Contraddizioni, lacune, pretese. Non manca nulla nel piano di risparmio gas di Cingolani
Si parla di decarbonizzazione riaccendendo le centrali a carbone; si chiedono investimenti agli utenti alle prese con il caro bollette e si ignora il nucleare
C’è di tutto nel «Piano Nazionale di Contenimento dei consumi di gas naturale» che il Ministro Cingolani ha preparato e presentato oggi. C’è da ridere, da piangere, da preoccuparsi e da ben sperare. Ci sono soprattutto i numeri: il gas che consumiamo, la dipendenza dalla Russia che abbiamo per vent’anni ignorato per non dire benedetto e che ora si dimostra un cappio da cui liberarsi costerà fatica, sacrifici e tempo.
IL DOCUMENTO
Piano contenimento consumi gas .pdf
C’è lo schema con i nuovi fornitori al posto di Gazprom, ci sono i numeri di quello che ci potranno dare le energie rinnovabili (sole, vento, acqua). Ci sono poi le indicazioni alla gente, alle famiglie. Roba che quelli della nostra generazione sanno a memoria, stampate nella testa dal bombardamento materno: doccia veloce e nemmeno troppo calda, stacca le spine degli elettrodomestici quando non si usano (niente lucine dello standby, per intenderci); c’è poi l’indicazione persino sulla cottura della pasta («abbassare il fornello una volta raggiunta l’ebollizione…») su cui i social si stanno scatenando. E ci sono alcune cose che non vanno, o per lo meno non si capiscono.
Da una parte, in grassetto tanto per rimarcare la forza del concetto, si parla di decarbonizzazione come uno degli obiettivi primari. Peccato però che due pagine dopo ecco che si dichiara, come nulla fosse, che per tamponare l’emergenza attuale ed il bisogno di energia per famiglie ed imprese ci si riaffida al carbone. Un bel controsenso nero su bianco.
C’è poi il discorso rivolto alle famiglie sulle «Misure Comportamentali (con investimento iniziale). Lo si trova al Capitolo 3, paragrafo 4 del documento. Qui vengono elencati i risparmi che si potranno ottenere con «piccoli investimenti da parte degli utenti…» sostituendo elettrodomestici vecchi e di classe energetica obsoleta. Insomma, la nuova lavastoviglie, o phon, o lavatrice per non parlare del frigorifero. Roba da centinaia di euro… certo, soldi sempre delle nostre tasche ma in qualche modo gestibili. Il problema è che si invita alla sostituzione di climatizzatori, favorendo pompe di calore e caldaie a condensazione. E qui viene da ridere dato che si parla di investimenti da migliaia di euro, sul quale ci sono degli incentivi, ma che dobbiamo tirare fuori di tasca nostra. E chiedere agli italiani di comprare una caldaia nuova con le bollette che stanno arrivando nella cassetta della posta è quantomeno fuori luogo, di sicuro è fuori tempo.
C’è poi un grande assente: in 15 pagine si parla di energia in tutte le salse, in tutti i modi, tranne che in modo. La parola «nucleare» non compare, non c’è, non esiste. eppure diversi paesi della Ue ne fanno uso, e solo Dio sa quanto è utile oggi come oggi. Eppure Bruxelles pochi mesi fa l’ha sdoganata, inserendola nelle energie pulite (e il nucleare di quarta generazione lo è). Eppure diversi partiti nei loro programmi elettorali ne parlano, la chiedono, la vogliono.
Il documento di oggi è una garza su una ferita che ci siamo fatti da soli con decenni di politiche energetiche sbagliate. Sarebbe ora di smetterla e far bollire l’acqua della pasta anche mentre cuoce.