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Ansa
Politica

Roma, un inferno di Giubileo

A cento giorni dall’inizio del grande evento della fede voluto da papa Francesco - e che il sindaco Gualtieri «mette a terra» a suo modo - i cantieri di Roma sono in drammatico ritardo. E la Città eterna è sempre più in tilt. Nonostante ciò, i 4,3 miliardi di euro per gli interventi fanno girare molti business...

Servirebbe un miracolo per far chiudere tutti i cantieri in tempo per il Giubileo che inizierà tra cento giorni esatti a Roma. La Città Eterna è diventata la Capitale dell’Attesa Eterna. La Grande Bellezza si è fatta Grande Lentezza. E l’unico prodigio che si è visto, da queste parti, riguarda i due operai che sono usciti illesi dal crollo del cavalcavia sulla diramazione Roma Sud dell’A1 per la risistemazione della viabilità a Tor Vergata, che doveva essere ristrutturato proprio in occasione dell’evento che inizierà ufficialmente con l’apertura della Porta Santa il 24 dicembre prossimo. E che porterà nell’Urbe oltre 80 milioni tra semplici turisti e fedeli, l’equivalente dell’intera popolazione tedesca.

«Stiamo trasformando il volto di Roma» ha spiegato entusiasta il sindaco con la chitarra, il piddino Roberto Gualtieri. «Basta con il degrado» ha giurato seduto sulla montagna di soldi (circa 4,3 miliardi di euro) che sono stati stanziati per le celebrazioni religiose. Sono 279 i cantieri programmati per le riqualificazione degli spazi pubblici e per la mobilità, per l’accoglienza dei pellegrini e per il potenziamento delle infrastrutture. A oggi il cronoprogramma segna ritardi di almeno nove mesi sulla tabella di marcia: solo il 60 per cento delle opere è stato cantierizzato mentre tutto il resto (affidamento, individuazione del concessionario e progettazione) galleggia sulla triste soglia del 10 per cento di avanzamento. Altri 336 interventi sono attesi, invece, per il consolidamento di opere e siti di interesse storico e archeologico. Dei 116 appalti gestiti direttamente da Roma Capitale ne sono stati conclusi appena due. Il resto arriverà alla spicciolata a Giubileo iniziato e, addirittura, dopo. Il restyling di Via Ottaviano, per esempio, dovrebbe terminare solo nella primavera del 2025 così come la riqualificazione delle aree di Castel Sant’Angelo e di San Giovanni in Laterano, dove si trova il Vicariato di Roma. Il rifacimento della stazione Termini è previsto, addirittura, nel 2026. Ma nulla è davvero deciso. Parola di Matteo (25,13): «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

La concentrazione di cantieri ha mandato letteralmente in tilt una circolazione già messa in ginocchio dalla crisi del trasporto pubblico locale. La Metro A manda in pista solo 23 treni sui 30 necessari e, da due anni, sospende il servizio alle 21, mentre la B dovrebbe contare almeno su 28 veicoli a fronte dei 16 attuali. Due delle stazioni più importanti della futura Via Crucis dei pellegrini - Colosseo e San Pietro - sono malconce. La prima dovrebbe essere in piena funzionalità non prima di agosto 2025 mentre la seconda, che conta circa nove milioni di passeggeri all’anno, dietro solo a Termini, sconta enormi difficoltà nella sostituzione dei binari e nella revisione dei convogli e si presenterà all’appuntamento religioso senza ascensori per i portatori di handicap. Ai quali sarà possibile l’accesso alla struttura solo utilizzando i montascale che, però, richiedono l’assistenza di un operatore Atac - l’azienda dei trasporti capitolina - non sempre disponibile.

