Fallito l'esperimento Schlein il Pd ha una nuova «fiamma»: Paola Cortellesi
Il successo del suo primo film da regista, le parole su Biancaneve, la reverenza della nomenclatura dem sono più di un indizio. Al Nazareno è nato un nuovo amore
Un sintomo evidente, da anni, del pensiero debole a sinistra, è la tendenza ad affidarsi a tutti i costi a un papa straniero. Per sopperire alla mancanza di identità, alla carenza di scelte coraggiose, il milieu politico-intellettuale progressista, in attesa di una dirigenza cui affidarsi, adotta un vip e vi si inchina. Avvenne per Nanni Moretti, Sabrina Ferilli, Alba Parietti, Saviano, Santoro. Se fino a qualche giorno fa c’era un evidente fascinazione per Chiara Ferragni paladina dei diritti civili, oggi bisogna cambiare modello, perché dopo il pandoro-gate occorre evidentemente un’altra eroina da elevare nel pantheon della sinistra.
E oggi la segretaria di fatto del partito, in attesa che la segretaria di diritto venga accompagnata alla porta, è senza dubbio Paola Cortellesi. Capopartito per acclamazione da botteghino. Attrice di talento che tuttavia con il suo ultimo film è stata immediatamente scritturata come front-woman del politically correct femminista. I corifei del piagnisteo le hanno consegnato l’oscar d’ufficio, incoronando la sua pellicola come migliore di tutti i secoli, un film che deve a tutti i costi entrare nei libri di storia, la cui sceneggiatura andrebbe mandata a memoria dalle giovani generazioni presenti e future. Un film che non si può sminuire, non si può criticare, si può soltanto applaudire con le lacrime agli occhi. Il sindaco Gualtieri, di ritorno da Hollywood dove è andato a far campagna elettorale con Meryl Streep – ormai si occupa solo di cinema, molto più interessante delle buche e dei cassonetti romani – è corso a fregiare la Cortellesi con la Lupa Capitolina, il giusto riconoscimento dopo “Il grandioso successo” del film “C’è ancora domani”.
E non basta: persino la Luiss, prestigioso ateneo romano, si è accodato ai peana, consegnando alla Cortellesi l’onore di tenere una lectio magistrali sul “sessismo nelle fiabe”. Davanti agli studenti, ci è toccato sentire che Cenerentola e Biancaneve non possono essere belle né ingenue, perché questo è uno stereotipo da cavernicoli. Ci è toccato sentire che il principe azzurro che salva la giovane ragazza è frutto di una visione arretrata e machista. Ragionamenti che solo qualche anno fa non sarebbero mai entrati in un’ aula universitaria, neanche quella più ideologizzata, e neanche di striscio.
Insomma, che sta succedendo? La colpa non è certo della Cortellesi, che di qualità ne ha da vendere, e che ha tutto il diritto di pensarla come vuole. Il problema sono partiti, istituzioni e accademie che, disperati per la mancanza di un punto di riferimento, trovano nell’attrice una ciambella di salvataggio per evitare il disastro. O perlomeno per orientare l’agenda politica e rilanciare il verbum del politicamente corretto. Molti oggi farebbero a cambio anche domani mattina: fuori Elly Schlein – ormai logora - e dentro Paola Cortellesi alla segreteria del Pd. Un baratto per salvare il salvabile: se qualcuno sbanca al botteghino, magari sbancherà anche alle urne. Lo slogan è già pronto, collaudato e di successo: “Sinistra? C’è ancora domani”. Forse.