Quello che resta sulla questione migranti è il segnale dell'Italia agli altri paesi e alle Ong
Il braccio di ferro con la Geo Barents e la Humanity 1 va oltre il singolo caso; traccia infatti una linea che gli altri paesi (africani ed europei) non possono ignorare
Il segnale è stato lanciato. Il problema è tutt’altro che risolto, ma qualcosa è cambiato, e lo scopo era farlo capire all’estero. Mentre tutti i migranti a bordo della nave Geo Barents ancorata al porto di Catania sono stati fatti sbarcare, si fa un primo bilancio di questo inedito braccio di ferro europeo sulla gestione dei confini.
Il primo obiettivo raggiunto è stato quello di smuovere i partner europei: dopo il colloquio tra Meloni e Macron a Sharm El Sheikh, la Francia apre il porto di Marsiglia ai passeggeri dell’Ocean Viking, pur tra mille proteste da parte del governo di Parigi e delle burocrazie europee. Una prima apertura, che in futuro potrebbe significare qualcosa di più grade. Ma il messaggio all’Europa è arrivato: il governo italiano non intende accogliere tutti senza un minimo gesto di collaborazione europea. Evidentemente tenere la linea dura è servito: e forse è stato questo atteggiamento a provocare l’uscita di Papa Francesco sull’Europa che non deve lasciare sola l’Italia. Una frase che ha sorvolato i cinque continenti più di ogni direttiva interministeriale.
Certamente, come si diceva, il problema si ripresenterà presto, con tutti i suoi grovigli legali e burocratici. Ma la prova di forza di Catania è servita, se non altro, a ricordare a tutti che il dramma dei flussi migratori non è solo un problema umanitario o morale. No, è una partita squisitamente geopolitica, nella quale ogni Paese persegue con tutte le proprie forze i propri interessi. Lo fa la Francia, lo fa Bruxelles, lo fanno la Germania e la Norvegia. Avere fatto rimbombare la questione, anche mediaticamente, per giorni, è un modo per mettere gli alleati europei dinanzi alla crudezza della realtà: e questo è un messaggio politico che certamente è giunto a destinazione, a prescindere dal numero di sventurati che, dopo una visita medica che ne ha accertato lo stress psicologico, sono stati fatti sbarcare. Sicuramente il cambio di passo c’è stato, rispetto all’inerzia dei precedenti governi. Adesso ci si aspetta che, dopo l’assunzione di una postura più rigida, chi governa abbia la scaltrezza di far marciare la diplomazia per avere regole più chiare e solidali.
Talvolta si accusa Roma di strumentalizzare politicamente il dramma dei migranti. La triste realtà è che, come ogni tema sensibile a livello strategico-economico, i flussi migratori sono da decenni al centro di un braccio di ferro tra i paesi nordeuropei e il fronte delle nazioni mediterranee, lasciate a sé stesse nella gestione e nel controllo dei confini. Un primo passo è stato fatto. Non basta, ma è un inizio.