Per gli euro miliardi del Recovery fund hanno tagliato i fondi della Difesa
Per raccogliere i famosi 500 e più mld Bruxelles ha messo le mani, in maniera pesante, nei bilanci della difesa tagliando cose inutili ma anche troppe cose importanti
Per gli euro miliardi hanno tagliato i fondi della Difesa
Ormai è ufficiale, arriveranno soldi dall'Europa per il rilancio dell'economia nell'era post Covid, soprattutto per innovazione e produzioni green. Ma da dove sono stati presi questi soldi all'interno delle previsioni di bilancio dell'Unione per gli anni 2021-2027? Una parte purtroppo arriva dalla Difesa che vedrà praticamente dimezzato il fondo European Defence Found (Edf), che al posto di 13 miliardi di euro ne riceverà soltanto 7. Non soltanto: scende da 10 a 5 miliardi la European Peace Facility (Epf) e viene quasi azzerata la Military Mobility da 6,5 a 1,5 miliardi. Facendo la somma sono 16 miliardi, ovvero da qui al 2027 circa 2,6 miliardi l'anno in meno. Per capire che cosa non potremo più fare e ciò che otterremo con molta più fatica bisogna svelare che cosa c'è dietro a questi capitoli di spesa e queste sigle. Lo Edf, Fondo europeo della difesa, è denaro gestito dall'Unione europea per coordinare e accrescere gli investimenti nazionali nella ricerca per la difesa e per aumentare l'interoperabilità tra le forze armate dei diversi stati membri. Avere meno soldi significa dover rallentare bruscamente la realizzazione dei progetti di ricerca che consentono agli stati dell'Ue di poter competere con Russia, India, Usa e soprattutto Cina. E se da una lato è vero che prima della sua istituzione tirare fuori l'argomento Difesa (capitolo spese militari) a Bruxelles era quasi tabù, il poter mascherare certi progetti come "duali", ovvero dichiararli utili al settore civile oltre che a quello militare, consentiva di ricevere finanziamenti dei quali oggi non rimane che il ricordo. E siccome l'Edf è nato nel 2017, il suo dimezzamento costerà comunque posti di lavoro per l'abbandono di alcuni dei programmi in corso dovuto a una necessaria selezione, progetti che comunque erano stati "benedetti" da organi come l'European Union Military Staff (Eums), l'Agenzia per la Difesa Europea (Eda) e il Defis (Industria della Difesa e dello Spazio della Commissione europea), comunque tutte realtà pagate con i nostri soldi. Certamente prima del Recovery Found e dell'Emf il denaro poteva disperdersi più facilmente, ma stiamo comunque parlando dell'Europa, che in ricerca militare spende un quarto rispetto agli Usa.
Ogni forza armata, che fosse terrestre, navale, aerospaziale o cibernetica, stava cercando di produrre standard e tecnologie da mettere a fattor comune, operazione che ora si interromperà a favore della concorrenza estera a standard Nato, quindi americana e inglese. Meno male che l'Italia è presente in aziende importanti come Mbda e in progetti come lo Fcas Tempest. L'Epf è invece un fondo che avrebbe dovuto essere al di fuori del bilancio pluriennale dell'Unione e che dovrebbe permettere di pagare missioni operative per scopi di politica estera e sicurezza comune. Da qui si evince che la capacità europea di concretizzare operazioni anche minime (se non ridicole) come Irina nel Mediterraneo o eventuali contingenti in Nordafrica e nei Balcani sarà ulteriormente annichilita. Altro che aumentare l'efficacia delle operazioni finanziando i costi comuni delle missioni garantendo finanziamenti permanenti, finiremo per dover istituire eurotasse per pagarci la sicurezza dei confini esterni. Infine tagli anche alla "mobilità militare europea" (Emm), nata nel 2016, che avrebbe lo scopo di permettere il movimento continuo delle attrezzature militari in tutta l'Ue riducendo gli ostacoli fisici, legali e normativi. Un bel disastro per chi come noi esporta navi, aerei ed elicotteri militari, ed è evidentemente il prezzo da pagare per avere a Bruxelles un parlamento (e una commissione) troppo verde con forti connotati idealisti quando non radical chic. Ecco dunque che la paventata, e da Macron sognata, Difesa unica europea dovrà aspettare anni prima che si creino le condizioni perché possa assumere una forma credibile, mentre la Nato è in crisi d'identità e di alleanze a causa della Turchia, a tutto vantaggio di Putin e Xi Jinping. Meno male che Trump resiste.