Il modello De Luca: scuola chiusa in zona bianca
Il presidente della Campania propone di mantenere chiuse le scuole per non favorire il virus. Se così fosse, sarebbe tutto aperto tranne la scuola, pronta a pagare pegno un’altra volta. Ma il governo ribadisce: nessun rinvio.
Germania e Francia, ma anche Belgio: queste sono alcune nazioni in cui le scuole, in particolare elementari e medie, salvo rare eccezioni non hanno mai chiuso. Neanche nei mesi più duri del lockdown. L'Italia, invece, si è distinta per un ampio utilizzo della didattica a distanza nella prima fase della pandemia. E ha fatto ampiamente ricorso alla DaD anche nella seconda fase dell’emergenza Covid.
In queste ore però si assiste a una presa di posizione che rischia di essere unica al mondo. Un presidente regionale, in piena zona bianca, suggerisce di rimandare l’apertura delle scuole di 20-30 giorni, per riprendere poi, avendo raffreddato il picco del contagio, «con una maggiore serenitàper gli alunni, per le famiglie, per il personale scolastico». E lo fa con una nota ufficiale, alla vigilia del Consiglio regionale che potrebbe decidere in merito.
È proprio così. In un clima che rimanda sempre a una sorta di sfida tra regioni sempre poco giustificata, il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha ribadito con fierezza che la sua regione resterà in zona bianca, «un risultato di cui essere francamente orgogliosi», mentre altre regioni – e il presidente le elenca tutte – da lunedì passeranno in zona gialla, dal vicino Lazio al ricco Nord, Lombardia in testa, fino a «Bolzano e Trento» (che regioni non sono, ndr).
Non sono nuovi questi toni del presidente De Luca, che nell’ottobre 2020 si era distinto per quell’infelice battuta su una bambina da lui considerata «unica in Italia» per il suo desiderio di volere tornare a scuola, anziché preferire lo starsene a casa, o meglio a casa e svolgere le lezioni in DaD, cioè al computer, senza compagni, senza aula, senza maestre tra i banchi. Non proprio a casa a giocare a palla con le amiche.
Alla luce di questo successo sul contenimento del virus, peraltro, suona ancora più stonata l’idea del governatore De Luca di rimandare l’apertura delle scuole di 20-30 giorni, anche tenendo conto del delicatissimo nodo, in queste ore sul tavolo del governo, della gestione dei ragazzi non vaccinati e il diritto allo studio che non può essere ovviato per nessun motivo e per nessuno, specie in età di obbligo scolastico.
La linea di De Luca è chiara ed è quella della prudenza, e l’antico adagio per cui la prudenza non è mai troppa va sempre preso sul serio. Però c’è un però. La prudenza in questo caso andrebbe ancora una volta a colpire unicamente la scuola. E questa volta in modo davvero particolare, perché mantenere chiuse le scuole in zona bianca è davvero una presa di posizione a suo modo rivoluzionaria, storica.
Una decisione «non ideale» – ammette lo stesso presidente della Campania – ma questa formula consolatoria non serve e non basta a un’istituzione che inizierebbe l’anno nuovo facendo i conti con un provvedimento che fa spavento, perché in zona bianca non c’è alcuna ragione per mettere in dubbio il normale svolgimento dell’anno scolastico e quindi l’apertura delle scuole.
Questa faccenda delle scuole che sono aperte con lezioni in presenza, ma che possono anche svolgere la loro attività in DaD, non deve e non può prendere piede. Perché questo virus è un nemico da battere, o un ospite sgradito con cui imparare a convivere, ma nessuno ora pensa che possa essere un motivo valido per chiudere i centri commerciali. Però De Luca lo ritiene un motivo valido per chiudere le scuole.