Putin vuole bombardare Piombino, parola di grillina
Una consigliera regionale del M5S afferma che bisogna dire no al rigassificatore da costruire nella cittadina balneare toscana perché, nel caso, "Putin la bombarderebbe"
Grazie alle nostre fonti privilegiate al Cremlino, siamo in grado di svelare ai lettori i piani segreti di Vladimir Putin contro l’Italia. L’attacco distruttivo sarà sferrato contro il più importante nodo strategico del Paese. Un obiettivo anche simbolico, la cui eliminazione fiaccherà il morale italiano. Dove saranno diretti i missili russi? Su un cruciale nodo ferroviario? Su un importante hub aeroportuale? Su una base militare? A Roma? A Milano? A Napoli?
No, Putin è pronto a disintegrare Piombino. Avete capito bene: Piombino, provincia di Livorno. Una pioggia di fuoco sui traghetti per la Sardegna e per l’Isola d’Elba. Una città segnata in rosso sulle mappe dello Zar (oltre che sui calendari dei turisti). Altro che Mariupol e Charkiv. Nel mirino ci sta Piombino. O Piombino o morte. Vogliono riempire di piombo Piombino.
La fonte privilegiata di cui sopra, che ha dipinto questo scenario avvincente, risponde al nome di Silvia Noferi, consigliere regionale toscano del Movimento Cinque Stelle. Il ragionamento è limpido: “Con il rigassificatore a Piombino rischiamo l’attacco della Russia”. E ancora: “Mettiamo a repentaglio la sicurezza di un’intera città e la trasformiamo in un obiettivo sensibile in caso di attacco militare”. E via crescendo: “Se fosse sganciato un missile su quel porto con la nave rigassificatrice si creerebbe una devastazione di proporzioni epocali”. Potete immaginare il panico che si andrà diffondendo nel borgo livornese, dove le uniche esplosioni a memoria d’uomo sono quelle dei fuochi d’artificio per le celebrazioni del santo patrono. Se un missile dovesse passare per Piombino, è solo perché ha sbagliato strada, oppure gli è andato in tilt il navigatore satellitare.
Eppure vale la pena soffermarsi sugli interessanti teoremi della consigliera grillina: la sintesi è che non possiamo piazzare un rigassificatore dove vogliamo, altrimenti Mosca ce lo bombarda. Anzi, a questo punto quasi converrebbe tirare su un muro intorno alla città: dopo il muro di Berlino, il muro di Piombino. Il nostro scudo spaziale che proteggerà l’alta Maremma dalle mire espansionistiche di Mosca.
Dev’essere questa la nuova frontiera dell’ecologismo grillino: perché costruire infrastrutture, se poi arrivano i missili di Putin a spianarle? In base a questa logica, dovremmo smantellare anche le centrali elettriche, le basi militari, le industrie pesanti, e tutti quegli obiettivi che potrebbero attirare i siluri nemici. Già che ci siamo, facciamo saltare le vie di comunicazione, le arterie autostradali, i porti commerciali: facciamolo noi, prima che lo facciano i russi. I pentastellati sono avanti, c’è poco da dire. Insomma, secondo la dottrina cinque stelle, il trucco consiste nella spoliazione totale del Paese, una tabula rasa che ci metterà al riparo dai missili. Anche perché, a quel punto, non ci sarà più niente da colpire.
La Resistenza grillina ai cosacchi putiniani si concretizza dunque su questo principio: riportiamo l’Italia all’età del bronzo e alla pastorizia, torniamo al baratto e alle lampade ad olio, spegniamo i contatori della luce. Così facendo, nulla più dovremo temere. Lo Zar Vlad non sprecherà un solo mortaretto per attaccare un paese che si è già distrutto da solo. Nel frattempo, organizziamo la Resistenza militare e morale intorno a Piombino. La nostra Stalingrado. Vogliamo Piombino libera dai rigassificatori, e dai missili moscoviti. Ma noi altri disgraziati, quando ci libereremo dagli avventurieri della politica?