La riforma dello Stato del Governo Meloni farà solo che bene alla politica
Venerdì il Consiglio dei MInistri dovrebbe presentare la bozza con le novità per la politica del domani che non potrà che fare bene al paese
Mentre tutto il mondo politico (e dei commentatori) è concentrato esclusivamente sulla Manovra con la disperata caccia ad una bozza dove trovare qualche cosa su cui fare un po’ di polemica ecco che il Governo ha deciso di portare avanti in contemporanea (si, un esecutivo può occuparsi di più di una cosa nello stesso momento) il suo progetto di modifica della riforma del Paese. Non si tratta di una cosa marginale, soprattutto per l’idea base che si nasconde dietro questa riforma: cambiare la Costituzione si può, anzi, si deve. Certo. La carta su cui si basa il nostro paese è per certi versi «sacra» ma in 80 anni noi, anzi il mondo intero è cambiato, in maniera sostanziale. Alcune cose quindi nell’ordinamento stesso dello Stato vanno per forza adeguate ai tempi e alla realtà di oggi.
Quindi, ben vengano le novità e ben vengano le novità a cui sta pensando Giorgia Meloni con la sua maggioranza. Per prima cosa l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. È giusto che gli italiani trovino scritto sulla scheda elettorale quelli che saranno i candidati per Palazzo Chigi, di qualsiasi partito o coalizione essi siano espressione: basta con i giochi di palazzo, con le trattative «post» voto spesso sulla pelle e contro il volere stesso degli elettori. Chiarezza che significa anche rapidità ed assunzione di responsabilità da parte dei partiti e della politica. Un modo anche per ridarle un po’ di quella credibilità che la politica sta in maniera inesorabile perdendo anno dopo anno come dimostrato dal crescente astensionismo.
Non ha nemmeno senso far passare tutto questo come un depotenzia mento della figura del Presidente della Repubblica, anzi. Al Quirinale resta una sorta di veto sulla lista dei ministri ma di sicuro non ha più alcun senso che sia il Capo dello Stato ad indicare il Presidente del Consiglio.
Collegata a questa novità una seconda che prevede un premio di maggioranza del 55% alla coalizione vincitrice, questo per dare la stabilità necessaria (interna ed internazionale) per una legislatura stabile e senza ribaltoni. Niente più, ad esempio Conte uno e Conte bis, con maggioranze differenti. Nella Riforma è previsto anche un articolo contro i cosiddetti «ribaltoni» una delle massime espressioni del peggio della politica italiana degli ultimi decenni, come stop ai governi tecnici. In caso di crisi di governo infatti il successore dovrà essere espressione comunque della maggioranza uscita vincitrice dalle elezioni e non di una nuova accozzaglia di partiti.
Questo quanto, e più che stupirci per tutte queste sostanziali novità risulta davvero strano come queste cose dettate dalla logica più semplice non siano state volute e decise prima dai vari partiti.
Una politica più moderna, più rapida e snella, più vicina al volere dei cittadini. Non sappiamo ancora se questo significhi migliore, ma di sicuro è più giusta. E non è poco.