Nucleare fonte «green», lo dice l'Europa ma da noi trionfa l'ipocrisia ed il preconcetto
Gas e nucleare fonti verdi, anche con l'ok della Commissione non cambia nulla: sinistre contrarie e ogni Stato pensa per sé. Tranne noi
Con il voto di maggioranza della Commissione Europea di mercoledì 2 febbraio il gas naturale e gli impianti per l'energia nucleare sono state dichiarate fonti utili alla transizione ecologica dell'Unione. Il riconoscimento consente ora, a determinate condizioni, di considerare progetti che possano ricevere l'etichetta di investimenti verdi e per questo ricevere fondi per la loro realizzazione. Si chiama tassonomia, ma di fatto è un'ammissione di aver voluto seguire l'ideologia ecologista senza tenere nella giusta considerazione le leggi della fisica, le tecnologie energetiche disponibili e l'acuirsi delle possibili crisi internazionali che già esistevano (quella Ucraina risale al 2014).
Contro il provvedimento hanno votato tre membri della Commissione, mentre altri quattro hanno espresso riserve, tra i quali il Commissario europeo per l'economia Paolo Gentiloni.
Non si tratta comunque di un assenso incondizionato, esistono infatti alcune condizioni che tuttavia appaiono ancora imprecise, ma che prevedono che i nuovi impianti a gas sostituiscano e non si aggiungano a quelli basati su carbone e petrolio entro il 2030, e che il nucleare sia di ultima generazione. Il tutto potrà essere fatto dal 2023 senza interrompere il percorso di rinnovamento delle centrali a gas che entro il 2035 dovranno utilizzare miscele a bassa emissione di anidride carbonica. Si sbloccano dunque gli investimenti di cui c'è tanto bisogno? Nemmeno per sogno, la decisione troverà infatti l'opposizione degli ambientalisti quando dovrà essere esaminata dal Parlamento europeo, dove se sarà confermata entrerà in vigore soltanto dal primo gennaio 2023.
Come si possano realizzare da zero nuove centrali in soli sette anni (2023-2030) è una considerazione che evidentemente esula da quelle degli euro-politici. Riguardo il nucleare le condizioni poste sono tanto scontate da far pensare che non ci sia una visione basata su competenze: la Commissione raccomanda di “adottare le migliori tecnologie disponibili e di prevedere piani per i depositi di rifiuti nucleari”. Come se non sapessero di quanti ce ne sono, tra saturi, attivi e in fase di progettazione, e nemmeno che le centrali di ultima generazione, detta quarta, possono riciclarlo per la maggior parte fino a essere definite “a ciclo chiuso”.
Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, ha rilasciato questa dichiarazione: “In condizioni rigorose” ha detto, “gas e nucleare possono fare da fonti energetiche di transizione verso un sistema energetico più verde”. Considerazione perfettamente nota da almeno trent'anni ma mai tenuta in vera considerazione né attuata con decisione.
Mairead McGuinness, Commissaria Ue alla finanza sostenibile (anche la finanza deve esserlo secondo l'attuale visione), ha ribadito: “Sarà una transizione verso l'addio al carbone in linea con quanto definito alla Cop26 di Glasgow che può apparire imperfetta, ma è una soluzione che ci spinge ulteriormente verso il nostro obiettivo di neutralità del carbonio”. Parole tanto inconcludenti che costringono a dare ragione a Greta Thunberg e ai ragazzi dei venerdì in piazza: questi commissari sono in carica dal 2019 ma da allora non hanno concretizzato alcunché se non iniziare a distruggere la filiera industriale dell'automotive con il sogno della corsa all'elettrificazione di massa. Ma per legge ogni Paese dell'Unione sarà libero di aderire o meno all'iniziativa, prendendosi autonomamente la responsabilità di adottare queste soluzioni definendo la propria politica energetica. La McGuinnes infatti ha ribadito: “La tassonomia non rende obbligatori investimenti in alcuni settori, né li proibisce, ricorrere al nucleare resta una scelta volontaria”. Ma a questo punto vien da chiedersi: perché aspettare decisioni comunitarie, se avremmo potuto cominciare subito e da soli a costruire il nostro futuro energetico?
