Resistenza palestinese? Ora basta ambiguità
Da Massimo D’Alema a Laura Boldrini, fino ad Anpi e Amnesty international. Fra i progressisti la jihad è di moda. Adesso dovranno scegliere
«Perché avete titolato sugli amici della sinistra che distruggono Israele?». Me lo ha chiesto ieri mattina, in diretta, Luigi Santarelli, conduttore di Rtl, la radio delle very normal people. La risposta è nei fatti: il terrorismo islamico sta provando a cancellare dalla faccia della terra l’unica democrazia del Medioriente. E per anni la sinistra è andata a braccetto con qualsiasi causa fosse contro il governo di Gerusalemme. Non c’è solo Massimo D’Alema, che da ministro degli Esteri si accompagnava con i dirigenti di un movimento terroristico come Hezbollah, da sempre nemico di Israele, e che proprio ieri ha ripreso a bombardare le postazioni nei pressi di Shebaa farm, al confine libanese-siriano sulle alture del Golan. Ci sono anche tanti capi e capetti di gruppuscoli rossi, giornalisti e intellettuali di testate progressiste, cantanti e rettori in cerca di visibilità, che a lungo hanno strizzato l’occhio alla causa palestinese, senza far distinzione fra terroristi e movimenti pacifinti. Ne sono prova le reazioni che da sabato mattina, ovvero da quando Hamas e la Jihad islamica hanno scatenato un’offensiva contro Israele, si sono avute sui social.
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