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(Ansa)
Politica

La confusione regna sovrana tra Schlein & Company...

La scrittrice Michela Murgia che scambia un rituale saluto militare di un prestigioso comparto dell’esercito per una voluta esibizione “fascista” alla parata del 2 giugno è soltanto la punta dell’iceberg di una sinistra allo sbando culturale e politico. Il giorno dopo, nel gioco della moltiplicazione delle realtà alternative, ci ha pensato Carlo De Benedetti che in una diretta tv ha invocato il governo tecnico come soluzione alternativa al governo Meloni, legittimato dal voto delle urne e fondato su una solida maggioranza parlamentare. A questo si aggiungono le continue dimissioni volontarie dalla Rai e le uscite scomposte di giornalisti e membri dell’intellighenzia di sinistra, i quali hanno scambiato (o finto di farlo) un fisiologico spoil system per una presunta svolta autoritaria che non esiste.

La lontananza dal governo, dunque dal potere dei posti e del denaro pubblico, ha mandato in tilt un mondo politico-culturale che viveva di quello e poco altro.

Non va meglio sul piano della politica pura: il terzo polo si è oramai definitivamente smarcato dal Pd di Elly Schlein, guarda con interesse alla eventuale discesa in politica di un tecnico di marca neo-liberale come Vincenzo Visco il cui profilo politico è però molto distante dal progressismo socialista della segretaria Pd; la stessa Schlein si è infilata da sola in una serie di problemi: è scomparsa dall’emergenza alluvionale in Emilia-Romagna, quasi a volersi nascondere dalle proprie precedenti responsabilità come assessore regionale, mentre Meloni aiutava a spalare il fango e si è fatta prendere la mano sull’Ucraina, andando contro la linea dell’Unione Europea sull’utilizzo del PNRR per sostenere lo sforzo militare ucraino, con uno sbando verso la linea pacifista e anti-americana di Giuseppe Conte.

L’opposizione in queste condizioni non è utile nemmeno alla maggioranza, che non viene stimolata a migliorare la propria azione da una dialettica concreta. Tanto che, di fronte al disastro della sinistra, il leader pentastellato preferisce quando può accordarsi con il governo come avvenuto sulle nomine mentre Renzi e Calenda su alcune materie dove c’è più vicinanza di vedute sono pronti a votare con la maggioranza. Anche i sondaggi, insieme alle amministrative, registrano lo sbando della sinistra: dopo otto mesi di governo il centrodestra ha un consenso superiore a quello ottenuto alle elezioni politiche.

Mentre in tutta Europa la destra moderata e radicale avanza, mettendo a rischio il ruolo della sinistra europea nella prossima Commissione Europea che si formerà dopo le elezioni del 2024. Proprio questa tornata elettorale sarà il banco di prova, l’ultimo appello, per la segreteria Schlein e il mondo che gli orbita attorno: un fallimento a livello politico, ad esempio con Fratelli d’Italia ancora saldamente primo partito e il Movimento 5 Stelle vicino al Pd nel risultato, renderebbe complicata la vita della nuova segretaria.

Ma una risalita della sinistra ad oggi sembra possibile soltanto a due condizioni, l’indebolimento elettorale della maggioranza per cause esterne o imputabili al governo stesso e l’uscita dalla paranoia del fascismo e dal piagnisteo degli intellettuali da parte della sinistra stessa. Oggi la Schlein è ostaggio di chi l’ha portata alla segreteria del partito e se non esce da quella cintura politica e culturale ha poche chances di recupero, mentre Conte aspetta i prossimi passi falsi per cannibalizzare il Pd e il piccolo centro guarda più a destra che al campo largo. Più che ad una opposizione oggi siamo di fronte ad un campo di battaglia tra minoranze.

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Lorenzo Castellani