Separazione delle carriere: La sfida di Nordio
La riforma voluta dal Ministro della Giustizia riscrive la Costituzione. Tuttavia, attuare il disegno di legge non sarà una passeggiata tra barricate parlamentari e associazioni nazionali che annunciano già di scioperare...
L’Associazione nazionale magistrati ha già annunciato uno sciopero. Le barricate parlamentari, a loro volta, sono pronte da mesi. E per un disegno di legge di riforma costituzionale, si sa, serviranno due successive letture alla Camera e due anche al Senato. Inoltre, per evitare il referendum - che in caso contrario verrebbe certamente proposto - in seconda lettura servirà il voto favorevole dei due terzi dei deputati e dei senatori.
Insomma, è molto facile (purtroppo) prevedere che la grande riforma della giustizia, presentata dal ministro Carlo Nordio il 29 maggio, quando la legislatura è ormai in campo da oltre un anno e mezzo, non sarà proprio quel che si dice «una passeggiata». Il disegno di legge punta alla ormai mitologica separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, alla ricerca di un’amministrazione della giustizia dove i pubblici ministeri abbiano meno potere di condizionamento dei colleghi giudici. Il punto centrale di questo percorso viene individuato dal centrodestra nella separazione del Consiglio superiore della magistratura in due diversi uffici, uno per i pubblici ministeri e uno per i giudici. In base al disegno di legge Nordio, le funzioni disciplinari che oggi sono attribuite a una sezione del CSM e al suo plenum (oltre che alla Procura generale della Cassazione) vengono trasferite a un nuovo organo costituzionale: l’Alta Corte.
Ora, si può anche fare qualche ironia sul fatto che tutto ciò che in Italia riguarda l’ordine giudiziario venga descritto da nomi che indistintamente ne indicano un’altezza «superiore»: è così dal Consiglio (per l’appunto) superiore della magistratura alla Scuola (per l’appunto) superiore della magistratura, e ora la stessa regola sembra valere anche per questa Alta Corte. Ma è da prevedere già ora che anche sulla nuova istituzione la doppia guerra politica e mediatica sarà serrata, se non violenta. Il disegno di legge infatti demanda a una futura legge di attuazione le competenze dell’Alta Corte: il progetto presentato il 29 maggio specifica soltanto che dovrebbe avere una durata di quattro anni ed essere composta da 15 membri, cioè «sei magistrati giudicanti e tre requirenti», più altri tre membri nominati dal capo dello Stato tra professori ordinari di università e avvocati di lungo corso; gli ultimi tre dovrebbero essere estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento. Per il resto, mistero. Anche gli illeciti disciplinari e le sanzioni dovrebbero cambiare in base a una legge di attuazione.
L’altro punto che ha suscitato polemiche immediate & preventive (anche se ormai se ne parla almeno da un decennio) è la decisione assunta da Nordio e dal governo di modificare il sistema elettorale del CSM, per cercare di «tagliare le unghie» alle correnti in cui si divide la magistratura. Lo strapotere del sistema correntizio è evidente da decenni e da troppo tempo è inutilmente anche al centro del dibattito politico: i «partiti» in cui si dividono gli oltre 9.000 magistrati muovono militarmente i loro eletti nel CSM, e gli accordi e gli scambi che si realizzano lì dentro determinano – com’è ovvio - la continua prevalenza e la tutela delle toghe sindacalizzate e orientate politicamente. Se non sei iscritto a una corrente, difficilmente diventi procuratore della Repubblica o occupi un ruolo importante. Se sei iscritto a una corrente e fai un passo falso, invece, fai carriera molto più agevolmente e difficilmente ti capita una sanzione disciplinare.
L’idea di passare da un sistema elettorale (nel corso del tempo ne sono stati provati diversi) a un nuovo sistema basato su «sorteggio» può sembrare una soluzione paradossale, se non addirittura disperata. In realtà il «sorteggio» ha avuto autorevoli avalli, non ultimo quello di Antonio Baldassarre, già presidente della Corte costituzionale, che nel febbraio 2022 aveva detto: «Se non si trova il coraggio di tagliare radicalmente il legame con gli interessi delle correnti, per me l’unica strada è il sorteggio temperato». Oltre due anni fa, Baldassarre ipotizzava «una votazione su base proporzionale che preveda un numero almeno doppio di eletti, e poi un sorteggio tra loro». Accantonato giustamente il sorteggio «temperato», che comunque garantiva un concreto potere di scelta alle correnti, il governo oggi propone che i consiglieri togati del CSM vengano «estratti a sorte», senza specificare come: quindi, anche qui, servirà una legge ordinaria. Per cercare di smorzare l’opposizione dell’ordine giudiziario – e pare su consiglio del Quirinale, cui il disegno di legge è stato presentato in anteprima – lo stesso meccanismo del sorteggio è stato previsto anche per la componente dei membri «laici» del CSM.
Come era prevedibile, il Partito democratico è pronto allo scontro e definisce la proposta governativa «un duro colpo all'autonomia e all'indipendenza della magistratura», e addirittura lamenta che «la Costituzione viene sfregiata e sacrificata per un patto di potere con Forza Italia per la tenuta del governo». Più giustificato pare lo scetticismo di Italia Viva: «È una riforma costituzionale presentata quasi a metà legislatura, che non completerà il suo iter. Di epocale c'è solo la presa in giro».