«Lo sci riapre per non chiudere più»
Gli investimenti in sicurezza e tecnologia, le garanzie del Governo e la guerra a chi semina panico: parla Valeria Ghezzi, numero uno di ANEF che rappresenta i gestori degli impianti di risalita
Se titolo questa intervista 'Lo sci riapre per non chiudere più' va bene o tradisce il pensiero? "E' perfetto. In questi giorni ho visto troppi titoli da panico, troppa angoscia, troppe ipoteche messe su una possibile chiusura che non è agli atti". A rispondere è Valeria Ghezzi, presidentessa agguerrita e anima di ANEF, l'associazione che racchiude l'industria degli impianti a fine, osservatorio privilegiato negli ultimi 18 mesi per raccontare il dramma della montagna e della sua economia, costrette a rinunciare a una stagione (e mezzo) per Covid.
Li chiama "professionisti del panico". La verità è che quei dubbi insinuati mentre nelle stazioni sciistiche si stanno ultimando i preparativi per l'apertura sono stati coltellate dolorose: "Ho ancora per le mani un grande quotidiano col suo titolo sulla grande paura della montagna e su un nuovo inverno senza sci. Sa cosa è successo?"
Cosa?
"Che in poche ore si sono bloccate le prenotazioni perché questo è il momento decisivo, quello in cui la gente sta programmando cosa fare durante le vacanze di Natale. Allora ho chiesto direttamente al ministro Garavaglia"
Cosa le ha risposto?
"Che quel titolo non veniva da lui o dai suoi colleghi. Mi sono resa conto che questa sensazione di panico non è nei palazzi di Roma e quindi rilancio: c'è bisogno di messaggi che puntino sulla necessità di sicurezza ma anche di un po' di ottimismo e fiducia"
Che garanzie avete avuto dal Governo?
"Il ministro Garavaglia ci ha garantito che non è intenzione sua e di tutto il Governo arrivare a una chiusura della stagione dello sci. Ci ha molto rassicurati. Ci ha detto che sarà fatto il possibile perché il settore possa aprire e rimanere aperto in qualsiasi situazione"
Cosa significa?
"Che l'approccio è molto diverso da quello dell'anno scorso"
Vuol dire garanzia di apertura anche in zona gialla?
"Possiamo anche parlare di zona arancione o zona rossa nella misura in cui lo sci è stato riconosciuto come attività che si pratica all'aperto. Basta pensare che su skilift o seggiovie scoperte non ci sarebbe nemmeno bisogno di green pass. Lo sci è un distanziatore per definizione perché a stare troppo vicini si finisce all'ospedale: non per Covid ma perché ci si fa male"
Avete trovato un atteggiamento più aperto e costruttivo rispetto a un anno fa?
"Non c'è nemmeno paragone e questo ci rassicura. La volontà di farci aprire (cosa che sta accadendo in questo week end in alcune località ndr) e di lasciarci aperti è molto importante. Se le condizioni peggioreranno scatteranno alcuni vincoli ma non sulla pratica dello sci. Abbiamo presentato protocolli al Governo con una serie di restrizioni ulteriormente rafforzate in caso di cambio di colore della regione"
Non sopportereste una nuova stagione senza poter aprire?
"Non lo sopporteremmo sia per motivi economici che per ragioni occupazionali. Chi verrebbe mai più a cercare un lavoro stagionale sapendo che è così insicuro? E credo che anche il Governo non potrebbe supportare la montagna un'altra volta come ha fatto in questi mesi, creando un fondo da 800 milioni di euro per superare l'emergenza. Se non aprissimo non servirebbe nemmeno per tenere vivo il settore"
Avete faticato a trovare addetti?
"E' stato un disastro. Reperire personale è stato molto difficile, tanti hanno cambiato lavoro e si sono rivolti all'edilizia che vive una sorta di boom. Ci stiamo arrivando ma gli organici non sono ancora completi"
Riapre lo sci, tornano a vivere le valli
"La stagione invernale rimane la linfa vitale di tutta l'economia della montagna. I numeri dell'estate non bastano, abbiamo bisogno di poter lavorare d'inverno e speriamo che sia la volta buona"
Quanto è costato adattare la montagna ai protocolli di sicurezza e alle nuove tecnologie?
