Si stracciano le vesti per la Annunziata ma non interessa agli spettatori della tv di oggi
I giornali oggi danno ampio spazio alle nomine del direttori dei Tg ed all'addio di Lucia Annunziata, come se fossimo negli ani '80. Mentre siamo nell'epoca delle piattaforme streaming e della tv a consumo
A leggere i giornali, a guardare i tg stamattina la notizia principale pare essere quella delle nomine dei direttori dei Tg Rai e l’addio di Lucia Annunziata. Ognuno, ovviamente, commenta ed analizza a piacimento con questo o quel taglio ma ci sono delle cose che meritano di essere dette al di là dei nomi e delle situazioni personali.
La prima è che non capiamo lo stupore e quindi la notizia. Dall’inizio delle sue trasmissioni (erano gli anni ’50) la politica è stata dentro la Rai al punto che il termine «lottizzazione» fa parte da decenni del vocabolario di chi non è più giovanissimo. Niente di nuovo: è sempre stato così, è così oggi, sarà così domani. Ed il Paese è sopravvissuto a centinaia di cambi di vertici e nomine varie facendo passare polemiche che poi si sono rivelate inutili e pretestuose.
La seconda, riguardo Lucia Annunziata, come fu per Fabio Fazio, è che nessuno è stato cacciato. In entrambi i casi si è trattato di addii volontari. Fazio era in scadenza di contratto e si è accasato altrove (a cifre improponibili per il servizio pubblico); la Annunziata ha dato le proprie dimissioni legittime. Chi quindi oggi parla di «pulizia» nella Rai semplicemente racconta una bugia. Nessuno è stato cacciato. Punto.
Ma la cosa principale è che sarebbe ora di dire che tanto peso alle vicende della tv di Stato è eccessivo, superato dai fatti e dalla storia. Semplicemente perché il mondo della tv e dell’informazione è cambiato, profondamente. C’erano un volta i due, poi tre canali di Viale Mazzini, un mondo che oggi appare preistorico con la nascita prima della tv commerciale, pii di quella a pagamento; ma non solo. Basta guardare ad esempio ai giovani: i ragazzi di oggi sono nativi digitali e sono sempre più lontani dai canali generalisti, persino dall’oggetto televisore stesso. Sono persone che maneggiano tablet, monitor del computer e persino il telefonino per utilizzare le piattaforme streaming, il nuovo modo di guardare la tv; insomma c’è una nuova televisione che ruba giorno dopo giorno sempre più spazio a quella tradizionale (e i dati sul numero dei telespettatori lo conferma chiaramente).
Siamo certi che per questi nuovi telespettatori, quelli della nuova tv, della lottizzazione, delle nomine e delle vicende personali dentro alla Rai interessa poco, pochissimo. Sono spettatori che si legano ai prodotti, non all’emittente; pronti ad impazzire per Mare Fuori su Rai Play ma altrettanto rapidi, finita la fortunata serie tv, a cambiare non solo canale, ma persino piattaforma. Telespettatori a consumo, potremmo definirli, che seguiranno Fazio su Discovery e la Annunziata dove troverà casa, senza drammi, senza che queste cose diventino il principale tema di discussione della nostra stampa. Perché della giornata degli italiani, della stragrande maggioranza degli italiani, oggi di sicuro non lo è.