MIlano-Cortina 2026, difficoltà e problemi a 5 cerchi
La gara per la costruzione della pista del bob andata a vuoto; l'hockey che cambia - ancora - casa. Il 2026 è sempre più vicino e la costruzione delle infrastrutture per le gare olimpiche incontra sembra una gara a ostacoli
Quella di Milano-Cortina sembra una storia infinita. Un'epopea, per dirla tutta.
Partiamo dalle notizie recenti, che fanno pensare che a due anni dall'inizio dei giochi olimpici invernali si vada sempre più rapidi verso uno scenario che permetta di salvarsi all'ultimo minuto dalle figuracce. Il bando di gara per la costruzione dello Sliding Center, la pista di bob, slittino e skeleton, destinata alle Olimpiadi di Cortina d'Ampezzo, ha avuto un esito del tutto inaspettato: lunedì 31 luglio, nessuna azienda si è presentata per assumersi la responsabilità di costruire questa struttura, tra le fondamentali per i giochi olimpici. La Società Infrastrutture Milano Cortina 2026 (Simico) ha comunicato ufficialmente questo risultato e ha annunciato l'avvio di una "procedura negoziata" per trovare un'impresa capace di portare a termine i lavori. In altre parole, sarà la stessa organizzazione a contattare direttamente potenziali costruttori e richiedere loro un preventivo. Il motivo potrebbe essere racchiuso nei costi che nessuna azienda, post Covid e in uno stato di incertezza dovuto alla guerra, potrebbe volersi accollare. Attualmente, infatti, la costruzione della pista è stimata per 124 milioni di euro contro i 47 inizialmente preventivati. Il 264% in più rispetto alle stime iniziali di gennaio 2019.
Passiamo alla seconda notizia, a oggi, 4 agosto 2023, le strutture necessarie per quasi la metà degli sport inclusi nel programma di Milano Cortina 2026 (bob, slittino, skeleton, salto con gli sci, combinata nordica, speed-skating e hockey) sono ancora in fase di progettazione o non esistono affatto. Il centro di Predazzo è ancora in alto mare, e altre strutture esistono solo sulla carta. Assenti totali i due palazzi del ghiaccio di Milano. Nei prossimi giorni, inizieranno - teoricamente - anche le attività finalizzate alla costruzione del Palaitalia Santa Giulia. Questa struttura, realizzata da investitori privati e con una capienza di 15.000 posti, ospiterà la sede di hockey 1. Una volta terminati i Giochi, l'impianto sarà destinato a essere utilizzato come area polifunzionale, confermando così l'impegno verso la sostenibilità e l'uso razionale delle strutture sportive.
E la terza, che suona come più come una barzelletta: C'erano Tizio, Caio e Sempronio e una pista da hockey. Dopo l'ennesima modifica, nei giorni scorsi abbiamo appreso che - forse - saranno i padiglioni 22 e 24 di Fiera Milano-Rho il palcoscenico della gara di hockey 2 durante i Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano-Cortina nel 2026. Questa sede garantirà la continuità territoriale con gli altri siti di gara del mondo del ghiaccio, con l'eccezione del curling. Il nuovo impianto sostituirà la Milano Hockey Arena e avrà carattere temporaneo, essendo destinato esclusivamente alla durata delle competizioni. Questa formula sostenibile e innovativa consente di ottimizzare i costi operativi, grazie alla condivisione di servizi e risorse tra le due sedi di gara presenti nella Fiera, che diventeranno di fatto un'unica area con due impianti.
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, esprime soddisfazione per la soluzione trovata, soprattutto considerando l'attuale situazione internazionale, con l'elevato aumento dei costi delle materie prime. La ricerca tempestiva di soluzioni operative sostenibili ha permesso di garantire il corretto svolgimento delle gare di hockey femminile e alcune gare maschili nella città di Milano. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, sottolinea l'efficacia del modello Lombardia, basato sul dialogo e la collaborazione istituzionale, che è stato il motore dell'intero progetto Olimpiadi. L'assegnazione della sede di Hockey 2 ai padiglioni della Fiera Rho di Milano raggiunge diversi obiettivi e dimostra ancora una volta la forza della sinergia tra le istituzioni coinvolte.La sfida è davvero significativa, ma non impossibile stando alle parole degli organizzatori che già nel 2015 compirono una sorta di miracolo aprendo Expo 2015 con cantieri ancora in attivo e completati alla velocità della luce nelle poche settimane di "adattamento" all'Esposizione Universale.
Questa volta però non si parla di padiglioni, e tanto meno di strutture preconfezionate da montare in loco e smontare a piacimento. Si tratta di vere e proprie infrastrutture che devono rispettare determinati standard, anche di sicurezza, e che verranno utilizzate da atleti. Nessun rischio o leggerezza può essere tollerata. Sebbene i Giochi Olimpici siano previsti per febbraio 2026, teoricamente le strutture dovrebbe essere completate con anticipo per consentire la realizzazione dei test-event.