Bisognerà poi mettere in sicurezza fermate e impianti e arginare il fenomeno dei borseggiatori. In appena due anni (2020-2022, ultimi dati disponibili) c’è stato un boom di denunce contro i battaglioni di mariuoli, molto spesso nomadi ed extracomunitari, che saccheggiano i pendolari alla media di 90 raid al giorno. Ma se sul ferro deragliano le speranze di una mobilità sostenibile, sulla gomma rimbalzano invece le responsabilità del Campidoglio che è arrivato completamente impreparato alla celebrazione. Come ha pure denunciato monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del dicastero per l’Evangelizzazione e responsabile dell’organizzazione del Giubileo del Vaticano: «Il cantiere di piazza Risorgimento ci dà un po’ di timore perché non vediamo ancora nessun operaio al lavoro».

I nuovi bus acquistati dall’Amministrazione Gualtieri andranno a rimpiazzare le vecchie carrette fin troppo facili all’autocombustione (in giro ci sono ancora vecchi diesel Euro 3). L’«appaltone» da 121 tram, interessato da un contenzioso dagli esiti imprevedibili, potrebbe invece non essere sufficiente a coprire le carenze di un settore strategico. Impossibile costruire nuove tranvie. L’unica che sarà (forse) pronta per il Giubileo è quella da 1,3 chilometri che collega il Verano a Tiburtina, comunque fuori dai grandi flussi turistici. Né si potrà ripiegare sui taxi: le nuove mille licenze supplementari non riusciranno in alcun modo a soddisfare l’utenza ferma alle pensiline. Roma è l’unica città al mondo in cui la geometria euclidea non vale: la distanza più breve tra due punti non è mai una linea retta, ma una lunga traiettoria curva che allunga di due o tre volte i tempi di percorrenza. «Glielo dico subito», esordisce con chi scrive il tassista che ci ha raccolti dopo una lunga attesa a Termini, «la città è bloccata. Se va di fretta, le consiglio di trovare un altro mezzo, magari si affitti un motorino. Piazza Venezia è bloccata, Via Del Corso è off limits. Arrivare al centro è un’impresa. C’è traffico ovunque. I cantieri... i cantieri...».

Chi ha un’auto propria vive quotidianamente il dramma del parcheggio. Il piano parking comunale è «del tutto insufficiente rispetto alla domanda», c’è scritto negli stessi documenti dell’Amministrazione. E le continue variazioni dei progetti abbattono la «qualità» e «l’efficacia delle soluzioni». Tutti a piedi, allora? Mica facile: nel 2023 sono stati investiti (e sono morti) cinque pedoni su 2.351 incidenti stradali. Nei primi tre mesi del 2024, siamo già a otto vittime. Più facile camminare sulle acque che sulle strisce. L’unica cosa che sembra funzionare nella grande giostra del Giubileo sono gli affari per quelli che a vario titolo ci lavorano. Il sindaco Roberto Gualtieri, che ne è commissario straordinario, non solo ha firmato un sostanzioso incremento in busta paga (fino a 1.600 euro all’anno) per i dipendenti del suo Campidoglio, ma si è anche allargato gli staff comunali con quasi cento nuovi collaboratori. Dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci a quella dei contratti il passo è breve: d’altronde, i soldi sono l’ultimo dei problemi oggi. A preoccupare è l’orologio. Così capita che la struttura commissariale abbia sottoscritto un affidamento diretto di quasi un milione di euro per i servizi di «direzione, organizzazione e coordinamento dei grandi eventi» per il parco archeologico di Centocelle e Tor Vergata. E altre centinaia di migliaia di euro sono stati pagati senza bando (la legge lo consente per le «somme urgenze») per coordinamenti tecnici, tavoli istituzionali e studi di ingegneria e architettura per la «progettazione degli allestimenti temporanei».

