro. Mi spiego. Mancano pochi mesi alle elezioni europee e due cose sono chiare in tutti i palazzi della politica: nel vecchio continente spira un vento di destra. Ma non solo: il tema centrale su cui si giocherà il voto non sono la guerra in Ucraina o il Mes e nemmeno il nuovo patto di stabilità. La vera questione che sta a cuore alla gente sono sicurezza ed immigrazione. Macron così ha deciso di giocare d’anticipo: dando il via libera ad una legge non di destra ma che alla fine piace anche alla destra prova quantomeno a togliere la principale arma a disposizione di Marine Le Pen in campagna elettorale. Non l’avesse fatto avrebbe lasciato campo all’avversaria che nel caso di successo elettorale arrivando all’Eliseo avrebbe preparato come prima cosa una legge ancor più anti-migranti. Insomma, Macron alla fine fa l’unica cosa possibile oggi per evitare quello che per lui sarebbe il peggio domani.
La sinistra che insorge, a partire dal ministro della Salute che si è dimesso, dimostra ancora una volta di non capire quali siano i messaggi che arrivano dalla vita di tutti i giorni. Alcune settimane fa davanti all’ennesimo atto di terrorismo islamico il Ministro degli Interni Darmanin dichiarò che «la Francia è davanti al fallimento totale dell’integrazione»; per Melanchon ed i suoi a quanto pare problemi non ce ne sono.
E l’Italia? Ieri dall’Europa si è dato il via libera a nuove misure, anche queste più restrittive, contro l’immigrazione clandestina. Ma è lecito aspettarsi che da qui al giorno del voto di giugno Giorgia Meloni e soprattutto Matteo Salvini spingano forte sull’acceleratore per limitare il numero di sbarchi sulle nostre coste dopo le 153 mila persone arrivate dal primo gennaio a ieri (con una crescita rispetto al 2022 del 53%). Insomma, la maggioranza ha in mano il jolly per dare scacco matto alle prossime europee. Macron l’ha capito, la sinistra nel suo complesso ancora no.