Riarmo Ue: i missili li pagheremo con i nostri risparmi
Bruxelles mira ai 10.000 miliardi di euro dei privati nelle banche per lo shopping nella Difesa. Assist alla finanza franco-tedesca
E poi dicono che Benito Mussolini non ha insegnato niente. Siamo a un passo dalla richiesta dell’oro alla patria che la baronessa Ursula von der Leyen vuole nascondere sotto un intrigo burocratico facendo un favore a banche e assicurazioni francesi e tedesche. Ma siamo anche al riconoscimento che, in Europa, esistono dei dazi tra Stati che arrivano al 100% sulla circolazione dei capitali - roba che, in confronto, quel cattivone di Donald Trump pare un dilettante - che esistono dei paradisi fiscali nell’Ue, che non c’è un’unione bancaria e che l’Europa ha fallito quasi tutti i suoi obiettivi, con buona pace delle piazze dove si celebra l’effetto (Michele) Serra.
La sostanza è una sola: hanno bisogno di soldi per armare le vontruppen e vogliono mettere le mani sui risparmi degli europei e, segnatamente, degli italiani che da soli detengono in banca circa il 22% dei depositi di tutto il continente: 2.200 miliardi su 10.000 stimati. Il Sole 24 ore ha anticipato che mercoledì la Commissione s’accinge a discutere un piano per liberare «le enormi risorse congelate nei conti correnti» e metterle al servizio della competitività e dell’industria europea. Si cita il piano di Mario Draghi come garanzia di pratica illuminata.
A occhio, pensando alle privatizzazioni degli anni Novanta e alle privazioni che ne sono conseguite, agli italiani sapere che dietro tutto questo c’è il Draghi-pensiero fa lo stesso effetto di ricevere una lettera dell’Avis - donatori di sangue - firmata dal conte Dracula. Il progetto che la Von der Leyen ha in testa sembra ispirato al suo conterraneo Otto von Bismarck, che soleva ripetere: «Vi sono tempi in cui c’è bisogno di un governo liberale ed epoche in cui c’è bisogno di una dittatura». La baronessa scrive: «Per attuare questa nuova architettura del mercato finanziario europeo servirà molto coraggio: servono leader illuminati che accettino un’importante cessione di sovranità, per questo siamo decisi a lavorare con gruppi di Stati membri che vogliono andare più in fretta degli altri».
In un colpo solo la Commissione chiede di sottomettere ancora di più gli Stati a questa Unione che non conta nulla sullo scenario mondiale - la dimostrazione è proprio il ReArm - e di abolire l’unanimità delle decisioni in seno al Consiglio europeo. Con un deficit aumentato di democrazia, si chiede ai cittadini di finanziare la guerra. Lo facevano solo i dittatori: siamo appunto all’ora dell’oro alla patria. L’idea è di pigliare i circa 10.000 miliardi che gli europei hanno in banca e costringerli a investirli. Con il Green deal l’Europa ha distrutto l’industria e ora, con la scusa della guerra alle porte perché Vladimir Putin è pronto a invaderci e Donald Trump è pronto ad abbandonarci, bisogna forzatamente investire nelle fabbriche (soprattutto tedesche) che produrranno anche armi.
Il piano della Commissione prende atto di due fatti negate fino a ieri: esistono in Europa dazi tra Stati che impediscono la libera circolazione dei capitali - Fmi stima che valgano il 100% del valore delle transazion i- e ci sono i paradisi fiscali. Non solo, la Von der Leyen predica una (in)compiuta unione bancaria. Non si capisce perché non telefona a Berlino ricordando che il governo di Olaf Scholz, per dirne una, ha posto il veto all’acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit o perché non dice a Emmanuel Macron che non può, agendo con la Banque Postale pubblica, fare banco sulle nostre gestioni di risparmio privato. Che la manovra della Von der Leyen vada in direzione di agevolare la finanza francese e tedesca è provato dal fatto che la leva che vorrebbe utilizzare per drenare il risparmio privato è il «conto di risparmio e investimento». Nella classifica delle maggiori Sgr - sono specializzate nella gestione del risparmio - se in testa c’è la svizzera Ubs, poi seguono Crédit Agricole (Francia), Allianz Group (Germania), Amundi (Francia) e Deutsche Bank (Germania).
Le rinnovate mire francesi su Generali hanno, dunque, un’evidente spiegazione. Ciò detto, la Commissione è disposta anche ad allentare le maglie sui criteri di patrimonializzazione di banche e assicurazioni perché nel pacchetto di 19 decisioni - 14 sono nuove norme - è prevista «un’ulteriore semplificazione» delle regole. Pur di raccattare quei 10.000 miliardi si fa marcia indietro sulla sicurezza degli investimenti.
Per la rigidità delle vecchie regole, le banche italiane, oggi le più solide d’Europa, hanno rischiato di saltare. Ed è nelle banche italiane che c’è la fetta più consistente di quei 10.000 miliardi che, secondo la Von der Leyen, dormono sonni improduttivi. Sono quasi 1.400 i miliardi depositati sui conti e circa 800 in strumenti con liquidità a breve. Un recentissimo studio della Fabi - il sindacato dei bancari - ha rilevato che nel 2024 le famiglie, che rappresentano il principale detentore di liquidità nel sistema bancario, hanno aumentato i loro depositi di 12,3 miliardi (+1,1%), arrivando a 1.141,1 miliardi. Più di un decimo della cifra che fa gola alla Von der Leyen è, dunque, delle famiglie italiane.
Ma tranquilli, perché Mario Draghi nel suo famoso rapporto in cui si raccomanda di far finanziare (o pagare?) dai risparmiatori il rilancio dell’Europa, scrive: «Senza progetti a forte crescita in cui investire e mercati dei capitali che li finanzino, gli europei perdono l’opportunità di diventare più ricchi. Anche se le famiglie dell’Ue risparmiano di più rispetto alle loro controparti statunitensi, la loro ricchezza è cresciuta solo di un terzo dal 2009».