Per la comunicazione, sono stati firmati 11 affidamenti diretti per un totale di 340 mila euro. Non si capisce, quindi, perché di fronte a tanta ricchezza, il sindaco Gualtieri si sia intestardito a portare avanti l’idea di far pagare due euro a chi visiterà Fontana di Trevi già da fine anno. Ma la sinistra non era quella della cultura libera e fruibile per tutti? Nell’incoerenza del Pd capitolino annega anche il diritto all’accoglienza tanto caro al Nazareno: Gualtieri ha deciso di vestire i panni del cattivo Donald Trump e di costruire, in Viale Pretoriano e zona archeologica, un muro anti clochard per tenere lontani turisti e poveri Cristi. Occhio non vede, cuore non duole. Luca (6,20): «Beati voi poveri perché vostro è il regno dei Cieli».

A Roma sono oltre mille i senzatetto che dormono in strada nel disinteresse più totale. Tanto che a Porta Pia, a poca distanza da Via Veneto, a fine settembre, una donna romana di 42 anni è stata stuprata in un sottopasso da un clochard marocchino. Pochi giorni prima, era stata sgomberata una baraccopoli nel quartiere San Lorenzo. Mossa che non è piaciuta nemmeno a Elly Schlein. La sua fedelissima consigliera regionale dem, Emanuela Droghei, ha bacchettato il suo stesso sindaco: «Non si sgombera mai senza una soluzione per le persone disgraziate che vivono per strada senza una alternativa. Dobbiamo evitare di cedere alla tentazione dell’ordine e della pulizia». Ambizione cui invece anelerebbe un romano doc come Carlo Verdone che, qualche tempo fa, ha spiegato lapidario: «Roma sembra il bagno a cielo aperto di un autogrill». Forse sarebbe meglio dire una fogna considerato che la Capitale è ai primi posti in Europa per numero di topi, stimati in 7,5 milioni di esemplari. Un esercito di roditori che già si leccano i baffi per l’abbuffata che arriverà con le colline di spazzatura giubilare. D’altronde, da quattro anni è fermo l’appalto di derattizzazione da oltre sei milioni di euro, e sanno di rischiare nulla.

Alla mancanze degli uomini si aggiunge poi l’ira della Natura. Passeggiare per l’Urbe può costare caro. Gli alberi continuano a collassare per mancate cure e manutenzione (due dirigenti del Comune sono indagati). Ne sono caduti due in zona Appio Latino e altri a Roma Est, Piazzale Clodio e all’Eur. In tre anni sono state poi abbattute 18 mila piante senza però alcuna seria ipotesi di riforestazione. Il verde fa diventare rossi di vergogna da queste parti. Tra luglio e agosto scorsi tre giganteschi incendi hanno funestato Monte Carnevale e Monte Mario. Quattro soccorritori sono rimasti gravemente feriti nel tentativo di arginare le fiamme che hanno minacciato addirittura la sede Rai di Via Teulada. Per la Procura, è colpa di chi doveva occuparsi del taglio delle erbacce altamente combustibili e non l’ha fatto (leggi: Campidoglio).

«Sporcizia, favelas, abusi, divieti e cenere, mezzi pubblici ridicoli e strade colabrodo: eppure Roberto Gualtieri, che ama giocare a carte durante i lavori dell’Assemblea capitolina, pensa di ricandidarsi alla guida della Capitale d’Italia. Chissà se ne avrà parlato con i romani», attacca il capogruppo leghista in Campidoglio, Fabrizio Santori. «Dopo la figuraccia dell’Expo 2030, a giorni saremo costretti a subire anche la disfatta del Giubileo. Invitiamo il primo cittadino a riflettere: di fallimenti cresciuti all’ombra di ideologie da salotto ne abbiamo abbastanza». In realtà ci sarebbe un’ultima, disastrosa scommessa fatta dalla fascia tricolore: installare ulteriori 51 varchi elettronici nella Ztl fascia verde (la più estesa del continente) per imbottigliare nel traffico 500 mila vetture, 100 mila veicoli commerciali e 87 mila moto. Roma Caput mundi o Roma kaputt? Che il Signore ce la mandi buona.

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Simone Di Meo