Sui migranti siamo al punto di non ritorno
Arrivi record, hotspot al collasso, sindaci nei guai. Al di là dei trattati e della politica bisognerebbe cominciare a ridurre gli arrivi
Gira che ti rigira la questione migranti resta centrale non solo nel mondo politico, proprio in tutta la società. La settimana appena conclusa ha visto la polemica Viminale-sindaci sul (presunto) mancato rispetto di alcuni primi cittadini di centro-sinistra degli impegni presi in fatto di accoglienza ed ospitalità. Ma non basta.
Nelle ultime 24 ore è tornata d’attualità la questione Tunisia, paese diventato principale porto di partenza per barchini improvvisati. Anzi, la cronaca ci racconta la scoperta in territorio tunisino di un vero e proprio cantiere (abusivo) dove venivano realizzate in fretta e furia le “navi” da caricare di disperati. Segno che i mercanti di uomini sono persone senza scrupoli e che il numero di migranti desiderosi di lasciare l’Africa per arrivare in Italia è crescente se pescherecci, motoscafi e gommoni non bastano più.
Lo dimostrano anche i dati di questa estate; dal 1 giugno al 18 agosto sono arrivate in Italia oltre 55mila persone, una media di 700 migranti al giorno. Cifre che rendono impossibile qualsiasi tipo di gestione prevista sulla carta con hotspot presi d’assalto ben oltre la loro capienza (chiedere a Lampedusa) e, appunto, sindaci e regioni che fanno fatica a ricevere e a gestire.
Siamo quindi ad un passo dal collasso del sistema, che ci piaccia o no. Non è un caso che nelle ultime ore anche il governo pare voler cambiare un minimo la strategia attuata fino a qui; strategia che ha visto mettere in campo una intensa attività diplomatica in Europa ed in Africa ma che fino adesso non aveva posto limitazioni agli arrivi. Ora le cose sembrano essere, finalmente, cambiate.
Nel governo la voce di chi vorrebbe una stretta sulle partenze sta crescendo. A poco valgono gli annunci di Tunisi sulle operazioni di contrasto di questi giorni, ultimo di 5 giorni fa con lo stop ad 8 barchini con a bordo in tutto 800 persone, pronte a salpare e fermate di fatto sulla riva dalla Guardia Costiera.
La rete difensiva tunisina fa acqua da tutte le parti perché per 1 che viene bloccata almeno 10 riescono a prendere la via del mare.
Il Ministro degli Esteri Tajani ha annunciato novità sui rimpatri che dovrebbero essere più rapidi e meno complessi. Una misura si importante ma non risolutiva del problema che resta in piedi, da anni. Questa volta però a chiedere risposte non è la politica ma la gente comune, i sindaci, non questo o quel segretario di partito. Ed anche, diciamolo, gli elettori. Un recente sondaggio sul tema ha mostrato una netta insoddisfazione in chi ha votato per il centrodestra. Altro era stato promesso in campagna elettorale, altro andava fatto.
Di sicuro il 2024 non potrà essere come il 2023. Tra 150 mila arrivi previsti e 0 sbarchi ci sono di sicuro delle vie di mezzo realizzabili.
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