Liti politiche e visioni energetiche fantasiose
In Europa il voto della Commissione è andato di traverso alla Germania, che mediante il portavoce del cancelliere Olaf Scholz, Steffen Hebestreit, ha dichiarato: “Il governo tedesco rimane contrario a classificare l'energia nucleare come eco-sostenibile”, unendosi all'Austria, che oltre a essere contraria ha già fatto sapere di ipotizzato un ricorso alla Corte di Giustizia Ue insieme con il Lussemburgo. Tuttavia i tedeschi non hanno posto alcun veto in Consiglio europeo, dove sarebbe stata necessaria la maggioranza di 20 Paesi e del 65% della popolazione. A votare contro sono quindi stati l'austriaco Johannes Hahn, (che si occupa del bilancio Ue), lo spagnolo Josep Borrell e la portoghese Elisa Ferreira (delegati per le politiche regionali), mentre hanno espresso perplessità sul provvedimento Paolo Gentiloni (commissario agli affari economici), il vicepresidente olandese Frans Timmermans (vice presidente), l'olandese Margrethe Vestager (commissario alla concorrenza) e il belga Didier Reynders (commissario alla giustizia). Diversi i commenti alla posizione presa da Gentiloni, con Maurizio Acerbo ed Elena Mazzoni, segretario nazionale e responsabile ambiente di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea che hanno dichiarato: “Ribadiamo la nostra contrarietà all’intera impostazione della Commissione che non ha scelto la strada di un vero Green New Deal ma quella di creare nuove occasioni di profitto per il capitale finanziario e industriale”.
La decisione di includere nelle fonti verdi gas e nucleare metterà comunque in imbarazzo i governi europei di sinistra come Madrid, Berlino e Lisbona, mentre di fatto premia la Francia, da sempre coerente sulla necessità di produrre energia con l'atomo. Per noi italiani purtroppo cambierà poco: prevediamo in modo del tutto fantasioso di usare energia con un massimo del 22% proveniente dal gas entro il 2030, e di ridurlo al 9% nel 2050. Ma per farlo dovremo usare sempre elettricità fatta dal nucleare, importandola da Francia e Slovenia. Secondo Utilitalia, la federazione delle Aziende speciali operanti nei servizi pubblici dell'acqua, dell'ambiente, dell'energia elettrica e del gas,
la tassonomia come pensata a Bruxelles rischia di penalizzare il nostro sistema energetico perché potrebbe escludere i fondi agli impianti oggi attivi e gli investimenti previsti in futuro. E sul nuovo nucleare italiano siamo ancora più svantaggiati.
Giuseppe Conte ha dichiarato che il M5s contrasterà questa decisione in tutte le sedi, mentre il nostro centrodestra, sia la parte al governo, sia quella all'opposizione, ritiene che la decisione europea sia positiva. Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia nella Commissione ambiente, ha dichiarato alla stampa: “Sosteniamo l'inserimento di gas e nucleare nella tassonomia europea perché può rendere più stabili e autonomi i Paesi europei, a partire dal nostro che tanto soffre per il caro energia.” Il sottosegretario alla Transizione ecologica Vannia Gava (Lega): “Avanti con la ricerca, il progresso e la scienza sono i migliori alleati dell'ambiente”. Nicola Procaccini (FdI), eurodeputato, si è detto soddisfatto per il voto della Commissione ma criticato l'assenza del governo italiano, definendolo “In balia delle sinistre, sulla rimozione dei gravi limiti all'estrazione di gas naturale dai nostri giacimenti”. Lo scoglio ora sarà il Parlamento europeo, dove gli eurodeputati Pd hanno annunciato voto contrario come tutte le forse di sinistra. E se anche ci sarà l'ok definitivo, questo arriverà entro la prossima estate, in quanto l'iter legislativo di un atto delegato ha una validità di quattro mesi estendibili a sei. Intanto il tempo passa, la bolletta aumenta e con lei la nostra dipendenza da altre nazioni.
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