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Giorgia Meloni e Raffaele Fitto (Ansa)
Politica

Dal Pnrr agli scontri politici, è davvero il momento giusto per il mercato libero dell’energia?

La sinistra attacca “la tassa Meloni” e i malumori si sollevano anche all’interno della maggioranza creando frizioni con Matteo Salvini e la Lega. Ma la fine del mercato tutelato è un retaggio del governo Draghi…

In questi ultimi giorni, il panorama politico è dominato da accesi dibattiti riguardo alla prossima cessazione del mercato tutelato per l'energia elettrica e il gas, programmata con l'inizio del prossimo anno. Diverse figure di spicco dell'opposizione, dalla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein al presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, hanno sollevato critiche nei confronti della decisione del governo Meloni di non prorogare le scadenze, generando un certo scetticismo persino tra i ranghi della Lega, guidata da Matteo Salvini.

A sorgere spontanea la domanda: è davvero la conclusione del mercato tutelato un obiettivo intrinseco al Pnrr? La risposta affermativa emerge, benché occorra considerare che il dibattito su questa misura ha avuto inizio ben prima dell'approvazione del piano.

Nel tentativo di difendere il governo dalle aspre critiche, il ministro Raffaele Fitto ha ribadito che la conclusione del mercato tutelato costituisce un obiettivo precedentemente concordato durante il governo Draghi, atto a garantire una porzione dei finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Allo stesso modo, altri esponenti della maggioranza hanno adottato un'argomentazione simile, con il senatore della Lega Claudio Borghi che ha rilevato come il Partito Democratico abbia votato a favore di questo punto specifico del Pnrr.

Per acquisire una comprensione più approfondita della questione, è imperativo fare dunque un passo indietro.

Se l’inizio del procedimento verso il mercato libero è datato 2017 durante il governo Gentiloni, le decisioni adottate durante il governo Draghi hanno delineato un percorso di transizione verso l'apertura totale al mercato libero per l'energia elettrica, preservando, al contempo, il mercato tutelato per i consumatori ritenuti più vulnerabili fino al 10 gennaio 2024 per il gas e all'aprile 2024 per l'energia elettrica.

Nel mese di agosto 2023, l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha ufficialmente approvato le modalità di transizione per i consumatori che, entro il 10 gennaio 2024, non avranno fatto il passaggio dal mercato tutelato. In particolare, sarà implementato il cosiddetto "servizio a tutele graduali", un sistema transitorio che entrerà in vigore con la fine del mercato tutelato per i consumatori non vulnerabili. Entro il 1° aprile 2024, i consumatori che non avranno sottoscritto un contratto per la fornitura di energia elettrica con un fornitore del mercato libero saranno automaticamente trasferiti a questo servizio.

Arriviamo a oggi. Negli impegni ufficiali del Pnrr, pubblicato dal governo Draghi nell'estate del 2021, si evidenzia la necessità di potenziare la concorrenza nel mercato energetico, completando il processo di piena liberalizzazione nel settore entro il 2023. Cosa significa? Che la realtà sottesa è che si è verificato uno scambio tra la rata del Pnrr e la conclusione del mercato tutelato dell'energia. Le proroghe erano in corso sin dal 2017, ma è stato il Pnrr a decretarne la cessazione. Il nodo cruciale risiede nel fatto che il libero mercato è un intricato labirinto con 600 operatori, oltre il punto in cui la molestia telefonica supera i livelli di denuncia accettabili. Spesso, le transazioni avvengono in condizioni opache e poco trasparenti, predisponendo il terreno per potenziali truffe. Persino nell'ambito della transizione da un fornitore all'altro, mancano certezze e sicurezze.

Nella confusione, non mancano le reazioni politiche con la sinistra in primo piano contro “la tassa Meloni”. Per la responsabile Ambiente del Pd, Annalisa Corrado, ha sollevato la questione durante una conferenza stampa al Nazareno, esprimendo la richiesta di una proroga finalizzata a consentire un ripensamento collettivo sul mercato dell'energia. Ha sottolineato che non si tratta di procrastinare l'assunzione di responsabilità, bensì di prendersene finalmente atto. Ha dichiarato: "Chiediamo una proroga che ci aiuti a fare un ripensamento collettivo sul mercato dell’energia: su come determinare il prezzo, come tutelare i consumatori."

La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha ribadito l'appello, evidenziando le conseguenze negative della decisione sulle famiglie: "Questa decisione espone al rincaro delle bollette 5 milioni di famiglie, già in crisi per l’aumento del costo della vita. Il governo si prende la responsabilità di mandare completamente allo sbaraglio milioni di persone in questo Paese."

Schlein ha ulteriormente affermato che la scelta del governo di negare la proroga esporrà cinque milioni di cittadini a rincari di gas e luce, contribuendo a un momento già difficile per tutte le famiglie. Ha sottolineato l'urgente necessità di considerare la povertà energetica e il difficile equilibrio tra pagare le bollette e mettere il cibo in tavola.

In aggiunta, Pierluigi Bersani, figura chiave delle liberalizzazioni in Italia, ha espresso la sua preoccupazione sulla decisione del governo. Bersani ha dichiarato: "Per favore non si parli di liberalizzazione in questo caso. Questo è un trasferimento forzoso di utenti trattati come pacchi postali non verso il mercato libero ma verso altri fornitori." Bersani ha enfatizzato il cambiamento strutturale nel mercato, indicando che attribuire questa transizione a una frase del Pnrr è ridicolo. Ha invitato il governo a fermarsi, sottolineando che c'è ancora tempo per evitare l'incertezza e il timore che questa decisione potrebbe portare.

Quello del mercato libero, tuttavia, non è una novità in ambito europeo. Certo, il tempismo italiano non è forse dei migliori, ma con la direttiva europea 54/2003, il mercato dell'energia elettrica ha subito una completa liberalizzazione in tutta Europa. Attualmente, questo regime di libero scambio opera in maniera sostanzialmente omogenea in ogni paese europeo, pur mostrando alcune lievi differenze che influenzano il costo finale del servizio. La prima variabile, capace di impattare significativamente sul prezzo dell'elettricità, riguarda la materia prima utilizzata come fonte energetica e le modalità di produzione dell'elettricità. Ad esempio, in Francia, la produzione di corrente elettrica avviene principalmente tramite l'energia nucleare, mentre in Italia la fonte principale è il gas naturale. Nonostante la materia prima utilizzata dalla Francia sia notevolmente più economica rispetto a quella italiana, il costo finale sulla bolletta risulta essere significativamente più elevato nel nostro paese. Ciò è dovuto alla necessità di considerare anche altri fattori che compongono l'importo finale della bolletta, come i costi di trasporto, la gestione del contatore, l'IVA e le accise.

Insomma, se il libero mercato da una parte nasce ed è pensato per dar luogo ad una leale concorrenza tra competitor, dall’altra portebbe essere un boomerang che ancora una volta si schianterebbe sul portafoglio, già svuotato, dei contribuenti italiani. Il baratto - richiesto dall’Europa con la rata del Pnrr - arriva forse in un momento non facile per il nostro Paese che si ritrova a fare i conti con bollette e costo della vita sempre più salati.

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Rita Galimberti