Elly Schlein porta la sinistra dall'Unità e Gramsci a Vogue e la Ferragni
(Ansa)
Politica

Elly Schlein porta la sinistra dall'Unità e Gramsci a Vogue e la Ferragni

Per una delle prime interviste il neo segretario dem sceglie la rivista simbolo del mondo della moda

Cari Compagni, nuove disposizioni dalla direzione del Partito: l’organo di stampa ufficiale non è più l’Unità, glorioso quotidiano fondato da Antonio Gramsci 99 anni fa. No. E non è nemmeno La Repubblica e neanche La Stampa. Sbagliato. Ora in tutte le sezioni, in tutte le Case del Popolo ancora aperte, in bella mostra all’ingresso deve comparire Vogue.

Ecco la casa della nuova sinistra, della sinistra della neo segretario Elly Schlein, la rivista più patinata di sempre, quella citata da Madonna in una nota canzone, quella che ha ispirato il celebre film: «Il Diavolo veste Prada». Il simbolo dello stile nel mondo, la Bibbia per chi vuole essere alla moda, il simbolo supremo dell’apparenza.

Qui la Schlein si è svelata nel suo essere politico, persona, donna. Dicendo cose che possono spiegarci in maniera finalmente chiara quelle che saranno alcune delle sua battaglia politiche. Prendiamo su tutte la questione del salario minimo. Operai, netturbini, panettieri, minatori ecco la proposta del neo segretario del: 400 euro l’ora. La cifra che versa per 60 minuti di lavoro, ad una sua preziosa collaboratrice o, come l’ha definita la Schlein, un «armocromista» (ammettiamo l’ignoranza di aver conosciuto un termine mai sentito prima d’ora e ci scusiamo se abbiamo passato la nostra vita senza averne uno tutto nostro). Seguono poi foto in posa, abbigliamento curato e tutto quello che serve per un servizio patinato.

Giusto? Sbagliato? Non sta a noi dirlo, anzi. Se per il segretario era giusto presentarsi sulle pagine di una rivista di moda ha di sicuro ragione lei. Sta di fatto però che la distanza dal paese reale, e soprattutto dal popolo della sinistra, aumenta ogni giorno che passa anche con operazioni come questa.

C’era una volta il comunista, l’operaio, la periferia, le lotte sindacali, gli scioperi, luoghi dove si scatenava la rabbia popolare, dove si chiedeva dignità e parità economica e sociale arrivando persino alla follia della lotta armata. C’era una volta il comunista e la sinistra che stava non dalla parte ma in mezzo ai più deboli.

Oggi ci sono i radical-chic, con la casa nel centro delle grandi città, ci sono i comunisti col Rolex, come canta Fedez, passati dal pensiero guida di Karl Marx a quello di Chiara Ferragni. Questo è adesso il comunismo in Italia.

Quanta nostalgia di Peppone, delle Feste dell’Unità con le orchestre di liscio.

Da domani tutti a scuola di armocromia e per il menù, basta salamelle, meglio un hamburger di seitan.

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Andrea Soglio