Minori ed adulti. In Italia ormai è vietato punire
Le reazioni della sinistra (stampa compresa) al Decreto che inasprisce le pene per i reati commessi dai ragazzi è l'ennesimo segnale di una strada intrapresa da tempo e di cui paghiamo le conseguenze
Il giorno dopo il decreto del governo con la «stretta» (che non sembra in realtà nemmeno troppo stretta) per i reati commessi dai minori la sinistra si è schierata compatta «contro». I titoli dei quotidiani dell’area sono emblematici. «Repressione per decreto» (Repubblica); «Giovani e crimini, il pugno di Meloni» (La Stampa); «Meloni arresti i bimbi «per salvarli»; ma l’emergenza baby gang non c’è» (Domani); «Ragazzi dentro» (Il Manifesto); Meloni lady di ferro: «Spezzeremo le reni ai ragazzini» (L’Unità). Avvenire invece ci regala l’opinione di Milena Santerini secondo cui bisogna «Educare sempre. Non emettere Daspo per paura».
Per non parlare dei politici. La leader dem Elly Schlein ha commentato così il Decreto di ieri: «Non si può solo reprimere...».
Veniamo da un’estate in cui, oltre ai fatti di Caivano, gli stupri di Palermo ci sono stati altri casi di cronaca che hanno coinvolto minori. Ad esempio la decisione del Tar del Lazio di promuovere una ragazza delle media bocciata con 6 materie insufficienti; «la prassi non è questa. La scuola promuove…» hanno scritto i giudici. Sempre in tema di istruzione abbiamo letto pochi giorni fa che l’Alto Adige vuole vietare i voti sotto il 4 perché «troppo umilianti».
La sensazione generale, e non da oggi, non da questa estate, è che punire sia ormai sbagliato, a prescindere. Per ogni cosa c’è una sorta di spiegazione o giustificazione. I minori di Caivano e di Palermo perché vivono in una situazione di degrado; gli studenti perché la scuola è diventata uno stress con tutta questa ricerca della meritocrazia. E non è che con gli adulti la cosa sia diversa. Da noi guai a dire che il carcere deve punire, no. In prigione si va per essere recuperati, rieducati per poi tornare nella società. Come fosse una lavanderia. Peccato che poi, quando tornano in libertà il 70% di questi torna a delinquere. Insomma. La lavanderia rieducativa di fatto sembra solo dare una mano di bianco sopra la macchia, senza cancellarla…
Evitiamo di parlare delle vittime, e del fatto che i danni di chi è stata stuprata da un branco di animali (perché questo sono) sono più profondi e duraturi di qualsiasi condanna.
Quello che resta però è la sensazione di un paese ed una società molto meno severa di una volta. In una generazione siamo passati dagli sberloni dei nonni (soltanto a pronunciare quella parola una schiera di psicologi ed educatori vi travolgerà) alle carezze dei legislatori.
I risultati però sono sotto gli occhi di tutti.