Una corsa contro il tempo che riporta indietro alle parole di Vincenzo Novari rilasciate ad Affari Italiani quando era amministratore delegato della Fondazione che appunto gestisce le Olimpiadi e le Paralimpiadi Invernali del 2026 controllata dal Coni, e dalle Regioni Lombardia e Veneto e dai Comuni di Milano e di Cortina: “Mi sento di essere ottimista perché stiamo lavorando bene grazie ad una struttura commerciale molto focalizzata ed a intermediari che avevano già stretti rapporti col Coni”.
Sembrano passate ere da quel 24 giugno 2019, quando le Olimpiadi Invernali vennero assegnate a Milano-Cortina; e sembra lontanissimo anche quel 6 febbraio 2026, quando si avvierà la cerimonia inaugurale della manifestazione. Ma si sa, il tempo corre più rapido delle persone. E le polemiche si accumulano, insieme ai ritardi. L'attuale AD, Andrea Varnier, la cui nomina è stata ufficializzata da Giorgia Meloni lo scorso 14 novembre si dice ottimista. Intanto, i lavori che dovrebbero continuare sembrano scontrarsi con malumori e problemi.
Ma esiste un piano B? Non proprio. C'è la possibilità che alcune gare vengano delocalizzate in territorio non italiano dove gki impianti sarebbero pronti ad accogliere gli atleti in gara. Perdere la qualifica di Paese ospitante è invece un'ipotesi così remota da risultare impossibile. In primo luogo, chi si farebbe carico di un evento di tale portata con così poco tempo? Nemmeno i nostri concorrenti durante l'assegnazione sarebbero in grado oggi di sopportare una mole di lavoro di questo tipo. A poter far saltare il banco della combinata Milano-Cortina potrebbe essere solo il Cio, con buona pace dell'evento e dando uno schiaffo epocale all'Italia. Impossibile, anche in questo caso, solo valutare l'opzione.
Non resta dunque che sperare in una rapida risoluzione e che la stagione invernale, sempre più vicina, porti consiglio ai diretti interessati e a una sferzata nei lavori per quello che è l'evento più grande che l'Italia si prepara a ospitare nei prossimi anni.
Otto problematiche di Milano-Cortina 2026
Le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina, previste per il 2026, sono state soggette a diversi problemi e sfide durante il processo di organizzazione. Alcuni dei principali problemi affrontati includono:
1. Costi elevati: Una delle principali preoccupazioni riguarda l'aumento dei costi di organizzazione. Gli investimenti necessari per costruire o migliorare le infrastrutture olimpiche, le strutture sportive e i servizi possono facilmente superare le stime iniziali, causando un pesante onere finanziario per le città ospitanti.
2. Pianificazione e tempistica: Le Olimpiadi richiedono una pianificazione dettagliata e un rigoroso rispetto dei tempi. Le sfide possono sorgere quando i progetti di costruzione subiscono ritardi o quando il processo decisionale si protrae, mettendo a rischio il completamento delle strutture e delle infrastrutture in tempo per l'evento.
3. Opinione pubblica e opposizione locale: Le Olimpiadi possono suscitare sentimenti contrastanti all'interno della popolazione locale. Alcuni residenti possono essere entusiasti dell'evento e dei suoi presunti benefici, mentre altri possono essere contrari a causa degli impatti ambientali, del traffico, dei costi e delle priorità delle spese pubbliche.
4. Impatti ambientali: L'organizzazione di grandi eventi come le Olimpiadi può avere un impatto significativo sull'ambiente, in particolare a causa della costruzione di nuove strutture e delle esigenze di trasporto. La necessità di nuove infrastrutture e piste da sci può comportare deforestazione, disturbo della fauna selvatica e problemi di inquinamento.
5. Sicurezza e minacce terroristiche: Un evento di portata mondiale come le Olimpiadi richiede un'attenzione particolare alla sicurezza. Le autorità devono affrontare il rischio di minacce terroristiche, la protezione degli atleti e del pubblico e la gestione di potenziali situazioni di emergenza.
6. Eredità e utilizzo post-Olimpico: Dopo la conclusione dei Giochi, rimane la questione di come saranno utilizzate le strutture e le infrastrutture costruite per l'evento. È importante assicurarsi che queste strutture abbiano un uso significativo e sostenibile a lungo termine per evitare che diventino costosi elefanti bianchi dopo la fine delle Olimpiadi.
7. Cambiamenti climatici: Con il riscaldamento globale, i luoghi delle Olimpiadi invernali possono affrontare problemi di scarsa neve e condizioni meteorologiche imprevedibili, mettendo a rischio la qualità e la sicurezza degli eventi.
8. Traffico e trasporto: L'organizzazione delle Olimpiadi comporta un notevole flusso di persone e traffico. Le città ospitanti devono garantire un efficiente sistema di trasporto pubblico e infrastrutture adeguate per gestire l'afflusso di atleti, tifosi e media.