"Sulla manutenzione non c'è stato fatto nessuno sconto, a maggior ragione dopo quello che è successo sul Mottarone. Sono stati fatti investimenti molto importanti sul digitale che alla fine rappresentano anche un anticipo di futuro, nel senso che siamo stati costretti ad accelerare un cambiamento che sarebbe arrivato comunque"
Il controllo del Green Pass?
"E' costato molto, soprattutto nei grandi comprensori dove sono stati studiati sistemi di abbinamento tra certificazioni e biglietti"
Qual è la vostra posizione su un eventuale inasprimento delle restrizioni per i non vaccinati o altre ipotesi che sono sul tavolo del Governo?
"Al Governo abbiamo proposto un protocollo con restrizioni che consentano di aprire anche in zone arancione o rosse. Non abbiamo parlato di G2 o altre cose che non competono alla nostra categoria, semplicemente chiediamo che si percorra ogni strada prima di tornare a parlare, in caso di peggioramento della situazione epidemica, di chiusura degli impianti. Si faccia tutto quello che si può piuttosto che chiudere. Tutto. La distinzione tra vaccinati e non vaccinati è l'ultima ratio, ma deve essere chiaro che la priorità è poter rimanere aperti".
Ecco, appunto. Lo sci riapre per non chiudere più.
Le norme per la riapertura degli impianti
Dopo l'ultima stagione da dimenticare con gli impianti fermi per la pandemia ora la montagna vuole riprendersi lo spazio che si merita offrendo ai turisti un ritorno in grande stile, ma in sicurezza. Sono diversi i segnali incoraggianti come alcune destinazioni che hanno già riaperto cabinovie e seggiovie o lo stanno per fare.
A Cervinia si scia già dal 6 novembre e a fargli compagnia c'è anche il Passo del Presena e Passo Monte Croce, il 20 novembre parte ufficialmente la stagione di Madonna di Campiglio e dal 27 novembre al 4 dicembre la maggior parte delle località saranno pronte ad accogliere gli sciatori e gli amanti della montagna.
Che c'è voglia di sciare lo dimostra il successo dell'iniziativa di Snowit, la prima piattaforma digitale che aggrega tutti i servizi legati agli sport invernali e alle vacanze tra i monti. Il pacchetto all inclusive organizzato per il ponte dell'Immacolata a Les Deux Alps è andato esaurito in sole 48 ore.
Se albergatori, ristoratori, strutture sono pronti a dare il benvenuto ai turisti, bisognerà verificare sul campo la tenuta del protocollo per l'utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici firmato da Federazione italiana sport invernali, Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari), Federfuni Italia, Amsi (Associazione maestri sci italiani) e Colnaz (Collegio nazionale maestri).
Il primo obbligo scontato è il possesso del green pass per tutti gli utenti ad eccezione dei minori di 12 anni. Inoltre è incentivata la vendita online per gli accessi agli impianti e all'interno dell'area sciistica saranno creati dei percorsi che garantiscano il distanziamento interpersonale di almeno 1 metro.
Cabinovie e funivie avranno una capienza massima dell'80% con l'obbligo di indossare la mascherina, necessaria anche sulle seggiovie ma la cui capienza sarà al 100%. I veicoli chiusi (funivie, cabinovie), durante la fase di trasporto dei passeggeri, devono essere aerati mantenendo i finestrini aperti.
Nella fase di discesa a valle, in caso di emergenza (es. eventi atmosferici eccezionali) o al fine di evitare o limitare assembramenti di persone presso le stazioni di monte, è consentito per il tempo strettamente necessario l'utilizzo dei veicoli a pieno carico, sempre nel rispetto d'uso di mascherina a protezione delle vie respiratorie (chirurgica o superiore).
Il protocollo prevede anche una sistematica pulizia e sanificazione degli ambienti e delle aree di contatto, associata a disinfezione dopo la chiusura al pubblico.
Regole chiare per assicurare al massimo la salute dei turisti e degli operatori del settore, ma le prime giornate di sci hanno dimostrato che non sarà facile garantire il distanziamento sociale, soprattutto con le file agli skilift. Preoccupano anche i numeri in aumento dei contagi. Non ci sarà però un nuovo lockdown e questa stagione sembra partire con i migliori auspici.
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