Gli irresponsabili che soffiano sul fuoco della tensione
Il Ministro Piantedosi parla di «segnali» di chi sta strumentalizzando la paura. Come dimostra quanto accaduto alla Sapienza pochi giorni fa
«Bisogna fare attenzione alla strumentalizzazione della paura, evitando che ci sia perciò un avvitamento della protesta, ne abbiamo già qualche primo segnale». Matteo Piantedosi, neo Ministro dell’Interno, è uno dei pochissimi tecnici del Governo Meloni. Un tecnico il cui curriculum non lascia spazio a strumentalizzazioni e quindi, quando dice una cosa, è perché sa quello che dice. E, soprattutto, sa cogliere prima degli altri i segnali che arrivano dalla «piazza».
E quello che arriva oggi non promette nulla di buono.
Il neo titolare del Viminale poi è troppo furbo ed esperto per fare nomi e cognomi, anzi, ha aggiunto che quanto accaduto alla Sapienza pochi giorni fa «Non riguardi questo clima di tensione e di paura». Però è evidente a tutti che, in un clima sociale già infuocato causa caro bollette, aziende che chiudono, inflazione galoppante c’è chi sta soffiando sul fuoco alla ricerca dello scontro con le forze dell’ordine per poter lanciare l’allarme fascista.
E proprio quanto successo nel principale ateneo romano, è la perfetta spiegazione di questo meccanismo. I cui ingredienti sono semplici.
La base di partenza è che ora in Italia c’è un governo di «Destra». Bisogna quindi cercare di mettere alla luce tutte le cose in grado di far urlare al «regime». Cosa meglio quindi della Polizia che manganella un giovane manifestante di sinistra? A questo poi segue la cassa di risonanza, per dare voce alla paura e rilanciarla.
E qui c’è solo l’imbarazzo della scelta. Si va dai colleghi di sinistra di lungo corso ai parlamentari. Tra questi si è messa in luce una neo eletta, Ilaria Cucchi, la senatrice Ilaria Cucchi che, testuale, commentando i fatti avvenuti nell’ateneo romano ha detto: «I nostri ragazzi sono gli stessi studenti che ieri alla Sapienza sono stati affrontati come terroristi per il semplice fatto che essi, poveri, credevano di avere ancora il diritto di protestare, di far sentire la loro voce, in modo del tutto pacifico, oltretutto. Inaccettabili invece i modi violenti e disumani con i quali sono stati trattati loro. Immagini brutali che non avrei mai voluto vedere e davvero intollerabili, che hanno avuto come teatro un luogo per me sacro: l'università». Ed il gioco è fatto.
Forse sarebbe il caso di precisare alcune cose. ad esempio su quanto accaduto alla Sapienza, dove una 50ina di ragazzi (non è nemmeno chiaro se fossero tutti studenti, tra l’altro) ha cercato di bloccare un incontro autorizzato in una delle aule alla presenza di un parlamentare di Fratelli d’Italia ed un giornalista, Daniele Capezzone, che evidentemente per questi giovani è più pericoloso di Matteo Messina Denaro e, pensate un po’, non per quello che fa, ma per le sue idee. Con buona pace della democrazia.
Guardando bene le immagini che hanno fatto il giro dei social, si può benissimo notare come davvero stiamo parlando di poche decine di manifestanti all’interno di un ateneo da 120 mila iscritti. Insomma, quattro gatti, la minoranza della minoranza, che si è autoproclamata proprietaria e difensore unico della facoltà («Fuori i fascisti dalla Sapienza», hanno gridato, come fosse casa loro) e possessori unici del bene e del giusto. I restanti 119.950 iscritti la pensano in realtà in maniera diversa, e non vedono alcun pericolo dato che o osservavano da lontano la scena o erano a studiare.
Quando poi si parla di ordine pubblico, di cariche della Polizia e di proteste si entra in un campo minato, dove esiste una differenza sostanziale: c’è il manganello che va bene e quello che non va bene a seconda del momento e delle convenienze.
Ad esempio, se pensate che quello di Roma sia il primo caso di carica della Polizia del 2022 vi sbagliate di grosso. Un rapido giro sui social vi apriranno ad un elenco di casi ed episodi, anche più cruenti, molto corposo. Manifestazioni, blocchi delle strade, barricate davanti a stazioni, aeroporti, scioperi selvaggi, in questi primi 10 mesi dell’anno ne sono successe di tutti i colori. Ma nessuno quando al Viminale c’era la Lamorgese si è mai sognato di gridare al “regime violento”. Semplicemente perché l’allarme non sarebbe servito alla causa.
Saranno mesi duri, difficili e di motivi di tensione ne abbiamo abbastanza. Inventarne altri sarebbe davvero grave, giocare con il fuoco, la tensione e la paura a fini politici è peggio. È da irresponsabili.